C'è ossigeno su Marte!

Secondo uno studio del California Institute of Technology (Caltech), pubblicato questo mese (ottobre 2018) su "Nature Geoscience", l'ossigeno si trova nell'acqua salata sotto la superficie del pianeta rosso, potrebbe supportare la vita di microorganismi e forme di vita anche più complesse.
Secondo i ricercatori e gran parte della comunità scientifica con questa "scoperta" lo scenario cambia completamente perché aumentano le probabilità che nell'acqua marziana ci siano le condizioni per ospitare microrganismi con un metabolismo basato sull'ossigeno.
Gli scienziati del Caltech autori dello studio, hanno dichiarato: "Anche ai limiti delle incertezze, i nostri risultati suggeriscono che su Marte ci possono essere ambienti in superficie con sufficiente O2 disponibile per far respirare i microbi aerobici”.
La notizia, da prima apparsa solo sulle principali agenzie di stampa, ha poi fatto rapidamente la sua comparsa su giornali e telegiornali.

Le informazioni alla base dello studio erano state già presentate dal team di ricercatori italiani (della sonda europea Mars Express con il radar italiano Marsis) alla rivista Science negli scorsi mesi, La rivista pur pubblicando lo studio, non gli aveva forse dato il giusto risalto che invece la rivista Geoscience ha dato allo studio “fotocopia” del team statunitense del Caltech. Piccole e infantili diatribe tra ricercatori, protezione degli interessi di “bandiera” da parte di Science o cos’altro?

Per come la si giri, la vicenda è abbastanza sintomatica del momento che la “scienza” sta vivendo.

Ad ogni modo la notizia in sé non nulla o poco, di rivoluzionario nonostante invece sia presentata ovunque come tale.

Le evidenze sulla sostenibilità passata e presente della vita su Marte sono note ormai da diversi anni.

Ciò che viene divulgato periodicamente con queste “nuove” scoperte, sono in realtà soltanto dettagli che confermano quanto ormai è già noto in ambito scientifico.
Come scrivevo nel mio post di un paio di settimane fa, e ancor prima nel mio ultimo libro, le evidenze della presenza di forme di vita (non solo elementari) nel passato e nel presente di Marte, sono già conosciute da buona parte della comunità scientifica.

Le notizie di questo tipo che con regolare cadenza sono ormai diffuse, servono soltanto a preparare l'opinione pubblica riguardo l'annuncio, che verosimilmente entro 5-7 anni sarà dato, riguardo il fatto su Marte c'è vita!

Un grande problema se per decenni si è fatto credere all’opinione pubblica di essere soli nell’universo, che la vita sia un evento raro e dunque assai improbabile che si sia ripetuto anche solo nel nostro sistema solare.

Dunque in gioco non c’è soltanto l’idea che Marte ci sia vita o meno, ma è in gioco l’intera sistema d’idee che si basa su convinzioni pseudoscientifiche, come quella dell’unicità della Terra e della vita in essa (ritrattata soltanto dopo la prova incontrovertibile, datata 1995, dell’esistenza di altri pianeti) e del fatto che l’umanità rappresenti qualcosa di speciale (idea fondante di molte religioni).

La lenta preparazione con la pubblicazione quasi cadenzata di studi che reintroducono gradualmente l’idea della vita extraterrestre e della pluralità dei mondi (idea antichissima trattata tra l’altro in modo “moderno” ancorché filosofico addirittura nel 400 a.C. dai greci) serve più che altro a "preservare" l’attendibilità delle autorità scientifiche, soprattutto quelle, che per decenni, hanno sostenuto che Marte fosse un pianeta morto già solo dopo mezzo milione di anni dalla sua formazione.
Si sta sostanzialmente dando tempo ai mestieranti della scienza, affinché gradualmente rivedano pubblicamente le loro posizioni oltranziste, senza che questa inversione di rotta di 180° sia percepita dall'opinione pubblica come una contraddizione, quanto piuttosto come un progresso della conoscenza.
Il punto sta nel fatto che questi pseudo scienziati, ottenebrati dal loro ego, dai loro interessi personali o di categoria, poiché vedevano minacciato il loro ruolo di opinione leader nella divulgazione scientifica da ricercatori indipendenti (e ufologi) che sostenevano ciò che ora si sta palesemente evidenziando sulla vita marziana, hanno sempre denigrato chi, ragionevolmente e con dati alla mano, andava contro l'idea ufficiale e precostituita.

Badate bene, sbaglaire è umano e cambiare idea è sintomo d’intelligenza, ma non lo è farlo a comando e con colpevole ritardo.

Da chi ricopre ruoli importanti come quelli di “guida del sapere scientifico”, ci si aspetterebbe un comportamento di maggiore onestà intellettuale. Ma il problema forse siamo noi, persone comuni che abbiamo aspettative troppo elevate nei confronti di questi signori. Infatti, si tratta pur sempre di uomini e dunque anche chi opera nel settore della scienza, non sfugge alle logiche egoistiche che forse sono proprie dell’essere umano.
Se questa tecnica di preservare la credibilità della categoria è comprensibile sotto un certo punto di vista (ma mai accettabile), ancor più grottesco appare il comportamento dell'opinione pubblica, che invece di valutare le informazioni disponibili per formarsi la propria individuale opinione, continua ad accettare un’idea o un’evidenza solo sulla base della presunta attendibilità di chi la divulga.
Ecco quindi che un'idea (o un'evidenza) bollata fino a qualche tempo fa come folle, diviene improvvisamente reale e scientifica soltanto perché ora a divulgarla sono "autorità" ritenute convenzionalmente "credibili", le stesse autorità che prima ritenevano il tutto assolutamente impossibile e antiscientifico, nonostante le evidenze scientifiche ed oggettive.

Osserveremo quindi nei prossimi anni, le schiere di saputelli illetterati che, confacendosi al nuovo pensiero dominante, si scorderanno di ciò che dicevano prima, non riconsidereranno le loro opinioni sulle persone prima denigrate, ma ricominceranno a denigrare quelli che ancora non avranno cambiato idea a riguardo, così come prima facevano con gli altri quelli di cui ora, improvvisamente, condividono l’idea.

La questione vita su Marte è soltanto un esempio di tante analoghe situazioni che si verificano in altri campi della vita e delle scienze.

Il periodo oscurantista del libero pensiero che stiamo vivendo è anacronistico se pensiamo che grazie alla rete abbiamo la possibilità di accedere ad un numero d’informazioni come mai si è avuto nel passato. Tuttavia le persone continuano a preferire più credere che sapere demandando ciò che devono pensare, dire e di conseguenza, come devono comportarsi, alle volontà di queste “autorità” poco oneste intellettualmente (forse non solo intellettualmente) e molto egoiste.

D’altro canto che la scienza sia “malata” e che siano proprio questi interessi privati e personali, che poco hanno a che fare con la conoscenza ed il progresso, è ormai cosa nota. Una denuncia che è partita negli ultimi tempi dagli stessi membri della comunità scientifica e che è così grave da mettere addirittura in discussione l’oggettività di una buona fetta di “studi scientifici” ufficiali.

Ma tornando nel merito, una buona parte della storia del pianeta Marte è già emersa chiaramente negli ultimi anni. Prenderne coscienza fin da ora (con tutto ciò che ne consegue) o attendere che sia qualche autorità ad ufficializzarla per poi “aderire” comodamente all’idea dominante, è una scelta personale che attiene all’indole o al coraggio di ciascuno di noi.

Stefano Nasetti

Maggiori informazioni nel libro: Il lato oscuro di Marte - dal mito alla colonizzazione.

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