CIA's FILES: dai progetti Gateway, Stargate e Mars Exploration la prova della vita extraterrestre?

(Questo articolo è stato pubblicato anche sulla rivista UFO INTERNATIONAL MAGAZINE nel numero di Giugno 2021)

Nel 1983, la CIA ha commissionato e sepolto per vent’anni, sotto segreto militare, un documento che è tornato a far parlare di sé nel 2021. Il documento descrive una tecnica chiamata Gateway, che è una specie di allenamento per concentrare le onde cerebrali in modo da alterare la coscienza e sfuggire ai vincoli del tempo e dello spazio.

All’epoca, e già da diversi anni la CIA era interessata alla ricerca psichica in generale, comprese teoria e pratica della visione remota (remote viewing), ovvero la capacità di una persona di assistere a eventi reali con il solo potere della mente. I documenti sono stati poi desecretati nei primi anni 2000 e sono ora disponibili. Sebbene possa sembrare una completa follia, gli studi sono stati condotti realmente e con un impiego di tempo e denaro che non possono essere sottovalutati. Lo studio di questa possibilità all’apparenza fantascientifica, ha avuto impieghi in molti settori dell’intelligence e si è composta di diversi progetti tra i quali, degno di nota sotto il profilo ufologico e della ricerca di vita extraterrestre è, senza alcun dubbio, quello denominato “Progetto Stargate”. Della remote viewing si è anche occupata più volte la rivista “Gli Enigmi della Scienza”.

Prima però di addentrarci su questo punto, è necessario  delineare il contesto storico nel quale tutti questi progetti e studi di ricerca scientifica si sono evoluti e sviluppati per poi confluire in un report finale chiamato appunto “The Gateway Process”. L’aspetto interessante di ciò che stiamo per scoprire è che gran parte dei concetti alla base di questi studi sono stati “riscoperti” dalla scienza ufficiale e validati negli ultimi anni, grazie ai progressi ottenuti nel campo delle neuroscienze, il che dovrebbe farci leggere e valutare quanto qui di seguito riportato, con un atteggiamento assolutamente aperto e possibilista.

Nel 1950, Robert Monroe, un produttore radiofonico, dimostra che alcuni pattern sonori hanno effetti distinti su certe capacità umane, tra cui il livello di allerta, di sonno e gli stati di coscienza. Pochi anni più tardi, nel 1956, Monroe fonda un dipartimento dentro la sua azienda di produzione radiofonica, la RAM Enterprises. L’obiettivo è quello di studiare gli effetti del suono sulla coscienza umana. Monroe era ossessionato con dalla ipnopedia, pratica per cui una persona addormentata viene esposta a suoni registrati per migliorare la capacità di memorizzare informazioni. Come detto negli ultimi anni importanti studi hanno confermato e testato sul campo non solo questa realtà, ma hanno addirittura dimostrato la possibilità di dialogare con il cervello in alcune fase del sonno.

Due anni più tardi, nel 1958, mentre fa esperimenti con la ipnopedia, Monroe scopre un fenomeno insolito: lo descrive come una sensazione di paralisi e vibrazione accompagnata da luce intensa. Il fenomeno gli accade nove volte nelle successive sei settimane e culmina con una esperienza extracorporea.

Nel 1962, la RAM Enterprises si trasferisce in Virginia, ribattezzandosi Monroe Industries e affermandosi nell’industria della radio, della televisione e infine nella produzione di audiocassette. Queste ultime contengono gli insegnamenti del programma di ricerca, ribattezzato Monroe Institute. Circa un decennio dopo, nel 1971, Monroe publica “I miei viaggi fuori dal corpo”, un libro che rende popolare il termine “esperienza extracorporea”.

Qualche mese dopo, nel 1972, un documento classificato gira tra l’esercito e l’intelligence americani. Sostiene che l’Unione Sovietica stia investendo soldi nella ricerca sui poteri extrasensoriali (ESP) e sulla psicocinesi, con scopi di spionaggio.

Nel frattempo, nel 1975, Monroe registra il primo di diversi brevetti sulle tecniche audio fatte per stimolare le funzioni cerebrali finché gli emisferi destro e sinistro non si sincronizzano. Monroe chiama lo stato “Hemi-Sync”, e sostiene che possa alterare la coscienza.

Forse non casualmente, nello stesso anno 1975, la CIA finanzia e da il via al progetto Stargate.

Dal 1978 al 1984, il veterano Joseph McMoneagle contribuisce a 450 missioni di visione remota con il progetto Stargate.

Il 9 giugno 1983, la CIA produce il documento "Analysis and Assessment of The Gateway Process," una panoramica scientifica sulla coscienza umana, la sua espansione e altri stati di alterazione della mente. I risultati di questo e di altri progetti come lo quello chiamato “Stargate” rimangono secretati per oltre vent’anni.

Solo nel 2003, la CIA approva la desecretazione del documento sul Gateway e solo quindi anni più tardi, nel 2017 desecreta altre 12 milioni di pagine di documenti che rivelano dettagli prima sconosciuti sul programma, che è poi diventerà noto come progetto Stargate.

(Quanto segue è un estratto direttamente dal mio libro “Il lato oscuro di Marte dal Mito alla Colonizzazione”, edito nel 2018)

“… Tra questi, uno fa riferimento ad una passata civiltà marziana, i cui resti sarebbero evidenti ancora oggi sulla superficie del pianeta rosso.

Il documento in questione, rimasto segreto per 32 anni, è composto di 9 pagine ed è intitolato “Mars Exploration”. Si tratta del resoconto di un esperimento di Remote Viewer fatto dalla CIA il 22 maggio del 1984.

La cosiddetta “Visione Remota” (Remote Viewing) è la pratica paranormale che consentirebbe di visualizzare immagini di un luogo o un obiettivo distante o invisibile, usando la percezione extrasensoriale.

Secondo la scienza ufficiale, non vi è alcuna prova certa che esista la visione a distanza o che questa sia una facoltà che l’essere umano possiede. Infatti, dal punto di vista scientifico ufficiale, la Remote Viewing non possiede i requisiti di verificabilità, per la mancanza di controlli e ripetibilità. L’argomento Remote Viewing, oggetto di numerosi studi nel corso dei decenni passati, è tutt’oggi relegato alla branca della pseudoscienza.

Eppure, da quanto emerso attraverso la pubblicazione di documenti riguardanti alcuni progetti top secret della Difesa Americana, la CIA e il Pentagono diedero vita nel 1975, al “Progetto Stargate”, con lo scopo di utilizzare la Remote Viewing, e più in generale le capacità extrasensoriali, per avere informazioni su obiettivi militari nemici, sovietici in particolare.

Il programma, costato oltre venti milioni di dollari, rimase operativo per più di venti anni. Solo nel 1995, terminata la “guerra fredda”, il programma fu chiuso, ufficialmente a causa di risultati non soddisfacenti. Già allora trapelò qualche informazione riguardo l’esistenza di questo programma segreto, senza che però alcun documento fosse reso pubblico.

Tuttavia sembra paradossale, eppure ciò è certificato da documenti ufficiali, che gli Stati Uniti abbiano gettato via venti milioni di dollari in un progetto simile, se veramente i risultati si dimostrarono così inconcludenti. Poi verrebbe da chiedersi: com’è possibile che ci siano voluti vent’anni per capire che l’esperimento non aveva basi scientifiche concrete? E se invece l’esperimento avesse fornito qualche risultato oggettivo? Potrebbe essere questa la risposta alle domande precedenti?

È nell’ambito del Progetto Stargate che, a quanto risulta dal documento sopra citato, la CIA utilizzò questa “tecnica” per capire di più su Marte. È bene ricordare che nel 1984, l’idea ormai consolidata nel mondo scientifico era, almeno ufficialmente, quella di Marte inabitabile e inospitale alla vita fin dall’inizio della sua storia. Sebbene le sonde Viking, e ancor prima le Mariner, avessero inviato foto di formazioni geologiche bizzarre (come quella della piana di Cydonia), queste erano state interpretate senza alcun dubbio (stando sempre alle dichiarazioni pubbliche) come assolutamente di origine naturale. Perché dunque, eseguire un esperimento di Remote Viewing per l’esplorazione di Marte? Che cosa stavano cercando? Perché fare ricerche di questo tipo nell’area di Cydonia? Se la Remote Viewing era un qualcosa di sperimentale, per verificarne l’attendibilità sarebbero dovuti essere svolti esperimenti in cui le affermazioni dei “sensitivi” dovevano poter essere verificate, chiedendo di “visualizzare” quindi luoghi e informazioni conosciute dall’intelligence.

Dai documenti pubblicati, risulta che tale tipi di esperimento sono effettivamente stati condotti. Perché dunque, utilizzare questa tecnica per “esplorare” Marte? Già nel 1984, la CIA era in grado di verificare l’attendibilità delle informazioni riguardo la presenza di resti di civiltà sul pianeta rosso? Oppure la CIA, verificato un certo grado di attendibilità della Remote Viewing in esperimenti precedenti, ha provato ad utilizzarla per sapere di più su Marte? È la prova che la CIA crede all’esistenza passata di una qualche forma di civiltà sul pianeta rosso? E infine, se la Remote Viewing non era attendibile, allora perché continuare a mantenere segreti questi documenti per ulteriori trent’anni dalla fine del progetto? …”

(E ancora, sempre da un estratto dal mio libro “Il lato oscuro di Marte dal Mito alla Colonizzazione”, edito nel 2018)

“… Ciò che si può leggere nel documento che riporta i risultati dell’esperimento, è qualcosa d’incredibile se messo a confronto con quanto visto in questo e negli altri capitoli precedenti.

Come riportato nelle nove pagine del documento (ancora disponibile sul sito della CIA), durante i quasi 50 minuti di durata dell’esperimento, il “sensitivo” intervistato, invitato a visualizzare specifiche aree di Marte in un tempo risalente a circa un milione di anni prima di Cristo, descrisse diffuse strutture piramidali, strutture sotterranee e lunghi cunicoli, “ombre” di persone dall’aspetto simile al nostro ma più alti e magri, tempeste di sabbia, edifici nei quali “dormire” o “ibernarsi” in attesa di lasciare il pianeta a causa di un problema geologico, ma anche strade, canali, e blocchi di pietra squadrati, obelischi e monoliti.

Sebbene le strutture geologiche di forma piramidale fossero già state fotografate dalle sonde Viking, soltanto negli ultimi quindici anni, siamo venuti a conoscenza dell’esistenza su Marte di tunnel di lava; abbiamo scoperto la costante presenza di tempeste di sabbia; è stato ipotizzato che sul pianeta sia successo un evento catastrofico globale; sono stati fotografati dai rover e dagli orbiter massi monolitici, blocchi con angoli di novanta gradi con lati perfettamente levigati, siti apparentemente megalitici e quelli che appaiono essere obelischi (ne sono stati fotografati sia su Marte, sia su Phobos).

Alla luce di ciò, appare certamente una “curiosa coincidenza” scoprire che almeno venticinque anni prima, nel 1984, qualcuno avesse immaginato tutto questo, magari semplicemente usando la fantasia, nell’ambito di uno specifico progetto finanziato dalla CIA. Non si può che domandarsi ancora, la Remote Viewing è veramente solo una fantasia?

Sono stati pubblicati sul Journal of Scientific Exploration, i risultati di alcuni esperimenti di Remote Viewing effettuati nell’ambito del Progetto Stargate, dai quali risulta che gli esperimenti non furono così “fallimentari” come dichiarato in sede di chiusura del progetto....”

Ci sono milioni di pagine che contengono dettagli o indizi importanti sulla realtà UFO, continuare ad indagare è doveroso per tutti quelli che non vogliono credere ma vogliono conoscere.

Stefano Nasetti

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