Corte Costituzionale: Una sentenza che non cambia nulla!
Corte costituzionale: una sentenza che non cambia nulla
Il 30 novembre 2022 si è riunita la Corte Costituzionale chiamata a pronunciarsi su alcuni aspetti riguardanti la legge che ha imposto “l’obbligo vaccinale” (sulla parola “obbligo” si potrebbe discutere”) al personale medico e ad altre categorie di lavorative.
In una larghissima fetta di popolazione, l’attesa per questo pronunciamento era altissima. Lo era per quella larga parte di popolazione che durante tutta la farsa pandemica ha condiviso, sostenuto, adottato di buon grado e imposto con ogni mezzo, anche ricorrendo alle minacce, alla violenza verbale e (in molti casi anche fisica) tutti i provvedimenti dei due Governi che si sono susseguiti, provvedimenti, è sempre bene ricordare e non dimenticare, tutti limitativi delle libertà personali e dei diritti fondamentali dell’essere umano. Lo era anche la maggioranza di quella parte di popolazione che invece quei provvedimenti ha combattuto con tutti i mezzi possibili, sempre cercando rimanere nell’alveo della civiltà e della giustizia, con coerenza nel rispetto dei diritti umani fondamentali. In quest’ultima parte di popolazione, solo una minoranza si è detta fin da subito indifferente al pronunciamento della Corte Costituzionale, indipendentemente da cosa questa Istituzione avrebbe deciso, sia dichiarandosi favorevole ai provvedimenti Governativi, come sperava la popolazione che è stata filogovernativa in questi anni, sia contraria, come invece sperava la parte di popolazione avversa ai Governi.
La sentenza del 30 novembre 2022 è davvero uno spartiacque come ritenuto da tutti quelli che, in un senso o nell’altro, l’attendevano, oppure, non cambia assolutamente nulla come sostenevano e sostiene questa minoranza di persone?
Sebbene nel comunicato stampa diramato dalla Corte Costituzionale (le motivazioni della sentenza saranno rese pubbliche soltanto tra diverse settimane), a seguito dell’udienza del 30 novembre scorso, la Corte non abbia scritto esplicitamente di essere favorevole ai provvedimenti governativi, (trincerandosi dietro la doppia negazione di ritenere l’obbligo di puntura disposto dal Governo Draghi, non sproporzionato di fronte al pericolo pandemico), ed evitando di pronunciarsi riguardo “l’obbligo vaccinale” imposto anche al personale medico non a contatto con i pazienti (vedi ad esempio gli psicologi, i veterinari, ecc. alcuni dei quali incontravano i propri pazienti, come gli psicologi, solo via web), la sentenza è stata letta dai mass media come la legittimazione dell’operato dei Governi in questi anni. Ma è davvero così?
Abbiamo detto che solo una piccola parte di popolazione non attendeva questo pronunciamento che, invece, sembrava avere una rilevanza notevole non solo sotto il profilo della valutazione politica dell’azione dei Governi, ma anche sotto un aspetto giuridico ai fini di una legittimazione della democrazia in Italia, ma perché?
La risposta a entrambe le domande ha un’origine comune che attiene, come ancora una volta c’è da rilevare, al grado di cultura e conoscenza delle persone. Non parlo di titoli di studio perché, come dico spesso, il titolo di studio non è sinonimo di cultura, la cultura non è sinonimo d’intelligenza …
Cominciamo a vedere la risposta all’ultima domanda. La piccola fetta di popolazione che non attendeva questa sentenza, non l’ha fatto per il semplice motivo che fa parte di quella parte di popolazione più consapevole dello stato delle cose e del periodo storico che stiamo vivendo. Queste persone infatti, sapevano bene che la Corte Costituzionale è un organo la cui formazione risente pesantemente delle influenze politiche, e che negli ultimi trent’anni il relativismo proprio dell’ideologia progressista che ha permeato ormai ogni aspetto della società civile e politica, sia nelle forze di maggioranza di questi anni, sia in quello delle opposizioni, si è impadronito anche di un organo in teoria chiamato a far rispettare diritti definiti, sia nell’ordinamento giuridico italiano e internazionale, sia nella Costituzione stessa, come inderogabili e inalienabili e quindi assoluti.
Scrivevo già anni fa:
“[...] Tali Governi hanno dato origine alle leggi e alle riforme già citate, sulla cui costituzionalità è stata chiamata a pronunciarsi, in alcune occasioni, la Corte Costituzionale (composta da quindici membri), costituita oltre che dai cinque membri nominati dai Presidenti della Repubblica, anche da cinque membri nominati dal Parlamento riunito in seduta comune (dunque dalla maggioranza politica parlamentare, anche se allargata) che li sosteneva. Il rimanente terzo dei membri della Corte Costituzionale era (ed è) eletto dalle supreme magistrature ordinaria e amministrativa, magistrature che, come abbiamo visto, non erano (e forse non sono ancora oggi) del tutto politicamente indipendenti (vedi il Caso Palamara), ma affini (almeno in parte) a ideologie relativiste e progressiste [...]” (brano tratto dal libro Fact Checking – la realtà dei fatti la forza delle idee – pag. 191).
Perché aspettarsi allora in questo caso, un pronunciamento di stampo realmente garantista e palesemente contrario a quel relativismo divenuto pensiero unico? Non c’èra un solo motivo per aspettarsi ciò, e questo infatti, puntualmente non è avvenuto.
Chi si aspettava una sentenza contraria all’operato dei Governi, aveva, nel migliore dei casi, la memoria corta. Non si ricordava che ultimi vent’anni, il Presidente della Repubblica, per definizione “il garante della Costituzione” (anch’esso, come quasi tutti i suoi predecessori negli ultimi vent’anni, di area progressista) aveva avallato, sottoscritto e promulgato e, in alcuni casi, addirittura anticipatamente auspicato, l’emanazione di tali provvedimenti. Dimenticava che nessuna forza politica si era mai opposta a provvedimenti di dubbia costituzionalità, perché tutti lesivi di libertà fondamentali di una parte della popolazione, quali ad esempio (faccio solo esempi di più facile comprensione), la legge sul negazionismo (che lede palesemente la libertà di pensiero ed espressione), e ancor prima la legge che ha introdotto il reato di opinione in Italia (quella cioè riguardante la possibilità di esposizione negli stadi, di striscioni se “non preventivamente autorizzati” dalla questura), quella riguardante la cosiddetta “tessera del tifoso”, vero e proprio lasciapassare per poter circolare liberamente sul territorio e antesignana dell’ormai famigerato “Green pass”. Che dire ancora, ad esempio della schedatura di massa in atto da quasi un decennio ormai, adottata attraverso diversi stratagemmi, della legge riguardante l’autorizzazione allo spionaggio di Stato attraverso l’attività di hackeraggio e la sorveglianza di massa con le intercettazioni e la conservazione pluriennale di tutti i dati raccolti, adottata attraverso tutti i dispositivi mobili e non solo, della famigerata legge Lorenzin, ecc. … La lista sarebbe molto lunga e riguarda solo le leggi palesemente lesive delle libertà fondamentali pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale fino al 2020 e mai revocate.
Chi si aspettava un cambio di direzione in ragione del “nuovo” Governo ora in carica, dimenticava che nessuna forza politica al Governo o all’opposizione tra il 2003 e il 2017 ha impugnato il pronunciamento della Corte Costituzionale che nel 2013 ha dichiarato incostituzionale la legge elettorale Calderoli (nota come “porcellum”).
“[...] Con tale legge vengono eletti deputati e senatori di ben tre legislature, quella del 2006, del 2008 e del 2013. Durante tali legislature, deputati e senatori emanano leggi importanti e riformano vari aspetti della vita sociale italiana.
Le riforme della scuola del 2008 (Legge 169/2008 e successive – “riforma Gelmini”) operata dal Governo di centrodestra, quella del 2015 (Legge 107/2015 – riforma “Buona Scuola”) del 2016 (decreti delegati chiamati della “Buona Scuola Bis”) dei Governi progressisti, le riforme delle pensioni con le Leggi Sacconi (Governo centrodestra) e Legge Fornero del 2011 (legge 214/2011) operata da Governi a maggioranza progressista, le riforme del lavoro, tra il 2015 e il 2016, con il “Job Act” dei Governi Renzi e Gentiloni (Governi progressisti), le citate leggi sul negazionismo del 2016, quelle sulla legalizzazione de Trojan di Stato (tra il 2017 e 2019) e la Legge Lorenzin sull’obbligo vaccinale (2017), tutte approvate da Governi a maggioranza progressista, sono soltanto alcuni esempi delle norme emanate, che hanno cambiato la vita di oltre sessanta milioni di cittadini italiani.
I Governi hanno poi sottoscritto importanti trattati internazionali, come quello di Lisbona del 2007 (che sancisce la personalità giuridica dell’Unione Europea e, conseguentemente, l’obbligo e le modalità con cui gli Stati membri devono rinunciare gradualmente alla propria sovranità a favore dell’Unione Europea), quello di Velsen del 2007 (che istituisce una forza di polizia europea sovrannazionale), quello di Bruxelles del 2012 (che ha istituito il Meccanismo Europeo di Stabilita MES).
Le maggioranze parlamentari di queste tre legislature, sono intervenute per ben due volte sulla Costituzione, operando nuove riforme elettorali, quella del 2015 e del 2017.
Le stesse legislature hanno poi eletto ben tre Presidenti della Repubblica, tutti di estrazione progressista: Giorgio Napolitano (Partito democratico) per due volte, nel 2006 e nel 2013, e Sergio Mattarella (ex Ulivo e Partito Democratico) nel 2015.
A loro volta i due Presidenti hanno compiuto diversi e importanti atti nell’ambito dello svolgimento delle loro funzioni.
Giorgio Napolitano durante il suo duplice mandato, ha nominato ben sei senatori a vita, quattro giudici della Corte costituzionale e conferito mandato a cinque Governi (Prodi, Berlusconi IV, Monti, Letta, Renzi).
Sergio Mattarella ha invece nominato (fino a Aprile 2021) un solo senatore a vita, due giudici della Corte Costituzionale e conferito mandato a tre Governi (Gentiloni, Conte I, Conte II e Draghi).
È opportuno sottolineare che, a parte una breve parentesi del Governo Berlusconi IV (8 Maggio 2008 – 16 Novembre 2011) tutti gli altri Governi sono stati appoggiati sempre da maggioranze progressiste, prevalentemente di centrosinistra [...] “(brano tratto dal libro Fact Checking – la realtà dei fatti la forza delle idee – pag. 191).
“[...] Ciò costituisce un elemento molto importante al fine di determinare la reale democraticità del nostro Paese, poiché il premio di maggioranza previsto dalla legge Calderoli, aveva, di fatto, modificato gli equilibri politici in Parlamento, per ben tre legislature, modificando la reale rappresentatività della volontà popolare all’interno di Camera e Senato e quindi dell’organismo esecutivo che ne è espressione a maggioranza, cioè il Governo.
Dal punto di vista della rappresentatività della volontà popolare quindi, ogni atto che è stato prodotto a partire dalla XV legislatura in avanti, tutti i provvedimenti normativi (leggi, decreti, regolamenti, ecc.), le nomine di Presidenti e giudici, la stipula e la ratifica dei trattati internazionali, non possono essere quindi considerati atti democratici, giacché potenzialmente non rappresentativi della volontà popolare [...]”(brano tratto dal libro Fact Checking – la realtà dei fatti la forza delle idee – pag. 192).
“[...] La sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale ha infatti dichiarato incostituzionale la legge Calderoli, poiché illegittima in almeno tre punti. Dal punto di vista giuridico, cosa comporta l’illegittimità di un atto? [...]” (brano tratto dal libro Fact Checking – la realtà dei fatti la forza delle idee – pag. 192-193).
“[...] Se, come disposto dall’ordinamento giuridico Italiano (che si conforma a quello internazionale), tutti gli atti consequenziali a quello annullato sono affetti da illegittimità derivata (e dunque annullabili), viene da chiedersi: perché, visto che ogni legge, riforma, nomina e trattato internazionale stipulato degli ultimi vent’anni non ha mai ricevuto un consenso unanime da maggioranza e opposizione (ma al contrario è stato spesso oggetto di forti critiche e polemiche, durate anche mesi), gli oppositori dei vari provvedimenti, alla luce della dichiarata illegittimità della legge Calderoli, non hanno presentato alcuna istanza di annullamento di questi atti illegittimi?
Perché le opposizioni, che in Parlamento non erano riuscite a impedire l’emanazione di questi provvedimenti, considerati a torto o a ragione sbagliati, non hanno sfruttato l’occasione che la sentenza di illegittimità della Corte Costituzionale aveva emanato nei confronti della Legge Calderoli, per far annullare i provvedimenti afflitti da illegittimità derivata a cui si erano dichiarati all’epoca pubblicamente contrari? [...]” (brano tratto dal libro Fact Checking – la realtà dei fatti la forza delle idee – pag. 193-194).
Questo a riprova che, così già come accaduto più volte in passato, aspettarsi un cambio di direzione innescato dai pronunciamenti della Corte così come da qualsivoglia altro soggetto politico e istituzionale, era pura utopia. Il relativismo che ormai permea la società italiana è che ha causato il disastro economico, politico e sociale che oggi comincia ad emergere anche agli occhi dei più distratti, sta operando ormai indisturbato da quasi tre decenni e non sarà certo alcun membro o soggetto dello status quo a fermarlo. La democrazia in Italia è soltanto una mera illusione che viene tenuta in piedi, grazie all’indispensabile e prezioso contributo della propaganda attuata da tutti i mezzi di (dis)informazione di massa mainstream, per far digerire meglio i provvedimenti autoritari che si stanno ormai susseguendo da decenni!.
Nel caso specifico i 15 membri della Corte Costituzionale che lo scorso 30 novembre 2020, si sono espressi sui provvedimenti governativi, erano tutti provenienti palesemente (o quasi) da aree progressiste e/o eletti da soggetti (Parlamento, magistratura e Presidente della Repubblica) palesemente attigui a quell’area di pensiero. A questi signori che ritengono, come tutti i progressisti, che il fine giustifichi i mezzi, la gran parte della popolazione ha affidato ingenuamente le speranze di veder ripristinato il corretto ordine gerarchico tra diritto e interesse o meglio, tra diritti umani fondamentali e (presunti) interessi collettivi, tra diritto internazionale e diritto nazionale, tra disposizione costituzionale e legge ordinaria dello Stato, e tutto è andato com’era pienamente prevedile o, ancor meglio, scontato. La sentenza della Corte Costituzionale è una pronuncia di tipo politico che nulla ha a che fare con il diritto e quanto disposto e previsto nella Costituzione Italiana e dall’ordinamento internazionale (europeo e non).
Nulla di nuovo e nulla d’inaspettato quindi. E allora? Perché tanto clamore attorno a questo pronunciamento? Al di la di tutte le evidenze sopra esposte che rappresentano dei fatti concreti e inconfutabili ma che qualcuno si potrebbe ostinare a considerare semplice opinione, la sentenza ha effetti concreti sul presente e sul futuro?
La risposta è ancora una volta NO! Oltre a ricordare che le sentenze della Corte Costituzionale non “passano in giudicato” (come si dice in gergo legale), cioè possono essere appellate e riproposte e quindi in futuro cambiate, vanno tenute a mente due cose.
- Le pronunce della Corte Costituzionale non sono vincolanti per i giudici ordinari che possono eventualmente disattendere la pronuncia della Corte se (come in questo caso) la si volesse considerare favorevole a un provvedimento governativo, quando sono palesemente in contrasto con una norma internazionale, pienamente sottoscritta, ratificata e recepita dall’ordinamento italiano (“I trattamenti sanitari obbligatori” sono espressamente vietati da diversi trattati internazionali e la firma del consenso informato “estorto” mediante minacce e ricatto costituisce un reato anche per l’ordinamento italiano) disattendendola (ci sono diversi pronunciamenti della Corte Costituzionale stessa emessi nel corso di tutta la storia repubblicana in tal senso).
- La Corte si è espressa, al momento in modo tra l’altro molto ambiguo nel comunicato stampa come già spiegato e in attesa delle motivazioni della sentenza, riguardo una parte del decreto-legge 44/2021, la maggioranza dei cui effetti è già decaduta (ne restano i danni procurati ai cittadini che non hanno rispettato le disposizioni del conclamato nuovo regime).
Se è vero che continuando a fare leva sulla scarsa conoscenza e cultura della popolazione, i politici in futuro potrebbero propagandare questa sentenza come un precedente a cui guardare per prossimi provvedimenti limitativi delle libertà personali, in nome di nuove (o vecchie) pretestuose dichiarazioni di emergenza a tutela di altrettanto presunti interessi individuali, in realtà le sentenze della Corte Costituzionale non creano precedenti giuridici, per quanto già sopra detto.
Se la sentenza non cambia nulla nei fatti, forse potrebbe essere servita a qualcosa: a far capire a la maggioranza della popolazione che la attendeva, che la “Repubblica Italiana” è morta già da un pezzo, la democrazia (o quella parvenza di democrazia) che solo apparentemente abbiamo avuto fino alla fine dello scorso millennio non esiste più!
L’Italia è ormai un Paese socialmente morto perché la sua anima, la sua carta costituzionale, è ormai stata del tutto disattesa, vilipesa, stracciata, cancellata dall’azione coordinata nel corso degli ultimi decenni, di organizzazione di stampo eversivo (per definizione stessa del codice penale italiano) che, disponendo le loro pedine in ogni settore della vita politica economica e sociale, hanno instaurato un nuovo corso politico per la popolazione italica, non più fondato sul riconoscimento e sulla garanzia dei diritti umani fondamentali, ma sulla tutela degli interessi di gruppi di persone più o meno numerosi, trasformando la “Repubblica Italiana” da Stato democratico in Stato oligarchico italiano. Se questa non significa, nei fatti, sovversione …
La Repubblica Italiana è un cadavere putrescente che ormai comincia a puzzare. Chissà se la sentenza della Corte Costituzionale avrà finalmente "liberato" il naso di qualcuno. Chissà se la maggioranza di chi vive ancora guardando con fiducia verso Istituzioni, la sentirà o se ancora dovrà attendere che i vermi che ancora oggi si cibano di ciò che rimane della carcassa del nostro Paese, arrivino a bussare alla porta delle loro case ….
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