Gli Ufo in epoca romana

Siamo spesso abituati ad ascoltare da chi non ritiene possibile il contatto extraterrestre e falso il fenomeno ufo in generale, che tutto questo è frutto di suggestioni moderne e nulla più.

Già in un articolo precedente ho illustrato come esistano casi documentati già centocinquanta anni fa, ancor prima del volo dei fratelli Wright.

In quest’articolo voglio ora proporre alcuni passi di testi di epoca romana in cui si parla di eventi che oggi noi definiremmo avvistamenti di Ufo. Questo dovrebbe essere sufficiente una volta per tutte, quantomeno a tacitare la superficiale, qualunquistica e forviante obiezione che viene diffusa dai saccenti conservatori delle idee tradizionali.

“[…] Lo storico romano di origine ebraica Giuseppe Flavio nel suo scritto “Guerra Giudaica”, opera pubblicata nel 75 d.C. in greco ellenistico, racconta la storia di Israele dalla conquista di Gerusalemme da parte di Antioco IV Epifane (164 a.C.) alla fine della prima guerra giudaica 74 d.C. L’opera è considerata una fonte storica attendibilissima dalla scienza accademica. In questo scritto Giuseppe Flavio racconta un evento che lui stesso definisce “incredibile”. Flavio scrive (Tratto dal libro VI – eventi precedenti la caduta di Gerusalemme): “Non molti giorni dopo la festa, il ventuno del mese di Artemisio, apparve una visione miracolosa cui si stenterebbe a prestar fede; e in realtà, io credo che ciò che sto per raccontare potrebbe apparire una favola, se non avesse da una parte il sostegno dei testimoni oculari, dall'altra la conferma delle sventure che seguirono.

Prima che il sole tramontasse, si videro in cielo su tutta la regione carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città.

Inoltre, alla festa che si chiama la Pentecoste, i sacerdoti che erano entrati di notte nel tempio interno per celebrarvi i soliti riti, riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: Da questo luogo noi ce ne andiamo.”

Cosa ha descritto Flavio?

Sebbene come detto Giuseppe Flavio sia considerato uno storico attendibile, il passo sopra citato è molto noto e allo stesso tempo, molto controverso. Spesso viene liquidato dagli scettici dell’argomento ufologico, come un’allucinazione che lo storico, insieme ad altri testimoni, ebbe in quei giorni. Ma mi chiedo, è davvero così?

In epoca romana, lo storico del IV secolo d.C. Giulio Ossequente, nel libro il "Prodigiorum Liber" (la versione oggi conosciuta è stata stampata per la prima volta a Venezia da Aldo Manuzio nel 1508, un'edizione ricavata da un manoscritto rinvenuto e copiato in Francia e andato perduto), raccolse e riportò la descrizione di una serie di insoliti eventi avvenuti nei cieli di Roma e nei suoi domini, definiti appunto ”prodigia”, in epoca romana. I fatti narrati sono tutti tratti dalla storia narrata da Tito Livio. Ne riporto alcune che ritengo più significativi.

Nel 171 a.C. “Nel consolato di Lucio Postumio Albino e di Marco Popilio Lenate, in Lanuvio (località nei pressi di Roma) fu veduta in cielo, una grandissima armata navale

Nel 91 a.C. “Nel consolato di Gaio Valerio e di Marco Erennio, a Bolsena (località nei pressi dell’omonimo lago del Lazio) una luce diffusa fu vista all’alba splendere nel cielo; essendosi concentrata in un sol punto, la luce assunse un aspetto bruno come il ferro; il cielo fu visto aprirsi e nell’apertura di quello apparvero dei vortici di fiamma che si avviluppavano insieme”.

Nel 89 d.C. “Nel territorio di Spoleto un globo di fuoco di colore dorato cadde a terra ruotando su se stesso. Quindi sembrò aumentare di dimensioni, ed elevandosi da terra ascese verso il cielo, dove oscurò il disco del sole con il suo splendore. Si allontanò poi verso il quadrante orientale del firmamento".

Nel 98 d.C. "Quando C. Mario e L. Valerio erano consoli, a Tarquini, da luoghi diversi fu vista cadere improvvisamente dal cielo una cosa simile ad una torcia fiammeggiante. Al tramonto un oggetto volante circolare, simile per forma ad un ardente clypeus (scudo dei legionari romani) fu visto attraversare il cielo da ovest ad est".

Queste dettagliate descrizioni di oggetti metallici che giungono fino a terra per poi risalire verso il cielo, non sembrano per nulla riconducibili a fenomeni atmosferici e neanche compatibili con la caduta di fulmini meteore o cose simili. Dunque cosa erano? Tutte allucinazioni?

Nella primavera del 312 a.C., Costantino invase l’Italia e dopo aver sconfitto le truppe romane nella battaglia di Torino e quindi nella battaglia di Verona, si diresse verso Roma tramite la via Flaminia, per accamparsi sulla riva destra del fiume Tevere a poca distanza dal ponte Milvio. Secondo le cronache storiche ufficiali, Costantino era deciso a sconfiggere Massenzio, allora imperatore, e a prendere Roma. Tuttavia si racconta come una volta arrivato nei pressi della città, si fosse preoccupato nel costatare che Massenzio disponeva di un esercito numericamente più forte del suo. Massenzio aveva infatti, verosimilmente a disposizione, secondo gli storici più attendibili, oltre 100.000 soldati tra fanti e cavalieri, mentre Costantino soltanto 40.000. Nei giorni che precedettero la battaglia (28 ottobre 312 a.C.), si racconta (dallo scrittore cristiano Lattanzio, precettore dei figli di Costantino, nell’opera “De mortibus persecutorum”, scritta poco dopo i fatti) che la notte prima della battaglia, Costantino avrebbe ricevuto in sogno l'ordine di mettere sullo scudo dei propri soldati, un segnale celeste divino. L'episodio è raccontato anche nell’opera “Vita di Costantino”, scritta dal vescovo Eusebio di Cesarea, stretto collaboratore di Costantino dal 325.

Secondo questa versione, i fatti si svolsero in pieno giorno ed in presenza di numerosi testimoni. Poco dopo mezzogiorno, Costantino ed il suo esercito assistettero ad un evento celeste prodigioso: l'apparizione di un incrocio di luci sopra il sole accompagnate dalla scritta “In hoc signo vinces” (dal latino "con questo segno vincerai”, in realtà sembra che la scritta fosse in lingua greca). Costantino avrebbe dunque chiamato dei sacerdoti cristiani per essere istruito su una religione, il cui contenuto non gli era ancora noto e impose alle sue truppe di apporre sui vessilli e sugli scudi il simbolo cristiano del Chi-rho, detto anche monogramma di Cristo, formato dalle lettere XP sovrapposte.

Nonostante le forze numeriche in campo non giocassero dalla sua parte, Costantino vinse la Battaglia di Ponte Milvio, diventando imperatore di Roma ed istituendo il cristianesimo come religione di Stato.

Cosa vide veramente Costantino? Se l’evento non si fosse verificato, Costantino avrebbe vinto lo stesso la battaglia pur disponendo di un esercito notevolmente più esiguo rispetto a quello di Massenzio? In ogni caso, cosa sarebbe stato della religione cristiana? Questo episodio può essere considerato come la prova di un’ingerenza nella storia umana, da parte di entità extraterrestri, atto a indirizzarne il procedere in una determinata direzione, sovvertendo l’ordine apparente delle cose? Interessante suggestione. […]” (Brano tratto dal libro Il lato oscuro della Luna

Molte altre sono le evidenze sul fenomeno Ufo nel passato fino ai tempi d’oggi. Continuare ad ignorarle è una scelta personale, così come lo è quello di continuare a credere cecamente nelle affermazioni delle autorità scientifiche e non sul fenomeno.

Stefano Nasetti

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