Il pianeta X non è necessario (forse)
Si torna a parlare nuovamente del pianeta X. Negli scorsi anni sono stati pubblicati diversi studi, ad opera di differenti atenei europei e statunitensi, che evidenziavano la presenza di anomalie orbitali nei pianeti del nostro sistema solare. I ricercatori, dati alla mano, avevano proposto modelli matematici per spiegare queste anomalie dovute, secondo la loro ipotesi, alla presenza di uno o più grandi corpi celesti oltre l’orbita di Nettuno.
Nello scorso decennio si è scoperto che oltre l’orbita di Nettuno, si trova la fascia di Kuiper, che è costituita da piccoli corpi, rimasti dalla formazione del sistema solare. Nettuno e gli altri pianeti giganti, con la loro gravità, influenzano gli oggetti nella fascia di Kuiper e oltre, collettivamente noti come oggetti trans nettuniani (TNO), che orbitano il Sole su percorsi quasi circolari in quasi tutti i piani orbitali.
Tuttavia, gli astronomi hanno scoperto alcuni misteriosi “fuori linea”, oggetti, circa una trentina, con orbite molto ellittiche e che condividono tra loro lo stesso orientamento spaziale. Questa scoperta, non potendo essere spiegata dai vecchi modelli del sistema solare a otto pianeti (più Plutone inizialmente considerato il 9° pianeta per poi essere declassato a pianeta nano), ha fatto ipotizzare la presenza del pianeta X, poi “confermata” da successivi studi.
In questi studi s’ipotizzava la presenza di un grande corpo celeste, il pianeta X appunto. Con un’orbita molto ellittica durerebbe addirittura tra i 10.000 e i 20.000 anni e una massa 10 volta a quella della Terra, successivi studi avevano addirittura concluso che questo pianeta, sebbene non ancora visivamente scoperto, sia addirittura il responsabile “dell’inclinazione” del Sole.
Questi studi hanno riscosso molti consensi all’interno della comunità scientifica, al punto che la maggioranza degli astronomi considera la presenza di questo pianeta ormai scontata e la sua scoperta visiva pressoché una questione di tempo.
Ma come spesso accade, finché non si ha certezza, nulla può essere dato per scontato.
Secondo un recente studio proposto dai ricercatori dell’Università di Cambridge e dall’università americana di Beirut, e pubblicato su The Astronomical Journal, le anomalie orbitali potrebbero avere una spiegazione differente, spiegazione che non richiederebbe necessariamente la presenza di un corpo gigantesco come il pianeta X.
La spiegazione alternativa si basa sull’ipotesi che al posto del pianeta X ci sia invece un disco composto da piccoli corpi ghiacciati con una massa complessiva fino a dieci volte quella della Terra. Nel nuovo studio, la forza gravitazionale combinata di questi piccoli oggetti in orbita attorno al Sole nella fascia oltre Nettuno, combinate con un modello semplificato del sistema solare, può spiegare l’insolita architettura orbitale esibita da alcuni oggetti alle estremità esterne del sistema solare.
Questa nuova teoria, anch’essa al pari dei precedenti studi che sotto intendevano la presenza del pianeta X, riesce quindi ad ottenere i medesimi risultati, dal punto di vista matematico. Dopo essere balzato alle cronache ormai decenni or sono, con la pubblicazione delle teorie dello scrittore azero Zacharia Sitchin (che aveva tratto informazioni dell’esistenza di un decimo pianeta, chiamato Nibiru in alcuni miti sumero-accadici), il Pianeta X sembrava ormai, sebbene con molte differenze, aver travalicato il limite della mitologia o della fantascienza, per fare il suo ingresso nella scienza ufficiale.
Gli studi ufficiali degli ultimi anni sembravano sul punto di confermare l’esistenza di un altro importante pianeta nel nostro sistema solare, un membro avente caratteristiche (l’orbita fortemente ellittica e le notevoli dimensioni) che richiamavano i racconti sumeri.
Il nuovo studio quindi rimette, di fatto, in discussione l’esistenza di questo famigerato pianeta.
Il nuovo studio infatti, al pari di tutti quelli che hanno supposto la presenza del pianeta X, non ha né maggiore né minore valenza degli studi precedenti.
Allora, il pianeta X esiste o no?
La comunità scientifica torna a dividersi sul tema ma, siccome come diceva Galileo Galilei: ”Le verità scientifiche non si decidono a maggioranza”, al momento e in attesa di nuovi dati, tutte le ipotesi rimangono quindi sul tavolo.