InSight è giunta su Marte con un “equipaggio speciale”
Il 26 novembre 2018, alle 20:54 ora italiana, la sonda InSight è ammartata.
InSight è il 15/o veicolo a toccare il suolo marziano a partire dal 1971, quando sul pianeta rosso si era posato il sovietico Mars 2, distrutto durante la discesa. Non sono mancati i fallimenti delle missioni precedenti, se consideriamo che solo 7 missioni su 16 sono state pienamente operative. L’ultimo fallimento risale a poco più di due anni fa. Il Lander Schiaparelli dell’ESA, si schiantò sulla superficie del pianeta rosso a causa del malfunzionamento di un software. Oggi sono al lavoro su Marte altri due veicoli, entrambi della Nasa: Curiosity, che era arrivato nel 2012, e Opportunity, del 2004. Molti di più sono quelli ancora operativi se consideriamo anche gli orbiter:
- Mars Odissey in orbita intorno a Marte dal 24 ottobre 2001, era stata inviata con l’obiettivo di trovare tracce di acqua sul Pianeta Rosso. In questo momento è usato come ripetitore tra Opportunity e la Terra;
- Mars Reconnaissance Orbiter (MRO): lanciato il 12 agosto 2005 ed entrato in orbita il 10 marzo del 2006. Sta tuttora analizzando il pianeta alla ricerca di un luogo idoneo all’atterraggio per missioni future. Attraverso le sue immagini ad altissima risoluzione e a una strumentazione d’avanguardia (almeno all’epoca del lancio), aveva ed ha ancora, l’obiettivo di analizzare la geologia e l’atmosfera del pianeta. Grazie alle immagini di MRO era stata scoperta sul suolo marziano già dal 2017, la presenza di rivoli d’acqua stagionale, scoperta annunciata ufficialmente dalla Nasa solo nel settembre 2016.
- MAVEN (Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN): la missione ha come obiettivo lo studio del clima di Marte. Orbita intorno al pianeta dal 22 settembre 2014.
- Mars Express: missione dell’ESA lanciata il 2 giugno ed entrata nell’orbita di Marte il 25 dicembre 2003. Era composta dal modulo Mars Express Orbiter (ancora in funzione), che ha mostrato per la prima volta e con dettagli inaspettati la Valles Marineris, e dal lander Beagle 2 (non più operativo), scomparso fino al 16 gennaio 2015 (trovato poi da MRO).
- Orbiter Mission Mars: prima missione marziana indiana. La sonda chiamata anche Mangalyaan (veicolo marziano in sanscrito) è arrivata sul pianeta rosso il 24 settembre del 2014.
- ExoMars: missione dell’Esa, composta dall’omonimo orbiter (ancora operativo) che ha il compito di studiare l’atmosfera Marziana, e dallo sfortunato lander Schiaparelli.
In somma, InSight è in buona compagnia e dopo aver viaggiato assieme a due minisatelliti Cubesat MarCO A e B (acronimo di MARs Cube One, che hanno avuto il compito di trasmettere i primi segnali di InSight dal suolo di Marte) avrà il compito di esplorare il sottosuolo marziano.
Rob Grover, responsabile della fase Edl (entrata, discesa e atterraggio) di InSight, aveva spiegato così la scelta del sito di ammartaggio, nella regione Elysium Planitia: "Questa regione vulcanica, in prossimità dell'equatore, sembra essere ancora geologicamente attiva e rappresenta il luogo ideale per studiare il mantello e il sottosuolo marziano”.
Come si evince facilmente da questa dichiarazione, infatti, Marte non è più considerato un pianeta morto.
La missione InSight non sarebbe neanche stata progettata se i dati delle precedenti missioni, sia quelle ancora attive, sia quelle ormai terminate, non avessero stravolto completamente l’idea trentennale che la comunità scientifica si era fatta di Marte, sulla base delle poche immagini e dati raccolti dalle missioni Mariner e Viking degli anni ’70.
Fino a qualche anno fa infatti, l’idea prevalente di un Marte freddo, arido, inospitale alla vita, geologicamente morto era ormai considerata una certezza. Le missioni che sono state progettate dalla metà degli anni ’90 fino ai primi del nuovo millennio, avevano lo scopo di cercare conferme a questa idea.
I dati raccolti però non solo non hanno confermato questa idea, ma l’hanno addirittura smentita completamente.
Scoperte sensazionali si sono avute senza soluzione di continuità:
- La presenza di depositi di acqua in quasi ogni angolo di Marte;
- la presenza stagionale di acqua liquida (anche se in quantità limitata);
- la scoperta che in alcuni luoghi l’acqua è salata;
- la scoperta di segni di attività geologica recente;
- l’ammissione da parte della Nasa di aver forse involontariamente distrutto le evidenze di vita marziana durante gli esperimenti condotti nel 1977 dalle sonde Viking;
- le immagini micro e macroscopiche raccolte da Curiosity che hanno confermato la probabile presenza di microorganismi in un passato anche più recente di quanto si pensasse (presenza confermata dalle tracce presenti anche nei meteoriti marziani giunti sulla Terra);
- la scoperta nel suolo di sostanze essenziali alla formazione e al sostentamento della vita;
- la scoperta di vasti tunnel lavici nei quali la vita potrebbe ancora prosperare così come accade in luoghi simili sulla Terra;
- gli innumerevoli studi che hanno confermato la presenza di vasti oceani non più circoscritti nei primi 700-800 milioni di anni dalla formazione del pianeta ma addirittura a “soli” 200.000 anni fa;
- la scoperta di un campo magnetico ancora presente sebbene molto tenue;
- la scoperta di “metano” nell’atmosfera;
- le immagini di strutture geologiche “atipiche”.
Tutte queste evidenze hanno aperto scenari inimmaginabili solo vent’anni fa, obbligando a ridiscutere l’idea che l’uomo aveva di Marte, del suo passato e del suo futuro.
Nell’ultimo decennio, infatti, anche i privati (come Space X di Elon Musk e MarsOne di Bas Lansdorp) hanno iniziato a sviluppare progetti per colonizzare Marte.
Sì, perché scoprire che il pianeta presente caratteristiche tali da poter consentire ancora (con i dovuti accorgimenti) il sostentamento della vita è un qualcosa di veramente rivoluzionario.
Ma in attesa che qualcuno di questi progetti possa veramente venire alla luce e consentire così all’uomo di calcare le sabbie di Marte, si continuano a cercare conferme alla nuova idea di un Marte ancora vivo. Si sa, scardinare delle idee decennali è difficile, soprattutto in ambito scientifico dove, nonostante ci si dovrebbe basare sull’evidenza dei dati, troppi sono gli interessi, di lobby e gruppi di potere ma anche semplicemente personali, che sottintendono le logiche di gestione della scienza, del suo sapere e della divulgazione presso il pubblico.
InSight proverà a fornire altre conferme e, come dice il suo nome (letteralmente “guardare dentro”) avvalendosi di un sismografo e di una sonda, misurerà la temperatura fino alla profondità di cinque metri, rivelando così se all'interno del pianeta rosso esista ancora una forma di calore.
Se l’ipotesi fosse confermata, si potrebbe dedurre che l’acqua salata scoperta nel luglio 2018 sotto i ghiacci del polo sud Marziano, potrebbe essere addirittura più calda di quanto si pensi, aggiungendo così un nuovo tassello alle probabilità di trovare forme di vita marziane.
Mentre si cercano segni di vita marziana, e in attesa che l’uomo arrivi fisicamente sul pianeta rosso, InSight ha virtualmente portato la prima colonia umana su Marte.
Una colonia molto numerosa, composta di 2.429.807 persone di tutto il mondo (gli italiani sono 75.093, l’Italia è il sesto Paese più rappresentato dopo Stati Uniti, Cina, India, Regno Unito e Turchia) che, aderendo ad una campagna di divulgazione scientifica della Nasa, hanno potuto scrivere il proprio nome su due chip di silicio di appena 8mm montati su InSight.
Dopo un viaggio di quasi sei mesi e di quasi 100.000.000 di km, all’ammartaggio di InSight del 26 novembre 2018, simbolicamente una parte di queste persone, rappresentato dal loro nome, è giunta per la prima volta su un altro pianeta e lì vi rimarrà forse per sempre.
Un’idea romantica ma anche di forte impatto mediatico. Chissà se un giorno qualcuno, ritrovando InSight su Marte, riuscirà a recuperare il chip e vedere i nomi scritti sopra. Chissà se questi nomi sono stati davvero i primi nomi propri di forme di vita intelligenti a essere presenti su Marte. Chissà se sono stati i primi nomi di esseri umani a giungere sul pianeta rosso. Chissà se saranno gli ultimi.
Le prossime missioni Mars2020 della Nasa ed Exomars2020 dell’Esa forse potranno rispondere a queste domande. Nel frattempo ogni possibilità resta sul tavolo….
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