L’anello del terminatore degli esopianeti potrebbe ospitare la vita aliena: pianeti abitabili in aumento?

Da decenni si cerca di stimare il numero di mondi in cui, in teoria e secondo la nostra concezione di “vita”, potrebbe essersi sviluppata vita extraterrestre, forse anche intelligente. Nel corso degli ultimi ottant’anni, le stime sono notevolmente cambiate. Le nuove scoperte scientifiche riguardanti le condizioni minime essenziali alla presenza e allo sviluppo di forme di vita sono notevolmente cambiate. Abbiamo scoperto vita sulla Terra in luoghi e in condizioni impensabili solo qualche anno prima. Al contempo la costruzione di nuovi e più potenti strumenti di osservazione astronomica, uniti allo sviluppo di nuove metodologie di ricerca, ha consentito agli astronomi di scoprire un numero sempre crescente di esopianeti (fino al 1995 non si aveva alcuna certezza della loro esistenza), di analizzarne le caratteristiche in modo sempre più preciso e accurato. Sono 5357 attualmente (maggio 2023) gli  esopianeti  scoperti, molti dei quali di tipo roccioso. Un gran numero di essi orbita attorno ad una stella simile al nostro Sole, a una distanza e a una velocità orbitale ritenute sufficienti per ipotizzare la presenza di un’atmosfera simile alla nostra e a garantire la presenza di acqua allo stato liquido. Ancor più sono i pianeti con le medesime caratteristiche che orbitano attorno a stelle più piccole e fredde, rispetto al nostro Sole, le cosiddette nane rosse.

 Chi segue questo blog sa molto bene di cosa sto parlando e di come, i pianeti che orbitano attorno a questo tipo di stelle (due volte più numerose di quelle simili al sole) siano particolarmente interessanti per la ricerca di forme di  vita extraterrestre  anche di tipo intelligente. Sempre nell’ultimo decennio, abbiamo compreso che la ricerca di forme di vita extraterrestre non va circoscritta ai soli pianeti extrasolari, ma va necessariamente estesa anche alle varie lune degli stessi oltre a quelle dei pianeti del nostro sistema solare.

Date tutte queste rilevanti scoperte e considerazioni, il numero dei luoghi potenzialmente adatti alla vita è cresciuto esponenzialmente e, inevitabilmente, è anche cominciata a cambiare la narrativa con cui autorità scientifiche, Governi e agenzie governative approcciano alla realtà extraterrestre, al punto che se fino a solo un decennio fa ancora chi parlava di vita extraterrestre intelligente era guardato con scherno, oggi avviene quasi il contrario: negare la possibilità dell’esistenza di vita extraterrestre è ormai, giustamente, considerato un pensiero limitato e limitante dell’intelligenza della persona che esprime questa idea.

Se, in attesa di un annuncio ufficiale che ne dichiari ufficialmente e definitivamente l’esistenza, la vita extraterrestre è ormai data quasi per scontata (molti scienziati hanno dichiarato che, tutto considerato, sarebbe una sorpresa scoprire che siamo soli nell’universo) le possibilità di trovare la vita aliena aumentano di giorno in giorno. Infatti, come già accaduto in passato, continuano ad aumentare i luoghi dove cercarla.

Nuovi studi, infatti, hanno costretto gli astrobiologi, gli astronomi e gli astrofisici a includere nell’ormai ampio elenco dei luoghi potenzialmente abitabili, mondi inizialmente, e forse frettolosamente, esclusi da questo elenco.

Non tutti i pianeti hanno caratteristiche di rivoluzione e rotazione simili alla nostra. La continua osservazione e scoperta di esopianeti, infatti, ha fatto emergere una caratteristica molto comune tra gli esopianeti, specie tra quelli che orbitano attorno alle nane rosse. La maggioranza di essi ha una rotazione sincrona rispetto alla stella di riferimento, cioè il tempo che impiegano a ruotare attorno alla propria stessa (il movimento di rivoluzione, che per noi corrisponde all’anno) è identico a quello impiegato per compiere un giro sul proprio asse (movimento di rotazione che determina la durata del giorno). Con quali conseguenze? I pianeti che hanno questa caratteristica, hanno una faccia costantemente rivolta verso la propria stella, e quindi perennemente alla luce, e l’altra rivolta verso l’esterno, cioè perennemente al buio. Ciò determina condizioni ambientali molto diverse da un lato all’altro del pianeta. Nel lato perennemente rivolto verso la stella, le temperature sarebbero molto elevate, al punto da far ipotizzare l’assenza di acqua allo stato liquido e dunque l’assenza di vita in superficie, mentre, sull’altro lato le temperature sarebbero bassissime al punto da non rendere possibile la presenza di vite, almeno in forme complesse in superficie.

La rotazione sincrona non è una caratteristica esclusiva degli esopianeti. Anche la nostra Luna ha una rotazione sincrona con la Terra, ma non con il Sole e questo e quindi, a differenza degli esopianeti, ciò gli permette di avere periodicamente illuminata dal Sole l’intera superficie, anche se noi vediamo solo e sempre la stessa faccia del nostro satellite.

Date queste caratteristiche, ogni qual volta gli astronomi s’imbattevano in un pianeta con queste caratteristiche, lo inserivano nella lista dei mondi non abitabili.

Un nuovo studio, pubblicato nel mese di marzo 2023 sulla rivista The Astrophisical Journal, suggerisce che questi pianeti rocciosi invece, potrebbero ospitare vita lungo l’anello del terminatore, ossia la linea di demarcazione – per loro fissa – tra il lato diurno e il lato notturno.

Ricostruendo il clima di questi esopianeti grazie ad alcuni innovativi modelli, gli astronomi dell’Università della California hanno scoperto che queste zone costantemente crepuscolari, sarebbero caratterizzate da una temperatura adeguatamente mite per ospitare vita: una via di mezzo tra il troppo caldo della loro faccia esposta a giorno e il troppo freddo della faccia notturna.

La modellazione è stata realizzata grazie a un software utilizzato per modellare il clima del nostro pianeta, ma con alcuni aggiustamenti tra cui il rallentamento della rotazione planetaria.

I risultati della ricerca sono rilevanti in quanto allargherebbero ulteriormente il numero degli esopianeti su cui cercare vita per due motivi principali.

Il primo è di natura quantitativa: i corpi rocciosi con la stessa faccia rivolta alla loro stella sono, infatti, molto comuni intorno alle nane rosse, stelle poco più deboli del nostro Sole, stelle che, come già detto, che costituiscono circa il 70% degli astri del cosmo.

 Il secondo è, invece, di natura sostanziale: la potenziale abitabilità lungo una regione limitata e fissa, l’anello del terminatore appunto, fa sì che questi esopianeti possano essere limitati dal punto di vista idrico. Una novità molto rilevante, perché finora gli astronomi a caccia di vita si sono concentrati soprattutto sugli esopianeti coperti di oceani. Nel caso di esopianeti dalla faccia diurna fissa, una copertura globale di acqua sarebbe al contrario controproducente: l’acqua rivolta verso la stella, secondo i ricercatori, probabilmente evaporerebbe per le alte temperature e coprirebbe l’intero pianeta con uno spesso strato di vapore.

Aver identificato solo nell’anello di terminazione la regione dove questi esopianeti potrebbero ospitare vita, rivoluziona anche i modi con cui gli astronomi ne ricercano i segni: le biofirme non saranno, infatti, presenti in tutta l’atmosfera del pianeta ma esclusivamente in alcune regioni specifiche.

Ancora una volta, con il passare del tempo, ci stiamo avvicinando sempre più alla risposta definitiva alla domanda che, almeno nell’era moderna, l’uomo si pone: siamo soli nell’universo? Già oggi rispondere “sì” sarebbe non voler vedere la realtà, nascondendosi dietro a preconcetti e idee medioevali, negando ogni logica oggettiva. In attesa dell’annuncio ufficiale, non manca poi molto, è bene preparasi adeguatamente all’accettazione di una realtà che cambierà per sempre la visione che la specie umana ha di se stessa e del rapporto che essa ha con l’universo.

Stefano Nasetti

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