La Cina sul lato oscuro della Luna

La Cina sul lato oscuro della Luna, là dove nessuno mai è giunto prima (almeno ufficialmente).

Dopo decenni di disinteresse generale, la Luna sembra essere tornata di moda.

La corsa al nostro satellite si aprì ufficialmente nel settembre 1959, quando la sonda sovietica Luna 2 si posò sul suolo lunare. La precedente missione sovietica, Luna 1, mancò il bersaglio. Luna 2 fu invece un successo. Era la prima volta per un veicolo umano, anche se l’atterraggio fu tutt’altro che morbido. La sonda era sprovvista di un sistema di atterraggio o propulsione e dunque impattò violentemente al suolo.

Il successo sovietico fu ripetuto un mese più tardi, con la missione Luna 3 che raggiunse e fotografò, per la prima volta nella storia, la faccia opposta della Luna, quasi totalmente invisibile dalla Terra e per questo spesso noto come “il lato oscuro della Luna”. Grazie alle foto inviate dalla macchina, furono creati i primi atlanti della nuova regione lunare seguita da molti fallimenti.

In piena corsa allo spazio, la Luna era l’obiettivo principale e irrinunciabile anche per gli Stati Uniti. Nel 1958 l’ente spaziale americano lanciò le sonde Pioneer, seguite dalle Ranger, collezionando una lunga serie d’insuccessi. Ci vollero diversi anni per eguagliare i successi sovietici. Solo fra il 1964 e il 1965, infatti, le missioni Ranger cominciarono a inviare a Terra le prime foto della Luna vista da vicino, prima di impattare contro il suolo lunare.

La metà degli anni '60 segnò una svolta positiva anche per l'Urss, che aggiunsero un nuovo primato alla loro collezione di successi spaziali. Nel febbraio 1966, la missione sovietica Luna 9 fu la prima a compiere con successo l’atterraggio morbido sulla Luna.

Lo stesso obiettivo fu raggiunto qualche mese più tardi (nel maggio dello stesso anno) dagli Usa con la missione con il Surveyor 1. Fu questo l’anno in cui le due superpotenze ebbero consapevolezza di avere raggiunto un pari livello tecnologico.

Quello della Surveyor fu anche il primo di una lunga serie di successi che aprì, di fatto, la strada allo storico allunaggio dell'Apollo 11, la missione che il 20 luglio 1969 ha portato i primi uomini sulla Luna. Nelle cinque missioni Apollo che l'hanno seguita (di cui una fallita, l’Apollo 13), 12 uomini hanno camminato sul suolo lunare e sono stati riportati a Terra numerosi campioni del suolo lunare, studiati in tutto il mondo ancora oggi.

Il fiore all'occhiello del programma sovietico restarono invece le missioni Luna 16, che nel 1970 riportò a Terra i primi campioni di suolo lunare (altro primato sovietico), e Luna 17, che rilasciò il rover Lunokhod 1 sul suolo lunare. All’Unione sovietica spettò anche il primato di chiudere, il 9 agosto 1976, la storia degli allunaggi, con la missione sovietica Luna 24.

Dei motivi, più o meno misteriosi che portarono all’improvviso e inspiegabile disinteresse verso il nostro satellite, ho già parlato in articoli precedenti. Così come rimane ancora ufficialmente molto strana la collaborazione tra USA e URSS del 1975, con la missione Apollo-Sojuz in piena guerra fredda.

Per quasi quarant’anni la Luna fu abbandonata. Le missioni di esplorazione si concentrarono su altri obiettivi come l’esplorazione di Marte (soprattutto con le missioni americano Mariner e Viking, anche se ai sovietici spetta ancora una volta il primato di aver fatto giungere il primo veicolo umano sul pianeta rosso) e del nostro sistema solare con le missioni Voyager.

Negli ultimi cinque anni però, la Luna torna a essere un obiettivo interessante come lo era stato alla fine degli anni '50, per quasi 18 anni. Oggi interessa soprattutto i Paesi che si affacciano allo spazio, come Cina e India, ma è tornata ad essere considerata un punto interessante anche per Usa e Russia oltre che per l’Europa.

Nel dicembre del 2013 la sonda spaziale Chang'e-3 (preceduta dalla sonda orbitale Chang’e 1 del 2007, e Chang’e 2 del 2010) si è posata sulla Luna, facendo così diventare la Cina, la terza nazione a riuscire nell'allunaggio, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica. L'arrivo della sonda cinese Chang'e 3 sulla Luna ha rotto 37 anni di silenzio. Era, infatti, dal 1976 che un veicolo spaziale non si posava sulla superficie lunare e finora a raggiungere quest’obiettivo erano stati solo Unione Sovietica e Stati Uniti.

Nel 2013 la Cina è entrata in scena in grande stile, non limitandosi al semplice allunaggio ma facendo sbarcare dalla sonda Chang’e 3 (dal nome di una dea della Luna cinese), un piccolo rover (chiamato Yutu, come il coniglio che nella mitologia cinese accompagna la dea Chang'e nel viaggio verso la Luna) che per tre mesi ha esplorato il suolo lunare.

I dati e le immagini fornite dalle sonde cinesi hanno fatto molto discutere. Da alcune di esse si evincerebbe la presenza di strutture insolite che alcuni sostengono essere artificiali.

Negli anni successivi anche Unione Europea, India e Giappone sono riusciti con successo a far atterrare i propri rover, sulla faccia visibile della Luna e, mentre Stati Uniti Russia ed Europa, si stanno concentrando sulla creazione di una stazione spaziale in orbita cislunare e, in seguito alla creazione di basi permanenti sulla Luna, lo sfruttamento minerario della Luna ha allettato molte compagnie private.

Come spesso accade, mentre gli altri parlano e discutono, altri agiscono.

Incoraggiata dai successi della Chang’e 3, il prossimo 8 dicembre 2018 la Cina si prepara a lanciare l’ambiziosa missione Chang’e 4, con l’obiettivo ma riuscito ad alcuno, di far atterrare un lander sul lato nascosto della Luna.

Già annunciato come obiettivo raggiungibile entro il 2020, la Cina è addirittura in anticipo nei tempi previsti. Un inedito nelle missioni spaziali e che dimostra con quale e quanta rapidità ed efficienza la Cina si sta affacciando nel panorama internazionale anche nel settore aerospaziale. Il programma lunare cinese è infatti partito solo 2004.

Anche in questo caso, il lander ospiterà a bordo un rover, che esplorerà l’emisfero più misterioso del nostro satellite.

Dal momento che allunerà dal lato opposto, la Luna bloccherà il contatto radio diretto tra il controllo missione sulla Terra, il lander Chang'e 4 e il rover, il collegamento è stato affidato ad un micro satellite chiamato Queqiao, già lanciato nei giorni scorsi, che si posizionerà nel punto di equilibrio gravitazionale Terra-Luna, chiamato Punto di Lagrange 2 a circa 65.000 chilometri al di là della Luna stessa.

Il lander Chang'e-4 atterrerà nel cratere Von Kármán, la struttura d’impatto più grande, profonda e antica della Luna; all'interno del bacino del Polo Sud-Aitken. Probabilmente formato da un gigantesco impatto di un asteroide, il bacino è di circa 2500 chilometri di diametro e 12 chilometri di profondità. Secondo i geologi cinesi, l'impatto potrebbe aver portato in superficie il materiale dal manto superiore della Luna, uno scenario che i dati di uno spettrometro che misura lo spettro visibile e quello vicino all'infrarosso potrebbero essere in grado di verificare. Lo spettrometro a bordo della sonda cinese esplorerà anche la composizione geochimica del terreno del “lato oscuro della Luna”, che si ritiene differisca dal suolo del lato a noi rivolto a causa degli stessi processi che hanno prodotto la differenza nello spessore della crosta.

Infine, il radar del rover, simile a quello a bordo della precedente missione Chang'e-3, fornirà un altro sguardo fino a circa 100 metri sotto la superficie, sondando la profondità della regolite e cercando strutture sottosuperficiali. Combinare i dati del radar con le immagini di superficie raccolte dalle telecamere montate sul lander e sul rover, potrebbe far avanzare la comprensione degli scienziati del processo che ha portato i due emisferi Lunari, ad essere così diversi.

Esplorando il “lato oscuro della Luna” si apre anche "una finestra completamente nuova per la radioastronomia", ha affermato Ping Jinsong, un radioastronomo dell'Osservatorio astronomico nazionale cinese dell'Accademia delle Scienze (NAOC) di Pechino. Infatti, sulla Terra, e persino nello spazio vicino alla Terra, l'interferenza naturale e umana ostacola le osservazioni radio a bassa frequenza. La Luna invece blocca questo rumore terrestre. La missione sul lato nascosto della Luna dispone quindi di un trio di ricevitori a bassa frequenza: uno sul lander, uno (di fabbricazione olandese) sul rover e un terzo sul micro satellite Queqiao in un'orbita lunare (il contatto con un secondo micro satellite che trasporta un quarto ricevitore è andato perso).

I ricevitori potranno così ascoltare senza interferenze le raffiche di radiazioni solari, i segnali delle aurore su altri pianeti e i deboli segnali delle nubi primordiali di gas idrogeno che si sono formate nelle prime stelle dell'universo.

Oltre ai citati strumenti per lo studio della geologia lunare la sonda porterà anche un contenitore di 3 kg in lega di alluminio pieno di semi e insetti.

Zhang Yuanxun, capo progettista di una parte del Progetto Chang’e-4 ha detto al Chongqing Morning Post: “A bordo della sonda vi saranno patate, semi di arabidopsis  uova di bachi da seta. Le uova si schiuderanno dando vita ai bachi da seta che produrranno anidride carbonica, mentre le patate e i semi emetteranno ossigeno attraverso la fotosintesi. Insieme potranno creare un semplice ecosistema sul nostro satellite naturale”.

Una telecamera in miniatura ne mostrerà l’eventuale crescita. Se l’esperimento avrà successo non sarà comunque la prima volta che una pianta terreste crescerà nello spazio. Ormai sono decine le piante messe a cultura sulla Sazione Spaziale Internazionale. Il prima anche in questo campo spetta però sempre ai sovietici. Nel 1982, l'equipaggio della stazione spaziale sovietica Salyut 7 hanno coltivato con successo alcune Arabidopsis, diventando così le prime piante a fiorire e produrre semi nello spazio. Le piante hanno prosperato per 40 giorni.

L'ambizioso programma lunare della Cina continuerà poi il prossimo anno con Chang'e-5. Questa missione recupererà fino a 2 chilogrammi di terriccio e roccia lunare dall'Oceanus Procellarum, una vasta pianura lunare sul lato visibile della Luna, non toccata da precedenti allunaggi, originatasi, secondo i geologi, da uno dei più giovani flussi vulcanici della Luna.

Cosa scopriranno le missioni cinesi questa volta?

La Luna è il programma spaziale più strategico varato dalla Cina, ma nel frattempo si sta lavorando anche per la costruzione di una stazione spaziale (già sono stati sperimentati i moduli abitati Tyangong) e in prospettiva per arrivare su Marte. Per questo ultimo obiettivo Pechino sta collaborando anche con Mosca.

Il rinnovato interesse internazionale verso la Luna è certamente motivato da interessi economici (quali quello dello sfruttamento delle risorse energetiche lunari come l’Elio 3), da motivi strategici legati all’esplorazione di altri corpi celesti del nostro sistema solare (come lo sbarco dell’uomo su Marte) ma anche da motivazioni scientifiche. La lune da sempre ci affascina e forse ci nasconde sopra e sotto la sua superficie, sul “lato oscuro” in particolar modo, importanti informazioni riguardanti la nostra storia e quella del nostro pianeta.

Stefano Nasetti

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