La NASA sta preparando le religioni del mondo all'esistenza degli alieni?

La notizia potrebbe apparire fantasiosa se non fosse che proviene direttamente dal Senato degli Stati Uniti.

Nel 2017, il senatore del Wyoming, Jeff Flake durante il dibattito in aula in merito alle spese del bilancio Federale del 2017, deliberate dal Congresso negli anni passati e che dovevano essere nuovamente finanziate, ha pubblicato un documento che delineava 50 esempi di ciò che riteneva essere delle "spese dispendiose" e dunque inutili.

Il documento si chiamava "Wastebook: PORKémon Go", un play off del popolare gioco chiamato Pokemon. L'idea del Senatore Flake era quella di mettere in risalto l’utilizzo (a suo modo di vedere) inutile di denaro pubblico a favore di progetti assurdi o totalmente inutili a discapito di fondi che sarebbe stato meglio (sempre secondo l’opinione del senatore statunitense) destinare alla spesa per l’estensione gratuita a tutti del servizio sanitario nazionale. I programmi nei quali gli Stati Uniti riversano annualmente milioni di dollari dei contribuenti finanziando progetti sono veramente moltissimi. Questi progetti, aveva fatto notare il senatore Flake, presi singolarmente appaiono quasi ininfluenti sul budget di spesa del governo statunitense, ma se considerati nella loro totalità il loro costo si somma e va a formare un debito mostruoso. L’osservazione del senatore Flake non era del tutto estemporanea. Da lì a pochi giorni infatti, il debito pubblico americano avrebbe raggiunto i 20 trilioni di dollari.

Tra i progetti inutili o quantomeno bizzarri elencati da Flake, figuravano ad esempio, quello per la costruzione dello "Spaceport to Nowhere" (per la modica cifra di $ 80,4 milioni) uno spazioporto da costruire in Alaska, dal quale far partire o atterrare turisti spaziali, nonostante non esistessero neppure i progetti per la costruzione di veicoli che avrebbero dovuto poi utilizzarlo.

Un altro riguardava la realizzazione dell’ "Hologram Comedy Club" (costo $ 1,7 milioni) per la costruzione di un palco virtuale olografico sul quale proiettare le performance di attori e cominci. Tra i vari progetti assurdi già finanziati in passato ce ne erano di veramente di folli e assolutamente incredibili se non fosse che tutto è documentato dal bilancio statale, e andavano da quello per determinare per quanto tempo un "pesce può correre su un tapis roulant" (studio costato appena  1,5 milioni di dollari), ad un altro che riguardava il tentativo di far imparare ai computer il comportamento umano programmandoli in modo che guardassero senza sosta "Desperate Housewives" (costo $ 460.000).

Uno su tutti  però, ha attratto l’attenzione degli appassionati di ufologia. Si è infatti scoperto che la NASA dal 2014 aveva in corso un progetto (finanziato a più riprese) e costato nel corso del tempo già 1.110.000 dollari, per preparare le religioni del mondo alla scoperta della vita extraterrestre.

Il senatore Flake in aula aveva dichiarato: "Un progetto della NASA da 1 milione di dollari sta preparando le religioni del mondo per la possibile scoperta di forme di vita extraterrestri - 1 milione di dollari per preparare le religioni del mondo alla possibile scoperta di forme di vita extraterrestri. Dobbiamo spenderlo, davvero?  Un punto cruciale per i partecipanti è stata la definizione di cosa sia la vita: Gran parte della discussione si è incentrata sulla domanda: Cos'è la vita?. Si scopre che la vita è notoriamente difficile da definire, hanno concluso” ha esclamato Flake con sarcasmo e ironia.

Nel giugno del 2020, il portale The Black Vault dell’ufologo John Greenwald ha presentato richieste FOIA per ottenere tutta la documentazione relativa a questa ricerca.

Solo un mese più tardi, la NASA ha fornito una serie di documenti, oggi pubblicati dallo stesso sito The Black Vault, dai quali emerge che la sovvenzione della NASA di 1,1 milioni di dollari ha finanziato 6 borse di studio all'anno presso CTI per due anni in 2015-16 e 2016-17. Il progetto Nasa ha ottenuto un  ulteriore di 1,7 milioni di dollari dalla John Templeton Foundation, che ha finanziato altre 6 borse di studio all'anno per due anni e una borsa di studio aggiuntiva nel secondo anno, 2016-17. Insomma, questo progetto NASA è costato complessivamente 2,8 milioni di dollari!

Una cifra considerevole se si considera che l’argomento vita extraterrestre era, ancora in quegli anni, un qualcosa che l’agenzia statunitense trattava pubblicamente come un fatto improbabile o addirittura inverosimile. Ma qual è stato più precisamente l’argomento dello studio? Quanto affermato dal senatore Flake era corretto? Cosa era interessata a comprendere la NASA? Qual è stata il risultato della ricerca?

Durante il primo anno (2015-2016), la ricerca è stata condotta da un team internazionale di studiosi di scienze umane in teologia, etica, filosofia, antropologia e letteratura attraverso una serie di simposi tenuti presso la Princeton University, nel New Jersey. Questi studiosi, a loro volta, hanno condotto una rigorosa indagine interdisciplinare attraverso le pertinenti scienze umanistiche in cui ciascuno dei partecipanti era specializzato.

Il risultato dell’attività svolta nel primo anno si è concretizzata con la creazione di una comitato di 40 eminenti e promettenti studiosi di Studi umanistici, che hanno poi lavorato per comprendere in che modo le scoperte scientifiche, in particola modo quelle astrobiologiche, incidono sotto l’aspetto sociale e umanistico.

Nel secondo anno, 2016-2017 i ricercatori hanno sfruttato il lavoro del primo anno concentrandosi però su tre aree di ricerca principali: la protezione planetaria e le questioni riguardanti la tutela dei valori umani, la conoscenza scientifica e il suo livello di comprensione nella società e, infine, le implicazioni teologiche delle scoperte scientifiche.

La conferenza conclusiva dell'inchiesta sulle implicazioni sociali dell'astrobiologia, (2015-2017), si è tenuto presso la St George's House, Windsor, Regno Unito, dal 2 giugno al 1 luglio 2017. Il tema principale è stato l'impatto sia dell'astrobiologia e dei media digitali sulla nostra comprensione e esperienza della natura in generale e di quella umana inparticolare. L'evento ha riunito scienziati e studiosi di astrobiologia e società di tutto il mondo, tra cui il biologo Frank Rosenzweig (Georgia Institute of Technology), il teologo Douglas Ottati (Davidson College), l'antropologo Timothy Jenkins (Università di Cambridge), il teologo Andrew Davison (Università di Cambridge), il teologo etico Frederick Simmons (Centro di indagine teologica), il teologo Peter Scott (Università di Manchester), l'astronomo Amaury Triaud (Università di Cambridge), Richard Cheetham (teologo e vescovo di Kingston), il filosofo esperto in filosofia della religione Willem Drees (Tilburg University), fisico Tom McLeish (Durham University), il teologo Ola Sigurdson (Università di Göteborg), e i professionisti dei media Krista Tippett (HostlExecutive Producer, Krista Tippett Public Productions), Andrew Brown (Leader Writer, The Guardian) e Catherine Pepinster (ex redattore del Tablet), insieme agli esperti di media digitali Ian Dodgeon (Wellcome Foundation), Jane Gregory (consulente libero professionista in educazione scientifica), Francesca De Chiara (ricercatrice di studi digitali, Fondazione Bruno Kessler, Trento, Italia), e Beth Singler (ricercatore, Faraday Institute for Science and Religion, Cambridge).

La sovvenzione aggiuntiva della John Templeton Foundation ha finanziato una terza parte del progetto sulle implicazioni sociali dell'astrobiologia. In particolar modo, nel 2017-2018 si sono svolte una serie di cinque convegni sul tema "Il pensiero planetario in Astrobiologia, religione e società".

Tutte questa attività hanno dato origine alla pubblicazione di un libro interdisciplinare e interreligioso con editore la Cambridge University Press. La Cambrige University (con la collaborazione dell'Amherst College Press) ha anche accettato di lanciare una nuova serie di e-book ad accesso aperto, rivolto a studiosi, studenti e lettori di arti liberali. Altri articoli di riviste peer-reviewed e monografie dei 25 studiosi coinvolti nell’ultima fase dello studio sull’impatto dell’astrobiologia, sono poi stati pubblicizzati negli anni successivi, con l’obiettivo di darne la più ampia diffusione dei risultati ottenuti. L’obiettivo dichiarato di tutte queste pubblicazioni era quello di ampliare il numero di scritti riguardanti  il campo delle scienze umane astrobiologiche, al fine di stimolare la riflessione sulle implicazioni delle scoperte astrobiologiche in ambito sociale e umanistico oltre che teologico.

Dalle carte della NASA oggi pubblicate (e che illustrano i risultati dello studio) risulta l'idea che le scoperte scientifiche non rimangono fini a se stesse e non sono scevre da condizionamenti ambientali, ma che piuttosto, queste scoperte sono sempre filtrate attraverso le pratiche, le norme e le credenze che caratterizzano un particolare cultura. Quindi le implicazioni delle scoperte astrobiologiche non sono universalmente uguali in ogni contesto culturale. Infatti, a seconda delle tradizioni culturali in cui quella scoperta viene diffusa, i suoi risultati saranno interpretati portando a conseguenze diverse. Al contempo, la scienza è influenzata, almeno in parte, dalle tradizioni culturali, dalle credenze sociali, culturali e normative.

Il risultato di tutto questo studio è stato molto chiaro. Se è vero e innegabile che la scoperta di vita extraterrestre avrà indubbiamente un impatto sulle tradizioni religiose e culturali, è altrettanto vero che questo impatto varierà a seconda della tradizione culturale, delle pratiche socio-culturali e delle credenze di quel determinato gruppo sociale.

Insomma, lo studio è stato un'opportunità per studiare la gamma e complessità delle questioni legate a come le recenti scoperte sulle origini e il futuro della vita in l'universo possono influenzare le tradizioni religiose e le loro varie concezioni dell'umanità, il posto dell’essere umano nel cosmo. In particolar modo sono state analizzate molte tradizioni religiose, tra cui cristianesimo, ebraismo, islam e buddismo.

Non si tratta tuttavia di una tipologia di studi inediti. Già in passato infatti, la Nasa ha organizzato, finanziato o partecipato a studi riguardanti la comprensione delle conseguenze relative alla diffusione della scoperta di vita extraterrestre.

Le domande oggi al centro della ricerca astrobiologica su dove e come ha origine la vita terrestre e se esiste la vita oltre la Terra sono, in realtà, domande molto più antiche dell'era spaziale (né ho parlato diffusamente ne “Il Lato Oscuro della Luna”). Nei secoli passati, gli antichi filosofi greci e romani si ponevano già queste domande. Da allora, filosofi, teologi e scienziati hanno continuato a meditare su questi temi, dedicando notevole attenzione a come la scoperta di la vita extraterrestre potrebbe influenzare la civiltà umana. Nel mondo contemporaneo l’interesse scientifico e pubblico per l'origine e l'evoluzione della vita, e la possibilità dell’esistenza della vita extraterrestre è dunque un qualcosa di duraturo e diffuso.

Se gli obiettivi dichiarati della ricerca in astrobiologia sponsorizzata dalla NASA negli ultimi anni erano quelli di comprendere le origini, l'evoluzione, l'estensione e futuro della vita sulla Terra, oltre a  "sollevare filosofiche fondamentali, e questioni teologiche", anche in passato l’agenzia spaziale ha finanziato o partecipato a studi analoghi, nel tentativo di incoraggiare il dialogo tra scienziati, teologi e sociologi su queste questioni. La domanda chiave è sempre stata quella su come la scoperta della vita extraterrestre potrebbe influenzare l'essere umano civiltà.

La stessa NASA riepiloga, nei documento resi pubblici e consegnati al portale The Black Vault, la cronistoria del suo interesse , manifestato anche attraverso la partecipazione dei propri scienziati a convengi e conferenze sul tema, verso la vita extraterrestre. Quanto di seguito nelle righe qui sotto riportate è una sintesi del contenuto di questi documenti.

Scrive la NASA:

«Nel 1960 la NASA ha istituito un programma di esobiologia per finanziare la ricerca sull'origine ed evoluzione della vita sulla Terra e la possibilità di vita extraterrestre.

Dal 1974, la Royal Society di Londra, l'Osservatorio Vaticano e, soprattutto recentemente, l'American Association for the Advancement of Science (AAAS) Dialogue on Science, Ethics and Religion (DOSER) hanno organizzato discussioni e rapporti pubblicati su come la scoperta della vita extraterrestre potrebbe influenzare civilizzazione umana. Nel 1974, la Royal Society di Londra ha sponsorizzato una discussione/incontro sul "riconoscimento della vita aliena". Nel 2010, la stessa organizzazione ha tenuto una discussione/incontro su “l'individuazione della vita extraterrestre e le conseguenze per la scienza e la società”.

Da anni la Specola Vaticana sostiene un dialogo tra scienziati e teologi su questo tema. Nel 2010 la Specola Vaticana ha organizzato un convegno dal titolo “Questioni filosofiche, etiche e teologiche dell'astrobiologia”. La Pontificia Accademia delle Scienze ha tenuto a Roma una "settimana di studio sull'astrobiologia" che ha attirato molti scienziati ed ha avuto una copertura mediatica globale. Sempre nel 2010, la Royal Society ha tenuto una riunione di discussione sul rilevamento della vita extraterrestre e sulle conseguenze per la scienza e la società, che hanno anch’essa attirato l’attenzione dei media. Nel 2014, l'Osservatorio ha cosponsorizzato una conferenza con l'Università dell'Arizona e l’Osservatorio di Seward sulla "ricerca della vita oltre il sistema solare". Sempre nel 2014, la NASA ha premiato il Presidente dell'Osservatorio Vaticano, il frate gesuita e astronomo Guy Consolano - (autore di molti libri sul tema religione e alieni come quello poi pubblicato nel 2018 dal titolo "Battezzeresti un extraterrestre?... e altre domande tra scienza e fede poste all'Osservatorio astronomico vaticano") - con la Carl Sagan Medal for Public Outreach dell'American Astronomical Society per il suo contributo nella diffusione delle conoscenze delle Scienze planetarie.

In precedenza, a metà degli anni '90, l'interesse della NASA per la vita extraterrestre aveva portato alla creazione dell'Istituto di Astrobiologia della NASA, e all'istituzione di un programma di astrobiologia ampliato presso la sede centrale dell'agenzia, in conseguenza della pubblicazione dell’affermazioni del ritrovamento di testimonianze fossili di vita passata in un frammento di meteorite marziano». (Leggi l’articolo “ALH84001 nel meteorite marziano la firma dell’antica abitabilità e della vita sul pianeta rosso” e quanto scritto in merito all’argomento nel libro “Il Lato Oscuro di Marte – dal mito alla colonizzazione”).

«Di fronte al crescente interesse scientifico, politico e pubblico per la possibilità di vita extraterrestre – si legge ancora nei documenti NASA -  il Programma di Astrobiologia della NASA ha concentrato parte della sua attenzione su questioni sociali, etiche e filosofiche relative alla scoperta di vita extraterrestre, finanziando gli sforzi per introdurre l'astrobiologia nel più ampio contesto possibile della comunità scientifica e anche presso il pubblico. Il Programma ha anche co-sponsorizzato una serie di workshop organizzati dal programma DOSER dell'AAAS sui temi filosofici e le implicazioni etiche e teologiche dell'astrobiologia, tenutasi nel 2003- 2004.

La comunità di astrobiologia della NASA ha pubblicato la sua prima roadmap di astrobiologia nel 1998, seguite da tabelle di marcia aggiornate nel 2003 e nel 2008. Tutte queste tabelle di marcia erano articolate su quattro principi di base fondamentali per l'implementazione dell'astrobiologia del programma NASA, compreso il principio che la comunità di astrobiologia riconosce di ampio interesse per il suo lavoro, specialmente in aree come la ricerca di vita extraterrestre. I quattro principi di base erano il raggiungimento di una comprensione più profonda della vita, il potenziale per progettare una nuova vita forma adatta a vivere su altri mondi, le implicazioni più ampie della scoperta della vita oltre la Terra,  immaginando il futuro della vita umana sulla Terra e nello spazio.

Ormai, la comunità di astrobiologia ha ampiamente riconosciuto l'importanza di pensare alla scienza nel suo contesto culturale. Nella roadmap del programmad i astrobiologia della NASA, la tappa che era prevista per il 2017 - (quella a cui il senatore Flake faceva riferimento) - mirava specificatamente ad identificare la necessità di affrontare questioni sociali, culturali, etiche e teologiche relative a lo studio delle origini della vita e la ricerca di prove di vita extraterrestre perché la comunità ha abbracciato questo sforzo come parte del suo lavoro in corso. L'astrobiologia è, e rimarrà, un mezzo produttivo per stimolare e sostenere dialogo accademico e pubblico sulle intersezioni tra scienza e cultura».

Sebbene non sembri essere propriamente un progetto finalizzato alla preparazione delle religioni del mondo alla scoperta della vita extraterrestre come affermato dal senatore Flake, ma piuttosto solo l’ennesimo progetto sul rapporto “vita extraterrestre vs civiltà umana”, rimane evidente come l’interazione tra l’agenzia spaziale statunitense e il Vaticano ad esempio, è prova della continua discussione sull’argomento, e sul fatto che la questione non sia trattata soltanto in modo ipotetico e teorico, ma che ci si preoccupa da decenni dell’impatto che un simile annuncio possa (o potrà) avere in tutti i settori della società.

Sarà forse per questo che per decenni si è ufficialmente e pubblicamente sempre negato e ridicolizzato l’argomento ufologico, mentre nel frattempo lo si indagava sotto ogni aspetto, come le ormai centinaia di migliaia di documenti desecretati oggi confermano? Sarà forse perché si aveva timore delle implicazioni che una tale consapevolezza avrebbe portato (e porterebbe) nella società umana, costringendola ad un rapido e inevitabile cambio di paradigma, che soltanto ora, una volta analizzate queste probabili conseguenze, si cominciano a fare le prime pubbliche aperture sull’esistenza di oggetti volanti non identificati e contatti alieni?

Stefano Nasetti

© Tutti i diritti riservati. E' vietata la riproduzione, anche solo parziale dei contenuti di questo articolo, senza il consenso scritto dell'autore