La scultura in legno più antica del mondo sta riscrivendo la storia della civiltà umana

Più si va indietro nel tempo, più scarse sono le testimonianze archeologiche. Molti materiali usati dagli esseri umani come legno, pelle e tessuto, semplicemente non durano e, una volta inghiottiti dalla Terra, scompaiono sotto l'implacabile azione degli agenti atmosferici e microbici nel corso del tempo.  L'idolo Shigir, già solo per tale motivo, è un reperto eccezionale, una meraviglia.

Sono noti molti esempi di reperti della prima età della pietra, tra questi ci sono le pitture rupestri di Francia e Spagna, create più di 30.000 anni fa, e minuscoli oggetti, scolpiti in zanne di mammut, che raffigurano animali o ibridi animale-uomo. Molti di questi sono estremamente delicati e straordinariamente ben realizzati. Ma sono generalmente realistici nello stile. Lo Shigir Idol, ricoperto di simboli, rappresenta un salto oltre questa sorta di arte realistica e naturalistica.

La più antica scultura in legno conosciuta al mondo, incombe oggi su una stanza silenziosa di un oscuro e poco frequentato museo russo nei monti Urali, non lontano dal confine siberiano. Misterioso come le enormi figure di pietra dell'isola di Pasqua, lo Shigir Idol è un “paesaggio di spiriti inquieti” che sconcerta lo spettatore moderno. In archeologia, la scultura preistorica portatile è chiamata "arte mobiliare". Cone detto, con la miracolosa eccezione dell'Idolo di Shigir, nessun altra scultura in legno dell'età della pietra è sopravvissuta.

Questa statua figurativa in legno (o ciò che ne rimane) è stata scolpita migliaia di anni fa, da un'unica lastra di larice appena tagliata e conservata per millenni nell'ambiente acido e antimicrobico della torbiera di Shigir negli Urali in Russia. Sparsi tra i motivi geometrici (zigzag, spine di pesche, ecc.) ci sono otto volti umani simili a maschere, ciascuno con tagli al posto degli occhi che sembrano guardare dall’altro verso il basso lo spettatore.

La bocca più alta, incastonata in una testa a forma di lacrima rovesciata, è spalancata. Il volto in cima non è passivo. Sia che lo si voglia interpretare come se stia urlando o gridando, sia che si voglia affermare che stia cantando, il suo atteggiamento sembra proiettare autorità. Non è chiaro se si tratti di un entità amica o nemica, ma non è certo per questo che il reperto sta cambiando ciò che la comunità archeologica ufficiale ha sempre pensato riguardo la storia umana, in particolare la preistoria, e le capacità attribuite agli esseri umani vissuti in quell’epoca!

Cosa ha allora di tanto rivoluzionario questo reperto? Ripercorriamone brevemente la storia del ritrovamento al fine di poter rispondere a questa domanda. A metà del XIX secolo, nelle torbiere dello Shigir, a circa 100 km a nord di Ekaterinburg, negli Urali, in un’area oggi allagata e oggi non più accessibile, fu scoperto l'oro sotto il terreno melmoso. Il proprietario terriero, il conte Alexey Stenbok-Fermor, assunse lavoratori per estrarre il minerale dal sito a cielo aperto, e ordinò loro di salvare e conservare tutti gli altri oggetti che stavano venendo fuori dal terreno fin dai primi scavi.

Il  24 gennaio 1894, fu ritrovata una scultura in legno incredibile. Si presume che l'Idolo di Shigir, (così chiamato per vicinanza della palude Shigir vicino a Kirovgrad, luogo del ritrovamento) sia rimasto piantato su una base rocciosa forse per due o tre decenni, prima di precipitare in un paleo-lago scomparso, dove le proprietà antimicrobiche della torba lo hanno protetto e conservato come in una capsula del tempo.

La statua era composta di dieci frammenti di legno, che furono trovati a circa 4 metri sotto il livello del suolo. I pezzi furono trasportati a 95 km di distanza, a Ekaterinburg, la città dove, 28 anni dopo, l'ultimo zar dell'Impero russo, l'imperatore Nicola II, sua moglie Alessandra, ed i loro figli sarebbero stati giustiziati dai bolscevichi. A Ekaterinburg, la donazione del conte Alexey Stenbok-Fermor fu esposta al pubblico insieme a molti altri oggetti ritrovati nello stesso sito, come punte di freccia in osso, pugnali ossei scanalati, un corno di alce levigato e altri antichi reperti, presso la Società di scienze naturali degli Urali, oggi conosciuta come Museo regionale delle tradizioni locali di Sverdlovsk.

Lì, il direttore del museo permise al capostazione della ferrovia, Dmitry Lobanov, un aspirante archeologo, di assemblare i frammenti principali in una figura alta circa 2,8 metri con le gambe incrociate in una posa che i genitori di qualsiasi epoca potrebbero riconoscere come “protettiva”.

L'idolo rimase esposto in quella posizione fino al 1914, quando l'archeologo Vladimir Tolmachev suggerì di incorporare i anche gli altri resti minori nell'opera finita, aumentando la sua altezza a quasi 5,30 metri. Oggi, gran parte della metà inferiore (lunga 1,95 metri), che era priva di dettagli figurativi, è andata perduta. Gli schizzi della sezione inferiore realizzati da Tolmachev sono tutto ciò che rimane di questa parte. La sezione conservata della figura esposta oggi nel museo regionale di Sverdlovsk è alta 3,4 m.

Per più di un secolo, l'idolo di Shigir è stato considerato una curiosità, una scultura simile a un totem di un'età antica che si presumeva avesse al massimo qualche migliaio di anni. Infatti, il suo vero significato cominciò ad emergere soltanto nella seconda metà degli anni ’90 del novecento, quando alcuni frammenti esterni del reperto furono sottoposti all’analisi al radiocarbonio. 

La datazione al radiocarbonio rivelò che lo Shigir Idol era molto più vecchio di quanto si fosse immaginato! I dati collocarono l’origine del manufatto intorno ai 9.750 anni fa, intorno al 7.750 a.C. Tuttavia, i risultati dell'analisi del radiocarbonio effettuata nel 1997, fu accolta con scherno da alcuni scienziati, che trovarono le conclusioni delle analisi e del successivo studio, poco plausibili. Alcuni dubbiosi suggerirono addirittura che la statua fosse un falso.

Gli scienziati rimasero sbalorditi, non solo per la spettacolare conservazione del manufatto che lo rendeva già di per sé un qualcosa di assolutamente unico e mai visto prima d’ora, ma soprattutto perché  molti “esperti”  sostenevano che la complessa iconografia della statua fosse troppo sofisticata, e dunque al di fuori della portata delle degli esseri umani vissuti in quel periodo, o almeno delle capacità fino ad allora ad essi attribuite. Infatti, secondo la teoria prevalente in quel momento in ambito storico-scientifico, gli esseri umani erano ancora solo dei cacciatori-raccoglitori e vivevano in piccoli gruppi, costruivano capanne e ripari di fortuna e non avevano ancora sviluppato alcuna forma di simbolismo o religione che potesse essere riconciliata con le caratteristiche dello Shigir Idol. Insomma, sostenevano gli scettici in quel periodo, i cacciatori-raccoglitori non avevano la capacità di realizzare un'opera così grande o non erano in possesso della complessa immaginazione simbolica per decorarla nel modo in cui l'idolo è stato adornato.

Come speso accade per tutti i reperti considerati fuori posto o fuori dal tempo (o più propriamente che non si collocano nel paradigma scientifico prevalente che è considerato veritiero) per gli scienziati scettici o le analisi erano state fatte male o il manufatto era un falso.

Il caso dello Shigir Idol è solo uno dei sempre più frequenti ritrovamenti di reperti che vengono screditati e accantonati a causa di questo “filtro cognitivo” della comunità scientifica, più preoccupata di mantenere lo proprio status quo e quindi le proprie posizioni di potere e privilegio, piuttosto che di comprendere realmente la verità e la realtà dei fatti passati e presenti. Lo scetticismo era però destinato a svanire davanti a nuove e più accurate analisi. Un secondo esame sul reperto effettuato tra il 2014 e il 2018, non solo confermò l’origine paleolitica del manufatto, ma lo ha retrodatò di qualche altro migliaio di anni!

La datazione al radiocarbonio iniziale, quella del 1997, era stata eseguita su un campione di legno prelevato nella parte esterna della scultura, superficie che era stato sottoposta a condizioni ambientali estreme, e per questo si era in parte deteriorata. Dopo il suo ritrovamento e in diversi momenti del novecento, il reperto era stato sottoposto a tentativi di restauro e conservazione, contaminando però la superficie esterna e alterando in parte i risultati dei test.

Nel 2014, il Dr. Terberger e un team di scienziati tedeschi e russi hanno testato campioni dal nucleo dell'idolo, non contaminato da precedenti sforzi per conservare il legno, utilizzando la spettrometria di massa con acceleratore. La tecnologia più avanzata ha fatto emergere l’origine straordinariamente precoce del manufatto: circa 11.600 anni fa, un'epoca in cui l'Eurasia stava ancora uscendo dall'ultima era glaciale. Tanto per rendere meglio l’idea, la statua aveva più del doppio dell'età delle ufficialmente attribuita alle piramidi egiziane e di Stonehenge, ed era perciò stata prodotta dall’uomo molti millenni prima della più antica opera d'arte rituale fino ad allora conosciuta.

Pochi anni più tardi (nel 2020), tre membri della stessa squadra, gli archeologi Thomas Terberger dell'Università di Gottinga in Germania, Mikhail Zhilin dell'Istituto di archeologia RAS in Russia e Svetlana Savchenko del Museo regionale di Sverdlovsk in Russia, hanno effettuato e analizzato nuovamente più risultati di datazione al radiocarbonio. La ricerca è stata pubblicata sula rivista Quaternary International .

Il nuovo studio ha fornito risultati ancor più sorprendenti, distorcendo ulteriormente la nostra comprensione della preistoria e spostando indietro di altri 5-600 anni la data di origine dell'Idolo di Shigir. Infatti, la conclusione è che la statua è ancora più antica: il legno utilizzato per realizzare la scultura ha circa 12.250 anni!!

Poiché lo Shigir Idol è stato ricavato dal tronco di un larice con 159 anelli di crescita, ciò suggerisce che il legno aveva almeno 159 anni quando gli antichi falegnami iniziarono a modellarlo. È dunque probabile che la statua stessa sia stata scolpita circa 12.100 anni fa, dunque circa 500 anni prima di quanto mostrato dall'analisi del 2018. Ciò suggerisce che la scultura sia stata scolpita tra la fine dell'ultima era glaciale e all'inizio dell'Olocene.

La data è estremamente interessante poiché ci troviamo all’incirca nel 10.500 a.C., data ricorrente in molte datazioni (non sempre riconosciute come possibili dalla comunità scientifica dominante per i motivi già sopra esposti) ed attribuite a misteriosi monumenti antichi quali ad esempio la Sfinge egizia della piana di Giza in Africa, nel centro e sud America alle mura megalitiche di Cuzco e Ollantaytambo, alla Porta del Sole a Tiahuanaco o alle rovine di Puma Punku e, nell’Eurasia al sito di Göbekli Tepe in Turchia, solo per citarne alcune.

"Gli anelli ci dicono che gli alberi stavano crescendo molto lentamente, poiché la temperatura era ancora piuttosto fredda", ha detto il dott. Terberger. Data la velocità con cui i tronchi di larice marciscono e si deformano, i ricercatori hanno determinato che l'idolo è stato modellato da un albero appena tagliato. E dalle larghezze e profondità dei segni, il dottor Zhilin, altro autore della ricerca, ha concluso che i tagli erano stati fatti da almeno tre scalpelli affilati, due dei quali erano probabilmente asce di pietra levigata.

L'oggetto in legno intagliato scoperto dalla torbiera di Shigir rimane uno degli esempi più antichi e conosciuti al mondo di scultura antropomorfa monumentale. La recente applicazione di nuove tecniche analitiche ha portato alla scoperta di nuove immagini sulla sua superficie. I risultati di queste recenti analisi si collocano nel contesto delle tradizioni locali ed extralocali di comparabile arte preistorica.

Con i suoi 12.100 anni, l'Idolo di Shigir è di gran lunga la prima opera d'arte rituale conosciuta, tuttavia è chiaro che solo il decadimento naturale dei materiali utilizzati all’epoca ha impedito che altri reperti simili venissero trovati. "L'idolo è stato scolpito durante un'era di grandi cambiamenti climatici , quando le prime foreste si stavano diffondendo attraverso un tardo glaciale più caldo fino all'Eurasia postglaciale", ha dichiarato Terberger al New York Times ."Il paesaggio è cambiato e anche l'arte (espressa attraverso disegni figurativi e animali naturalistici dipinti nelle caverne e scolpiti nella roccia) lo ha fatto anche, forse come un modo per aiutare le persone ad affrontare gli ambienti difficili che hanno incontrato".

E cosa significano le incisioni e i motivi geometrici presenti sullo Shigir Idol? Svetlana Savchenko, curatrice del manufatto e coautrice dello studio, ipotizza che le otto facce identificate potrebbero contenere informazioni crittografate sugli spiriti degli antenati, il confine tra terra e cielo o un mito della creazione. Sebbene il manufatto sia unico nel suo genere, la ricercatrice vede una somiglianza con le sculture in pietra di quello che è stato a lungo considerato il tempio più antico del mondo, Göbekli Tepe, le cui rovine si trovano nell'attuale Turchia, ad appena 4000 km di distanza. Qui le pietre del tempio sono state scolpite circa 12.600 anni fa, il che le rende solo 4-500 anni più giovani dell'idolo di Shigir.

Infatti, nonostante esistano altri esempi di raffigurazioni antropomorfe (prevalentemente dipinti rupestri) in molte aree dell’Europa (Francia e Spagna in particolare) ma anche nella più vicina (agli Urali) Romania, gli esempi più importanti e più simili allo Shigir Idol, di arte paleolitica preceramica (PPNA) sono stati rinvenuti nel sito di Göbekli Tepe. Il sito è famoso per le sue strutture circolari in pietra con pilastri alti fino a 4 m. Le stele a forma di T possono essere identificate come sculture in pietra antropomorfe, in alcuni casi con intagli di gazzelle, volpi, uccelli e serpenti. Le strutture circolari sono interpretate come luoghi di rito. Non c'è dubbio che le grandi stele di pietra a Göbekli Tepe furono erette durante la prima fase del suo utilizzo (10.600-8.800 a.C.), quando circa 20 recinti circolari furono usati per scopi rituali dai cacciatori-raccoglitori. La prima figura umana monumentale del sito di Gobekli Tepe è rappresentata dalla scultura in pietra (1,93 m di altezza) che mostra un uomo che indossa una collana con le mani tenute sul all'altezza dell'inguine (posizione che anch’essa si ritrova in molti siti sparsi nel mondo, tra quelli già citati in precedenza, con cui è comune anche la datazione al 10.500 a.C. e presente anche nello Shigir Idol). L'Anatolia sud-orientale quindi, con siti come Nevalı Çori e Göbekli Tepe, è quindi l'unica regione, oltre agli Urali, in cui troviamo prove di sculture monumentali antropomorfe e rappresentazioni animali dell'inizio dell'Olocene.

I reperti della torbiera di Shigir quindi, indicano l'esistenza di un'imponente ed elaborata tradizione artistica contemporanea a quella del sud-est dell'Anatolia. I cacciatori-raccoglitori del primo Olocene chiaramente abitavano in un mondo simbolico con forme di espressione artistica più ricche e complesse di quanto si credesse in precedenza.

Marcel Niekus, un archeologo della Fondazione per la ricerca sull'età della pietra nei Paesi Bassi, ha affermato che la nuova datazione (ancor più antica) dell'Idolo di Shigir "rappresenta una scoperta unica e senza pari in Europa. Ci si potrebbe chiedere quanti pezzi simili siano andati perduti nel tempo a causa delle cattive condizioni di conservazione”. La somiglianza dei motivi geometrici con altri in tutta Europa in quell'epoca, ha aggiunto, “è la prova di contatti a distanza e di una lingua dei segni condivisa su vaste aree. La vastità dell'idolo sembra anche indicare che fosse inteso come un indicatore nel paesaggio che avrebbe dovuto essere visto da altri gruppi di cacciatori-raccoglitori, forse segnando il confine di un territorio, un segnale di avvertimento o di benvenuto”.

Sebbene non possiamo sapere esattamente per cosa fosse usato l'idolo Shigir, la sua stessa esistenza suggerisce quantomeno un apprezzamento per l'arte e l'artigianato. Le persone che l'hanno creato sembrano aver apprezzato il simbolismo che gli “esperti accademici” fino ad oggi pensavano fosse invece emerso solo molto più tardi.

Così come spesso si ribatte agli scettici del fenomeno ufologico e della possibilità di visite passate e presenti di esseri extraterrestri “l’assenza di prove non è prova d’assenza”, il discorso è analogo.. Anche in questo caso infatti, l'assenza di altri oggetti che dimostrano questo livello di cultura e spiritualità già nella preistoria umana, tra la documentazione archeologica fino ad oggi era disponibile, non può essere presa come prova di una mancanza di una simile cultura, ha sostenuto il team di ricerca che si è occupata dello Shigir Idol. Le persone che hanno costruito l'idolo Shigir avevano chiaramente le capacità per modellare e intagliare il legno, ed è improbabile che questo manufatto sia stato l'unico oggetto realizzato del suo genere sebbene sia ad oggi l’unico ritrovato. Abbiamo detto fin dall’inizio, come i manufatti in pelle, legno, ecc. difficilmente riescono a giungere fino a noi, resistendo al degrado nel tempo degli agenti ambientali e microbici.

In effetti, le incisioni geometriche sulla statua corrispondono a modelli simili visti in tutta Europa durante lo stesso periodo di tempo, presenti su rocce e Menhir e non solo. "Dal nostro punto di vista attuale, è molto difficile capire cosa stesse succedendo nella mente dei creatori di Shigir Idol", ha detto Terberger. "Tuttavia, sono colpito dalla somiglianza dell'idolo con i totem dei nativi americani nella regione del Pacifico nord-occidentale". Tali pali spesso sono eretti con lo scopo di onorare divinità o antenati. Potrebbe essere anche questo lo scopo dello Shigir Idol?

Altri ricercatori suggeriscono teorie alternative. Mikhail Zhilin dell'Accademia Russa delle Scienze – un altro degli autori dell'articolo – sostiene che l'idolo potrebbe rappresentare spiriti o demoni della foresta, mentre Vang Petersen, del Museo Nazionale della Danimarca, suggerisce che le incisioni fossero avvertimenti di “tenersi alla larga” e/o non allontanarsi dalla terra sacra.

I ricercatori sostengono che la statua suggerisce che i cacciatori-raccoglitori che popolavano gli Urali durante il periodo mesolitico vivessero vite spirituali ricche e complesse, e che pochissimi dei loro oggetti d'arte sono sopravvissuti alle ingiurie del tempo. "Dobbiamo accettare che i cacciatori-raccoglitori avessero rituali complessi e fossero in grado di esprimere idee e arte molto sofisticate", ha detto Terberger a The Guardian nel 2018 . "Queste cose non sono iniziate con gli agricoltori, sono iniziate con i cacciatori-raccoglitori molto prima di quanto ancora oggi viene insegnato nelle scuole e nelle università ed è scritto sui libri di storia".

Fino ad oggi, l'arte complessa su larga scala era considerata l'opera di contadini sedentari successivi che iniziarono a diffondersi dal Medio Oriente circa 8.000 anni fa e occuparono terreni precedentemente utilizzati dai cacciatori-raccoglitori. Queste società agricole (sempre secondo l’ormai smentito paradigma scientifico precedente) raggiunsero una notevole sofisticazione e furono infine responsabili, in Gran Bretagna, della costruzione di grandi opere neolitiche come Stonehenge e il Ness of Brodgar nelle Orcadi.

Al contrario e per tale motivo, si presumeva che i cacciatori-raccoglitori non fossero capaci di pensiero simbolico, né avessero capacità organizzative che sono alla base della progettazione di questi grandi monumenti. Oggi invece, la datazione dell'Idolo di Shigir suggerisce che non sia stato così, e che il periodo subito dopo l'ultima era glaciale non fosse un deserto culturale come hanno sostenuto alcuni esperti. La mancanza di resti di arte monumentale di cacciatori-raccoglitori può essere semplicemente attribuita al fatto che usavano legno che non è sopravvissuto, a differenza delle opere in pietra dei loro successori contadini. Solo le condizioni bizzarre della torbiera di Ekaterinburg hanno permesso la sopravvivenza dell'idolo.

Ci sono molte torbiere sparse negli Urali, alcune delle quali hanno anche restituito manufatti in legno di migliaia di anni fa. La maggior parte di esse rimane inesplorata e le spedizioni di scavo sono costose e richiedono molto tempo. Qualsiasi segreto nelle loro oscure profondità rimarrà probabilmente tale per un po' di tempo a venire.

L'ultimo articolo del Dr. Terberger sfida la nozione etnocentrica che praticamente tutto, comprese l'espressione simbolica e le percezioni filosofiche del mondo, è arrivato in Europa attraverso le comunità agricole sedentarie nella Mezzaluna Fertile 8.000 anni fa.

"Fin dall'epoca vittoriana, la scienza occidentale ha effettuato una ricostruzione storica basata sul preconcetto che la conoscenza europea fosse superiore e, conseguentemente ogni altra fosse cognitivamente e sotto l’aspetto comportamentale, inferiore", ha affermato il dott. Terberger. “I cacciatori-raccoglitori sono considerati inferiori alle prime comunità agricole emergenti in quel momento nel Levante. Allo stesso tempo, le prove archeologiche emerse nel frattempo negli Urali e in Siberia furono sottovalutate e trascurate. Per molti dei miei colleghi, gli Urali erano una vera terra incognita”.

Per João Zilhão, un paleoantropologo dell'Università di Barcellona che non è stato coinvolto nello studio, il messaggio da portare a casa della ricerca sullo Shigir Idol è chiaro: "È simile alla favola che i 'Neanderthal non hanno fatto arte', assunto scientifico ufficiale - (che sarebbe meglio chiamare “paradigma” o “dogma”)  nda -  che era interamente basato sull'assenza di prove", ha affermato. “E poi sono state trovate le prove e la favola è stata mostrata  per quello che era - (Una favola appunto e non una verità oggettiva – nda). Allo stesso modo, il travolgente consenso scientifico riteneva che gli esseri umani moderni fossero superiori rispetto ai Neanderthal sotto ogni aspetto fondamentale, inclusa la loro capacità di innovare, comunicare e adattarsi a diversi ambienti. Anch’esse Sciocchezze, tutte quante”.

Il dottor Zilhão ha affermato che le scoperte di Shigir Idol hanno rivelato fino a che punto i pregiudizi (i “bias di conferma” che sono presenti anche in ambito scientifico, come ho avuto modo di esporre nel mio ultimo libro “Fact Checking – La realtà dei fatti, la forza delle idee. - Ed. 2021) influenzano le ricostruzioni scientifiche in generale e, in questo specifico caso, la comprensione dell'arte paleolitica. "La maggior parte dell'arte dell’epoca, deve essere stata fatta di legno e altri materiali deperibili", ha detto. "Il che rende chiaro che le argomentazioni sulla ricchezza dell'arte mobiliare nel Paleolitico superiore della Germania o della Francia rispetto all'Europa meridionale, sono in gran parte prive di senso. È chiaro che un manufatto della tundra (dove non ci sono alberi e si usa l'avorio, che è archeologicamente visibile, poiché più resistente al tempo) rispetto ad uno provenienti dagli ambienti forestali aperti (dove si utilizza prevalentemente  il legno, che è archeologicamente invisibile, poiché deperibile) ha maggiore probabilità di giungere fino a noi”. Se dunque non sono stati ritrovati (ad eccezione dello Shigir Idol) altri manufatti in quegli ambienti, non vuol dire che non fossero prodotti e che quelle popolazioni fossero più arretrate o meno evolute di quelle europee.

Olaf Jöris, del Leibniz Research Institute for Archaeology, è d'accordo. "Le nuove prove di Shigir fanno sognare gli archeologi ad occhi aperti su come sarebbe potuta apparire la documentazione archeologica se i resti di legno fossero stati conservati in maggiore abbondanza", ha detto.

L’altro autore dello studio, Mikhail Zhilin dell'Istituto di archeologia RAS in Russia, ha trascorso gran parte degli ultimi 12 anni a indagare su altre torbiere negli Urali. In un altro sito ha scoperto ampie prove di carpenteria preistorica: strumenti per la lavorazione del legno e una massiccia tavola di pino, di circa 11.300 anni, che crede fosse stata levigata con un'ascia. Asce in pietra levigata sono state recuperate dallo strato IV del sito di Beregovaya 2, situato al confine occidentale della città di Nizhny Tagil, datato  tra il 9.000 e l’ 8.400 a.C. "Ci sono molte altre paludi inesplorate sulle montagne", ha detto il dottor Zhilin. Purtroppo non ci sono scavi in corso.

La nostra conoscenza della storia è fuorviata e plagiata dagli assunti, dai paradigmi e dai dogmi della comunità scientifica ufficiale, spesso privi di prove a sostegno e divenuti “uniche inconfutabili e incontestabili verità scientifiche” solo perché considerate tali (sovente solo per interessi personali e il mantenimento dello status quo) dalla maggioranza dei membri della comunità scientifica o perché sostenute dai membri più “autorevoli”. Le autorità scientifiche non permettono sovente di far progredire la scienza, costringendola ad avanzare, come ebbe modo di dire il premio Nobel Max Planck, “un funerale alla volta”. Nel frattempo, il mistero sulla vera origine dell’uomo e sulla nostra storia passata è ancora ben lungi dall’essere svelato.

Stefano Nasetti

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