La verità nuoce gravemente allo status quo.

Dalla fine del secondo conflitto mondiale, mai come in questi anni viviamo in un mondo in cui la propaganda e la mistificazione del reale influisce quotidianamente e profondamente nella vita di miliardi di persone. Prendere consapevolezza di tale processo di alterazione volontaria della percezione della realtà è essenziale per provare a mantenere la libertà.

Ho affrontato in modo ampio e approfondito questo aspetto e i sistemi e le tecniche di manipolazione di massa attraverso l’uso mirato del linguaggio nel mio ultimo libro “Fact Checking – la realtà dei fatti, la forza delle idee”. Quello che segue è un breve estratto sull’argomento riguardo ciò che può essere oggi definito come “La frode delle verità di Stato”

[…] Il racconto volutamente parziale, e dunque falso, di molte situazioni di carattere scientifico e storico, influiscono, (poiché alterano) la comune percezione di aspetti e concetti solo apparentemente ininfluenti, ma sostanzialmente molto importanti.

Ciò che viene compromessa non è soltanto la conoscenza corretta del fatto storico o di un concetto scientifico in sé, ma la considerazione su cosa sia reale e cosa invece non lo sia, cosa sia possibile e cosa non lo sia, su cosa è bene e cosa è male, su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato e anche e soprattutto, su chi sia il buono e chi il cattivo.

Considerata dunque l’importanza di fare informazione in modo completo e imparziale, non dovrebbe essere moralmente accettabile, per chi ha a cuore la conoscenza e la verità e non ha interessi personali, politici o di lobby da proteggere, ascoltare nei mass media che si professano indipendenti, mezze verità, cioè verità parziali frutto di volute e sistematiche omissioni.  

Non dovremmo che biasimare politici, giornalisti e divulgatori di varia origine che, dopo essersi dichiarati indipendenti, per ignoranza, negligenza o per volontà, non riportano tutte le informazioni importanti disponibili nella divulgazione di un fatto, nella ricostruzione di un evento o nella condivisione di un’idea o di un’opinione.

Se si vuole fare informazione che la si faccia onestamente. Se invece lo scopo è “fare opinione” sarebbe altrettanto doveroso dichiararlo apertamente, senza spacciare l’opinione per informazione.

Se qualcuno vi convincesse ad acquistare un qualcosa omettendo di comunicarvi aspetti importanti, aspetti talmente tanto rilevanti che avrebbero potuto influire sulla vostra scelta finale, come vi sentireste? Come definireste chi ha compiuto tale atto di omissione? Come definireste l’accaduto?

Per rispondere in modo univoco, meno soggettivo e opinabile possibile alle domande appena poste, ci giunge in aiuto il Codice Penale. In particolare all’art. 640 definisce così la frode: “Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno …”.

La legge è chiara dunque, la truffa contrattuale sussiste nell’ipotesi in cui taluno dei contraenti ponga in essere artifici o raggiri diretti a sottacere o a dissimulare alla controparte fatti o circostanze che, qualora fossero stati conosciuti, l’avrebbero indotta ad astenersi dal concludere il contratto.

Nella divulgazione di falsità storiche e scientifiche o delle equivalenti mezze verità però, non abbiamo alcun contratto apparente che viene stipulato tra le parti, cioè tra chi divulga e chi ascolta. Dal punto di vista strettamente legale quindi, il reato non si configura.

Tuttavia, anche se non legalmente perseguibile, il concetto base rimane sostanzialmente lo stesso. Infatti, nella prassi legale e l’interpretazione di alcuni termini contenuti nella definizione di truffa, ci sono aspetti che sembrano calzare a pennello con quanto finora descritto.

L’inganno può sostanziarsi infatti, nell’artifizio o nel raggiro.

Nella nozione di “artifizio” deve ricomprendersi quell’attività finalizzata alla trasfigurazione della realtà, simulando ciò che non esiste o nascondendo ciò che esiste.

Il “raggiro”, invece, è una menzogna idonea a far apparire come corrispondente al vero quanto dichiarato, attraverso un’aggressione della psiche del destinatario.

Il Codice Civile invece, rileva l’inganno con la definizione di “dolo”, che si realizza quando il raggiro o l’inganno hanno agito come causa decisiva e determinante della volontà contrattuale (art. 1439 c.c.).

È poi ormai ampiamente stato appurato il principio giuridico secondo cui l’attività ingannatoria si possa realizzare sia attraverso una condotta commissiva (cioè raccontando cose non vere), sia attraverso una condotta omissiva (cioè omettendo di raccontare informazioni rilevanti).

L’attività ingannatoria perciò, potrebbe anche identificarsi con il silenzio, considerato quindi penalmente rilevante, tenuto nel corso delle trattative (nel nostro caso della divulgazione), da uno delle parti nel tacere alcune circostanze che una parte aveva l’obbligo giuridico (nel nostro caso morale, se si è intellettualmente onesti) di comunicare, con lo scopo di influenzarne la decisione (nel nostro caso la conoscenza di fatti storici e, di conseguenza, la percezione dei concetti, delle idee, delle opinioni che da essa scaturiscono sul mondo reale che ci circonda).

Possiamo concludere dunque, che ascoltando la televisione o leggendo un giornale o un sito web, siamo sovente intellettualmente frodati, ingannati e raggirati. Non è sempre così ovviamente, ma ciò accade con una discreta frequenza.

Perché ciò accade? Semplice, perché la verità nuoce gravemente allo status quo. Chi ha il potere può mantenerlo soltanto riuscendo a far accettare la “propria verità” come “unica verità”.

Continuare a credere cecamente a tutto ciò che dicono le autorità e i mass media senza porsi alcuna domanda, è pura follia. È un atto di fede assoluta (e mal riposta) alla stregua della fede professata dal più fanatico estremista religioso.

D’altro canto la storia ufficiale è la versione dei fatti di chi detiene il potere. Si dice che la storia la scrive chi vince ma, nonostante tutto, esistono fatti che non possono essere cancellati completamente e che devono essere presi in considerazione se si vuole capire come stanno o come sono andate davvero le cose. La verità è un qualcosa di difficile da accettare ma prima o poi tutti dovremo farci i conti.

Abbandonare il modello del “credere” e dedicarsi al “sapere” è essenziale per comprendere la realtà, ma ciò non è così facile come sembra […]"

Se oggi volessimo girare uno spot pubblicitario per far passare questo messaggio, potremmo scrivere, mutuando uno spot di alcun anni fa sui danni da fumo che:

La verità nuoce gravemente allo status quo. Può provocare effetti indesiderati anche gravi quali:

  • Rifiuto della realtà
  • Insonnia
  • Sensi di colpa
  • Aumento della rabbia
  • Voglia di ribellione
  • Perdita di fiducia nelle Istituzioni e nelle religioni
  • Anomia cronica
  • Voglia di pensare autonomamente
  • Voglia di libertà

È per questo che tutti i Governi dei Paesi del mondo, i mass media, i social network, la comunità scientifica e le Istituzioni hanno aderito alla campagna di prevenzione e occultamento della verità!

Chi sostiene queste associazioni mente anche a te! Digli di smettere!

Stefano Nasetti

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