Marte: l'acqua è ovunque!

Marte non è quel pianeta inospitale com’è stato da sempre dipinto. Negli ultimi 15 anni si è scoperto con certezza che c'è acqua sul pianeta rosso.

Se inizialmente si riteneva che l'acqua fosse confinata soltanto nei depositi polari di ghiaccio, oggi la situazione è cambiata drasticamente. La scoperta dei primi depositi di ghiaccio nelle regioni polari, risale al 2001. All'epoca, la presenza di probabili depositi di ghiaccio fu evidenziata dall'analisi dei dati della sonda orbitale Odyssey (così chiamata in onore dell'autore di "2001 Odissea nello spazio", Arthur C. Clarke), lanciata nel 2001 dalla Nasa, dotata di fotocamere termiche e spettrometri per individuare la presenza di acqua liquida o ghiaccio. La presenza di ghiaccio fu poi confermata nel 2008 dal Lander Phoenix, inviato per esplorare in quelle regioni marziane, dotato di un braccio robotizzato che riuscì a "grattare" la superfice del pianeta rosso, confermando la presenza di ghiaccio appena sotto.

Nel settembre del 2015, la Nasa organizzò poi una conferenza stampa per rivelare la scoperta di corsi d'acqua che compaiono periodicamente sulla superfice del pianeta, lasciando striature scure. In quest’occasione ad annunciare la scoperta era stato Luju Ojha, giovane ricercatore del Georgia Institute of Technology. "Abbiamo raccolto le prove chimiche" aveva spiegato, facendo scorrere una serie di slides e soprattutto mostrando la spettacolare animazione in 3D di un cratere marziano. L'immagine del cratere (noto come Hale Crater) era eloquente anche per i non addetti ai lavori. Dalla sommità si propagano tante linee scure e parallele, l’evidenza visiva che l’acqua, in certe condizioni, si manifesta su Marte così come noi terrestri siamo abituati a vederla. Liquida, appunto. Le linee, che nel gergo dei geologi sono le straordinarie Rsl (acronimo di Recurring Slope Lineae) erano state individuate da un altro satellite in orbita marziana, il Mars Reconnaissance Orbiter. Nel successivo studio pubblicato su Nature Geoscience, si spiegava come i dati fossero inconfutabili. I solchi sono lunghi centinaia di metri e larghi cinque. E' lì che scorre l’acqua durante l’estate marziana, svanendo d’inverno.

Il cratere in questione (Hale Crater) si trova nell'emisfero sud marziano a circa metà strada tra l'equatore e il polo sud.

Oggi i dati della sonda Odyssey (che è ormai divenuta la missione ancora attiva, in questo momento più anziana operante su Marte) hanno fornito la prova che depositi di ghiaccio sussistono anche nella regione equatoriale di Marte.

Uno degli strumenti di Odyssey, misura i neutroni scatenati sulla superficie marziana dai raggi cosmici che colpiscono il pianeta. Dalla misurazione di questi neutroni, gli scienziati possono misurare la quantità d’idrogeno (e quindi, verosimilmente la quantità di acqua) presente nel metro più alto di terreno sulla superfice. In piccole quantità, l'acqua può assumere molte forme in minerali idratati o come piccole particelle di ghiaccio bloccate tra particelle di sabbia o di siluro. Quando i livelli salgono però al di sopra del 26%, come appunto in questo caso, gli scienziati sono abbastanza sicuri che i depositi di ghiaccio si trovi lì, appena sotto la superficie. Lo ha affermato Jack Wilson, uno scienziato planetario presso l'Applied Physics Laboratory di Johns Hopkins University a Laurel, Maryland.

La scoperta non si limita ad un solo deposito ma ad una serie di depositi distribuiti a macchia di leopardo su tutta l'area presa in esame.

Diverse regioni su Marte sono potenzialmente ricche di acque (blu scuro), comprese zone ampie vicino all'equatore.

"Questo è un esempio davvero meraviglioso di come i dati, una volta raccolti, possano essere analizzati con nuove tecniche", spiega Jim Head, geologo planetario dell'Università Brown. "Quando finalmente invieremo la gente a Marte, vorremmo inviarli dove c'è l'acqua".

La scoperta di grossi depositi di ghiaccio d'acqua sepolti in terreni poco profondi, vicino all'equatore di Marte potrebbe suscitare speranze per gli astrobiologi che cercano la vita su Marte o per i futuri coloni che cercano una fornitura di acqua, tuttavia tale presenza suscita anche un mistero per gli scienziati del clima marziano.

I depositi di ghiaccio, infatti, rappresentano anche un rompicapo. Secondo i modelli attuali del clima di Marte, il ghiaccio equatoriale su Marte non può persistere per più di 125.000 anni. Questo perché sublimerebbe gradualmente nell'atmosfera, anche se sepolto sotto uno strato superficiale di terreno isolante.

Quali le possibili spiegazioni?

Se il ghiaccio veramente esiste, potrebbe essere la prova di un cambiamento nell'asse rotazionale di Marte entro tale intervallo di tempo, spiega l'astrofisico Jack Wilson. A differenza della Terra, Marte non ha una grande luna per aiutare a "soffocare" la vibrazione a lungo termine del suo asse orbitale. Se l'asse del pianeta però, si fosse inclinato più del suo attuale 25°, un certo ghiaccio polare si sarebbe sublimato e si è spostato verso le latitudini più basse.

Lo stesso Jack Wilson riconosce che la spiegazione avanzata è assai improbabile, poiché l'asse rotazione di Marte non dovrebbe oscillare su scale così rapide.

Un'altra possibilità, ha affermato sempre Wilson, è che la composizione del suolo di Marte, fornisca anche una barriera al vapore per aiutare a soffocare la sublimazione e l'isolamento fisico.

Ad ogni modo, indipendentemente dalle cause per le quali il ghiaccio equatoriale è arrivato lì, se come nel caso del cratere Hale, trova un modo per raggiungere la superficie e talvolta si scioglie, potrebbe fornire un ambiente accogliente per i microbi, e per la vita in generale.

Marte, il pianeta rosso, il pianeta che nel nostro sistema solare è più simile alla Terra e come la Terra si trova nella cosiddetta fascia abitabile (né troppo lontano né troppo vicino al Sole), potrebbe essere molto più ospitale di quanto si riteneva solo pochi anni fa. Più si studia questo pianeta e più emerge chiara la possibilità che il pianeta rosso, ritenuto già abitabile in un remoto passato, conservi ancora apparentemente ben celate, tutte le caratteristiche per tornare ad ospitare forme di vita, ad ogni latitudine, sempre ammesso che d'indigene non ce ne siano più. Quando quel giorno arriverà, gli alieni saremo noi ... o forse no!

Stefano Nasetti

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