Neuralink, il controllo della mente

 

(Questo articolo è stato pubblicato anche sulla rivista IL GIORNALE DEI MISTERI nel numero 558 di Novembre/dicembre 2021)

Viviamo in un epoca di raccolta dati e sorveglianza di massa. Gli obiettivi di milioni di telecamere sparse ovunque nelle città, nelle strade, negli esercizi commerciali e nelle nostre case, sui nostri smartphone, sui nostri PC, nei sistemi domestici di allarme tutti connessi alla rete, ci osservano continuamente, spesso a nostra insaputa, raccogliendo continuamente informazioni sui nostri comportamenti, sulle nostre abitudini, sul nostro stile di vita, sui nostri gusti in fatto di amicizie, passioni, consumi. Se tutto questo non bastasse, oggi anche tutti gli altri oggetti connessi alla rete (praticamente tutti quelli preceduti dalla parola “smart”) fanno altrettanto, non solo attraverso i microfoni, anch’essi sempre più presenti che non si trovano più soltanto negli smartphone, ma istallati anche nei decoder delle TV digitali, negli speaker da salotto, negli orologi smart, ma anche attraverso altri sistemi, raccogliendo tante altre informazioni come, ad esempio, quante volte utilizziamo il climatizzatore o la nostra caldaia “smart”, qual è la temperatura dell’ambiente a noi più gradita, a che ora ci alziamo la mattina, quante volte facciamo la lavatrice, la lavastoviglie, ecc. Perfino la nostra salute è continuamente monitorata attraverso i vari gadget Fitbit (quelli cioè utilizzati per il monitoraggio dell’attività fisica, come cardiofrequenzimetri e contapassi). Quando poi non sono questi strumenti a raccogliere passivamente i dati e le informazioni su di noi e sulle nostre vite, siamo noi stessi, paradossalmente, a completare l’opera, scrivendo e condividendo in continuazione le nostre sensazioni e i nostri pensieri scrivendo sui social. Si può affermare tranquillamente che la privacy, benché continuamente nominata e apparentemente tutelata da diverse Autorità e norme di legge, di fatto non esiste più o quasi!

Accantonando in questa sede, tutte le riflessioni riguardo a quanto possa essere (o sia) pericolosa questa concentrazione di informazioni che ci riguardano nelle mani di poche aziende e persone, pericolo di cui tutti dovrebbero prendere piena consapevolezza, potrebbe apparire in questo contesto, che i nostri pensieri e la nostra mente siano gli ultimi baluardi della privacy. Nella nostra mente sembra nascondersi la nostra vera e residua intimità che nessuno potrebbe mai riuscire a violare. Solo noi infatti, potremmo decidere di condividere o meno un nostro pensiero, confidandolo a voce o per iscritto, a qualcun altro. Ma è davvero così?

Se fino a quest’anno (2021) potevamo rispondere con un perentorio Sì, quello che sta per terminare potrebbe essere davvero uno degli ultimi anni in cui le persone potranno avere ancora un minimo di intimità e privacy.

A quanto sembra infatti, con l’inizio del prossimo anno (2022) e con qualche mese di ritardo rispetto ai programmi iniziali, qualcuno comincerà a sperimentare sull’uomo dei minuscoli oggetti “smart” in grado di connettere la mente umana direttamente ad un computer. A differenza di molti altri apparecchi simili già sperimentati nel recente passato però, questa volta non ci si limiterà a monitorare l’attività elettrica prodotta dal cervello umano, ma ad interpretarla e a tradurla in parole, suoni, comandi e perfino “sensazioni” tangibili e riproducibili, in modo da trasformare i pensieri in realtà nel vero senso della parola, al punto di rendere quasi indistinguibile (nell’arco dei prossimi anni) i pensieri e la “realtà virtuale” da essi generata, dalla realtà tangibile.

L’ambizioso ma anche disumanizzante progetto di collegamento tra attività neuronale umana e macchina, è portato avanti dalla società dall’esaustivo nome di “Neuralink” (appunto “collegamento ai neuroni”), di proprietà dell’imprenditore multimilionario sudafricano Elon Musk, già proprietario della fabbrica di auto elettriche Tesla (che ha stravolto negli anni passati il mercato automobilistico dimostrando che un’auto elettrica poteva avere anche prestazione da auto sportiva) e della innovativa e ultra ambiziosa compagnia aerospaziale Space X (l’unica ad essere stata in grado di costruire razzi riutilizzabili ad atterraggio verticale per l’esplorazione spaziale, e che ha in programma di creare colonie umane su Marte entro i prossimi dieci anni).

Il curriculum di Musk sembra suggerire di non prendere sottogamba il progetto di Neuralink che, con il dichiarato obiettivo finale di “fondere” il cervello umano all’Intelligenza Artificiale (IA), sembra voler realizzare quella tecnologia finora vista soltanto in film di fantascienza come “Matrix”.

Il progetto, partito nel 2017 nello scetticismo generale della comunità scientifica, è avanzata in modo spedito, avvalendosi ti tutte le conoscenze rivoluzionarie provenienti dall’ambiente neuroscientifico fatte negli ultimi cinque anni che hanno dimostrando incontrovertibilmente la possibilità paventata da Musk, di poter connetter la mente umana alle macchine e di poter influenzare e condizionare i pensieri, fino a controllare il comportamento delle persone, proprio come nella finzione cinematografica.

Se negli ultimi anni è stata dimostrata la capacità tecnologica umana di stimolare o inibire l’attività  di determinate aeree cerebrali che influiscono sul comportamento umano come la socialità, l’aggressività, la pazienza e addirittura il senso di responsabilità attraverso tecniche sempre meno invasive che vanno dall’interferenza a distanza attraverso campi elettromagnetici fino alla stimolazione con fasci di luce capaci di attivare singoli neuroni (optogenetica), quanto proposto da Neuralink è un qualcosa di diverso.

Musk aveva presentato nel 2019 un chip con fili ultra sottili in grado di essere impiantati nel cervello con estrema precisione da un robot.

Nel 2020 Neuralink aveva poi testato i chip su diversi animali, tra cui un maiale di nome Gertrude. Il dispositivo istallato nel cervello del maiale trasmetteva dati sull’attività cerebrale del suino a un computer. Il chip infatti, era progettato in modo tale da poter gestire vari canali connessi alle diverse parti del cervello e, al tempo stesso, era in grado di connettersi a un computer tramite un cavo USB-C. In questo modo, poteva trasferire l’elevato volume di dati raccolti generato dal cervello, in modo da poter essere poi elaborati da un PC. Il collegamento tramite cavo però, aveva potenziali ripercussioni sullo stato di salute dell’animale.

Ad inizio 2021 il chip era stato implementato. Il cavo è stato sostituito da una connessione wireless grazie alla tecnologia bluetooth, e impiantato su una scimmia che è stata in grado di giocare a dei videogiochi soltanto attraverso l’uso della mente, sebbene il dispositivo non fosse più in grado di raccogliere e inviare tutta l’elevata mole di dati prodotti dal cervello dell’animale come invece avveniva nella versione precedente del chip connesso con il cavo.

Nella medesima occasione Musk aveva annunciato un ulteriore nuovo modello di chip, denominato V2.

Il nuovo modello misura 23mm di diametro (come una piccola moneta) per 8mm di spessore, ha una batteria con un’autonomia operativa di una giornata e può essere ricaricato di notte tramite accoppiamento induttivo, come avviene con la ricarica senza fili di smartphone o dispositivi indossabili. All'interno raccoglie sensoristica e chip di comunicazione con l'esterno: ci sono infatti, accelerometri, giroscopi, sensori di temperatura e pressione. Musk in sede di presentazione ha scherzato dicendo che “è come avere un Fitbit nel cervello”.

Il dispositivo è poi dotato di sottilissimi fili conduttivi dello spessore compreso tra 4 e 6 nanometri e provvisti di microscopici elettrodi (il singolo dispositivo ne supporta fino a 1024) che potranno essere inseriti direttamente nel tessuto cerebrale, così che possano recepire i e leggere i segnali trasmessi dai neuroni. Segnali che vengono amplificati e quindi digitalizzati da dei convertitori analogico-digitali presenti all'interno di V2 per poter caratterizzare direttamente la forma degli impulsi dei neuroni. Secondo i dati condivisi, il chip è capace di impiegare 900 nanosecondi per elaborare i dati neurali in arrivo. Il dispositivo può infine collegarsi tramite bluetooth ad uno smartphone o ad un computer.

Le operazioni di impianto nel cervello sarebbero anche relativamente veloci: il tutto potrebbe essere eseguito in circa un'ora, senza anestesia totale, e un paziente potrebbe entrare in clinica la mattina per poi lasciarla nel pomeriggioIl dispositivo può anche essere rimosso senza lasciare alcun danno permanente.

Ma se oggi il tutto si limita alla capacità di leggere e interpretare gli impulsi neurali, il prossimo passo (già annunciato) di Neuralink sarà quello di “scrivere” sui neuroni.

Perché sia possibile farlo in sicurezza, però, bisogna prima riuscire a controllare una serie di aspetti, come la collocazione precisa di un campo elettrico nella zona del cervello che si intende stimolare, la possibilità di usare diverse correnti per diverse regioni della testa e, soprattutto, assicurarsi che non vi sia un danno permanente dovuto ad un utilizzo prolungato nel corso del tempo.

Il nuovo chip in via di sviluppo, in primo luogo sarà utilizzato per trattare le malattie neurologiche. Ma l'obiettivo a lungo termine è rendere gli impianti così sicuri, affidabili e semplici da destinarsi a quella che viene definita “chirurgia elettiva”. Le persone più facoltose potrebbero quindi spendere qualche migliaio di dollari per dotare il proprio cervello una maggiore potenza di calcolo. 

Gli impianti del chip inoltre, potranno leggere e scrivere l'attività cerebrale. Secondo Elon Musk l'interfaccia cervello-macchina potrebbe fare qualsiasi cosa, dalla cura della paralisi al dotare le persone di “poteri telepatici”.

Ancora più ambizioso delle precedenti versioni, l’obiettivo di Elon Musk e della sua azienda Neuralink è quello di impiantare chip nel cervello allo scopo di permettere alle persone di regolare il proprio umore, bilanciando i livelli ormonali all'interno dell'ipotalamo. Sudi neuroscientifici ufficiali hanno già dimostrato questa possibilità oggi ottenuta attraverso però, solo con l’impiego di farmaci.

Secondo le promesse di Musk, presto questa tecnologia in sviluppo sarà in grado di controllare le emozioni degli esseri umani, emettendo onde elettromagnetiche a frequenza e ampiezza superiori a quelle naturali. Non c'è quindi solo la parte di controllo delle emozioni, ma anche di raccolta dati tramite avveniristiche connessioni tra computer e cervello.

L'interfaccia neurale non solo promette di rivoluzionare il modo in cui si potranno affrontare patologie neurologiche che oggi trovano difficile soluzione o sono gestite solo mediante trattamenti farmacologici, ma anche di risolvere e gestire dipendenze o disturbi comportamentali.

 L’applicazione di queste nuove tecnologie presentate sempre con la scusa di essere utilizzate per il benessere dell’umanità, continuano a inquietare tutti quelli che, dotati di lungimiranza e conoscendo la natura umana, nutrono perplessità e inquietudine sui possibili utilizzi impropri di questa tecnologia.

Il controllo della mente umana sembra dietro l’angolo. Saremo tutti robot e perderemo il nostro libero arbitrio a vantaggio di chi avrà il controllo di questa tecnologia?

A gettare benzina sul fuoco è la consapevolezza che quella di Musk non è una corsa in solitaria. Molte aziende stanno lavorando al controllo del pensiero dai computer e sono in fase di sviluppo più interfacce cervello-macchina. Facebook, ad esempio, sta finanziando un progetto per tradurre l'attività cerebrale in parole, tramite algoritmi, per dare voce a persone mute a causa di malattie neurodegenerative. Molti scienziati sottolineano, tuttavia, che il cervello non è così compartimentato come si vorrebbe pensare e che la strada è molto più lunga di quanto non appaia.

La storia recente però ci ha insegnato che con Musk, dalla scienza alla fantascienza il passo è breve: "Sarete in grado di salvare i vostri ricordi e anche potenzialmente scaricarli su un altro corpo o su un robot", ha affermato il miliardario sudafricano, che ha concluso la sua presentazione affermando, quasi a lanciare un monito, che "il futuro sarà strano". Se migliore o peggiore sarà a noi stabilirlo, vigilando che non si abusi di queste tecnologie in grado di annichilire definitivamente ciò che fa sempre distinto l’uomo dagli altri animali: l’umnaità.

Stefano Nasetti

© Tutti i diritti riservati. E' vietata la riproduzione, anche solo parziale dei contenuti di questo articolo, senza il consenso scritto dell'autore

Fonti: