Report UFO al Congresso USA: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

(Questo articolo è stato pubblicato anche sulla rivista UFO INTERNATIONAL MAGAZINE nel numero 100 di Agosto 2021)Finalmente è arrivato! Dopo circa sei mesi di attesa, è stato consegnato al Congresso USA il più atteso report sugli UFO degli ultimi anni. È arrivata dunque l’ammissione dell’esistenza degli alieni? Non proprio.

 

In molti, tra gli appassionati del fenomeno UFO sono rimasti delusi dal contenuto del documento, mentre molti altri, soprattutto nei media mainstream da sempre scettici riguardo le visite extraterrestri, hanno quasi esultato per il mancato annuncio, ma anch’essi, dopo un primo una prima scomposta reazione e dopo aver tirato un sospiro di sollievo, non ne sono usciti del tutto soddisfatti. Ognuno, come è ormai costume nella società di oggi, cercava conferma alle proprie idee, alla propria realtà, anziché semplici informazioni al fine di giungere alla verità. Erano tutti in trepidante attesa, come se la veridicità o meno di un fenomeno o di qualunque altra cosa debba essere “certificata” da una qualche “autorità”, per poter essere legittimata e quindi considerata pienamente reale. Eppure non è così e non dovrebbe mai essere così. Una cosa, una qualunque cosa, non è vera o falsa, esiste o non esiste solo perché qualcuno di autorevole (o considerato tale) si pronuncia a favore o contro di essa. Il Sole esiste e non c’è nessuno che possa convincerci del contrario, perché lo vediamo, lo sentiamo, lo percepiamo, ne abbiamo prove ed evidenza quotidianamente. Nessuna autorità, nessuna persona per quanto autorevole sia, potrà mai negarne l’esistenza. Ma anche molte cose che apparentemente non percepiamo esistono, perché siamo in grado in qualche misura (e con qualche strumento) di rilevarla (anche solo indirettamente). Pensiamo ad esempio alla forza di gravità o al calore trasmesso dalle onde infrarosse contenute in quella parte di frequenza di onda elettromagnetica chiamata luce infrarossa. In questi casi non abbiamo dubbi circa l’esistenza di queste cose, anche se la maggior parte di noi non ha la possibilità di toccarle materialmente con mano. Abbiamo quindi necessità che qualcuno ci dica che abbiamo ragione? Certamente no!

Al contempo è anche vero che credere a qualcosa non la rende vera. Come ho avuto già modo di affermare dalle pagine di questa rivista (vedi il numero 97 di maggio 2021) e ancor prima sul mio blog (wwwe.illatooscurodellaluna.webnode.it) e nel mio primo lavoro editoriale (Il lato oscuro della luna – ed.2015)  l’argomento UFO non è una questione di fede, ma di conoscenza scientifica.

Spesso invece, il tema è trattato alla stregua di una religione. Nelle religioni, in barba all’assenza di qualunque evidenza tangibile, le autorità (religiose) ci dicono che esiste un Dio e che questo abbia non solo creato ogni cosa, ma che addirittura osservi e si occupi della vita di ciascun essere dell’universo, disponendone il destino ma al contempo, lasciando a ciascuno la decisione riguardo il compimento dello stesso, attraverso la scelta del proprio fato, da realizzare con le proprie scelte personali, le azioni nel quotidiano, con l’esercizio del libero arbitrio. Ma, in questo caso, si tratta di religione, e tutto il costrutto fatto di fantasiosi aneddoti, di riti (il cui reale significato rimane sovente incompreso dalla maggioranza dei fedeli), di previsioni di un futuro nefasto e promesse di “ritorni” mai verificatesi o di “felicità” impossibili da verificare, si fonda su atti di fede, su delle credenze.

A differenza delle religioni quindi, in cui sono le autorità a definire unilateralmente ed inconfutabilmente (almeno per molti) i confini del “reale” e “dell’irreale”, il tema ufologico si basa su millenarie evidenze tangibili. Gli ufologi lo sanno (o dovrebbero saperlo) bene. Perché allora tanta attesa per il contenuto di un documento di un’autorità politico-militare che già in passato, e per decenni aveva dato evidenza della sua poca attendibilità, negando o addirittura disconoscendo qualunque fenomeno o testimonianza documentata sul tema extraterrestre? Per quale motivo ci si aspettava un inversione di rotta a 180° e una palese e inconfutabile affermazione del tipo “gli alieni esistono e sono tra noi”? Al contempo tra gli scettici, da sempre inclini a relegare la propria percezione cognitiva del “reale” nei limiti stabiliti alle autorità alle quali hanno ormai delegato e affidato completamente la propria intelligenza, era più comprensibile l’ansia legata al rischio di poter vedere vanificati anni di dibattiti e ore di confronti, spesi a negare l’esistenza degli UFO e a denigrare e ridicolizzare gli ufologi.

La reazione in un senso o nell’altro, è frutto delle proprie personali aspettative riguardo il contenuto di un documento che, evidentemente e logicamente, non poteva avere alcun carattere di perentorietà.

Solo poco meno di un mese fa (numero 98 Giugno 2021), sulle pagine di questa rivista pubblicavo un articolo (a cui è stata dedicata anche la copertina) dal titolo “La disclosure è in atto?”. La formula interrogativa non era affatto casuale.

Nell’articolo, infatti, evidenziavo come negli ultimi decenni fossero stati desecretati e resi pubblici centinaia di migliaia di documenti governativi e militari riguardo gli UFO. Molte delle milioni di pagine però, erano in tutto o in parte oscurate. Il contenuto di questi documenti (ancora non del tutto studiati) era dunque estremamente parziale, e non era possibile direttamente, evincerne una verità univoca. Perché questa volta avrebbe dovuto essere diverso? Solo perché qualcuno si era fatto prendere dall’entusiasmo per le affermazioni di qualche politico e dalla divulgazione di qualche filmato la cui autenticità era stata confermata dalle autorità militari?

La delusione di ufologi e appassionati e il sollievo provato dagli scettici è giustificato?

Prima di esprimere le mie considerazioni riguardo se il contenuto del nuovo report consegnato al Congresso USA il 25 giungo scorso (2021), sia significativo o meno, andiamo ad analizzare cosa è stato affermato in esso.

L’Intelligence della più grande superpotenza al mondo ha ammesso che negli ultimi 17 anni sono stati 143 gli oggetti volanti non identificati che hanno impunemente attraversato il suo spazio aereo, eludendo e beffando i suoi sofisticati sistemi di difesa. Al contempo ha riconosciuto che nel medesimo lasso di tempo, nonostante la sua tecnologia militare, un valanga di milioni di dollari stanziati in nero e una squadra ad hoc (denominata UAPTF, acronimo di UAP Task Force) incaricata di indagare su questi fenomeni, non è stata in grado di capire cosa fossero e da dove venissero, in quella che sembrerebbe apparire come una clamorosa ammissione di incapacità e incompetenza. Un aspetto, quest’ultimo, che non dovrebbe essere sottovalutato poiché da sempre gli Stati Uniti fanno della propria immagine  (sovente sostenuta da una propaganda mediatica senza pari e attuata in ogni angolo del pianeta e con qualunque mezzo, dai fumetti, al cinema, dalla giornali alla televisione, dai palazzetti dello sport alle università) una ragione di vita. Perché dunque una così plateale ammissione di incapacità? Che tutto questo non sia frutto del caso?

Ecco cosa emerge dal rapporto preliminare sugli UAP che l’Ufficio del Direttore della National Intelligence, di concerto con il Segretario alla Difesa, ha consegnato il 25 giugno al Congresso americano. Il contenuto dell’attesissimo report è ancora più vago e inconsistente dei quanto annunciato e previsto.

Infatti, pur ammettendo che dei 144 casi esaminati solo uno è stato identificato (si trattava di un grande pallone sonda mezzo sgonfio), gli autori del documento si dicono comunque certi che tutti gli avvistamenti rientreranno in una di queste cinque categorie: detriti vari (uccelli, droni, sacchi di plastica), fenomeni atmosferici naturali (cristalli di ghiaccio, anomali termiche, meteoriti, ecc), velivoli sperimentali segreti prodotti dal governo americano, velivoli segreti sconosciuti di potenze straniere (Russia o Cina) oppure “altro”.

Ad eccezione dell’ultima categoria (“altro”) fa sorridere il fatto, che sebbene gli USA non sappiano cosa siano, sono però già certi (non si sa bene sulla base di cosa) che quando lo sapranno (se mai un giorno lo scopriranno decideranno di farcelo sapere), con una probabilità su cinque (se vogliamo attribuire alle cinque categorie le stesse possibilità probabilistiche) non sarà nulla di straordinario. Al contempo, con la categoria denominata “altro”, nella quale ognuno di noi può far rientrare quel che più gli aggrada senza sbagliare, si lasciano una “porta aperta” anche nel remoto caso futuro venisse rivelata la realtà aliena (perché quella UFO di fatto lo è già stata, come vedremo), tanto da poter dire “lo avevamo messo in conto”.

Nel suo contenuto vago, ambiguo e ondivago, il report prosegue affermando che: «La maggior parte degli UAP riportati, probabilmente rappresentano reali oggetti fisici visto che la maggioranza di essi sono stati registrati da sensori multipli, inclusi radar, infrarossi, apparecchiature elettro-ottiche, puntatori d’arma e osservazioni dirette». Dunque, oggetti reali. In questa categoria rientrano 80 dei 144 casi. Una descrizione che ricalca perfettamente la definizione di UFO (Unidentified Flying Object) molto più che quella di UAP (Unidentified Aerial Phenomenon). A fronte però dio quello che sembrerebbe un passo in avanti è seguito un egual passo indietro.

Poche righe dopo infatti, gli analisti di Washington specificano che: «In un numero limitato di incidenti, gli UAP riportati sembravano mostrare caratteristiche di volo inusuali. Queste osservazioni potrebbero essere il risultato di errori dei sensori, di spoofing (ovvero, un tipo di attacco informatico che altera i dati) o di fraintendimento dell’osservatore e richiedono un’ulteriore analisi rigorosa». Ancora una volta non si può non notare l’ammissione di inadeguatezza delle proprie tecnologie militari, addirittura alla mercé di potenziali hacker terrestri o di errori strumentali. Una spiegazione tanto banale quanto puerile, se non volessimo considerare la possibilità che manifestare pubblicamente i limiti della propria tecnologia (sminuendo la propria immagine di superpotenza internazionale) possa essere propedeutico al raggiungimento di finalità e obiettivi che oggi sembrano sfuggire all’opinione pubblica.

Volendo per il momento escludere tale possibilità che approfondiremo più avanti, la spiegazione addotta sarebbe “non capiamo cosa siano e allora pensiamo che si tratti di errori (quindi i sensori multipli, i radar, le telecamere agli infrarossi in contemporanea non avrebbero funzionato a dovere per ben 18 volte),  l’azione di qualche hacker oppure i piloti hanno visto male”. Chissà cosa ne pensano i piloti stessi e tutto il personale militare che ha visto, con i propri occhi oltre che con gli strumenti, questi oggetti dalle caratteristiche di volo anomale (18 incidenti descritti in 21 differenti relazioni) con queste parole, molto significative (di cui nel nuovo report non si fa minimamente accenno): «sembravano rimanere stazionari, andare controvento, fare manovre improvvise o muoversi a velocità considerevoli, senza la possibilità di distinguere mezzi di propulsione».

Nel report non viene fatto cenno neanche della capacità di questi “oggetti reali” di spostarsi tanto in acqua che in atmosfera (gli Ufo transmedium di cui ho parlato in un articolo nel precedente numero, il 97 di questa rivista) o le loro accelerazioni istantanee, tutte caratteristiche che fanno escludere che possa essersi trattato si fenomeni, oggetti o veicoli rientranti in tutte le prime quattro categorie citate nel report. Avete mai visto infatti un uccello, una meteora, o un qualunque apparecchio di costruzione terrestre capace di compiere svolte di 90°, accelerare istantaneamente di migliaia di km/h o che abbia la capacità di passare dal volo aereo all’immersione e poi alla navigazione sottomarina senza rallentare o schiantarsi all’impatto con l’acqua?

Il gruppo di ricerca che ha redatto il rapporto giustifica l’inconcludente indagine con la mancanza di dati validi: «La quantità limitata di report di alta qualità riguardo i fenomeni aerei non identificati riduce la nostra capacità di raggiungere precise conclusioni sulla loro natura o intento», si legge.

Un’altra aperte e palese critica alla limitatezza della tecnologia militare statunitense, quella che dovrebbe essere la più avanzata al mondo, dal momento che i dati erano stati raccolti dal loro personale e con i loro mezzi, e non raccolti o forniti da comuni cittadini o ufologi.

Infine la UAPTF termina il documento sottolinenando la necessità di aumentare i fondi (perché tutto il mondo è Paese e così come accade anche alle nostre latitudini, non si deve mai lasciar fuggire l’occasione per chiedere altro denaro) per aumentare e standardizzare la raccolta dei dati considerata la potenziale minaccia insita negli UAP, indipendentemente dalla loro origine, ribadendo nel rapporto che questi avvistamenti sono un concreto rischio ai voli aerei e una minaccia reale alla sicurezza nazionale, affermazione anch’essa non trascurabile nella possibile e futura presentazione del fenomeno UFO.

Come detto infatti, risulta appena ventilata la possibilità che gli UAP siano stati progettati o costruiti da potenze nemiche straniere, mentre non è presente il minimo accenno all’ipotesi non umana, invece pronunciato da fonti militari nelle anticipazioni che pure il solitamente ben informato New York Times aveva dato per certo. È probabile che l’anticipazione era stata fatta trapelare proprio per vedere il potenziale effetto che un’apertura di questo tipo (e che presentata con la formula “non si può escludere” poteva essere interpretata da molti come una conferma all’esistenza aliena), avrebbe avuto nell’opinione pubblica. Si è quindi preferito far marcia indietro, lasciando evidentemente la componente extraterrestre nell’ampia e vaga categoria “altro”?  All’apparenza dunque, il documento non ha detto nulla di nuovo rispetto al comunicato ufficiale del Pentagono nell’estate 2020.

A mio parere però, non è del tutto così. Rispetto ai tantissimi ufologi e appassionati delusi o agli altrettanto disillusi scettici che non hanno visto stroncare definitivamente l’argomento “alieni”, personalmente penso che, nonostante la vaghezza e per quanto detto nell’incipit di questo articolo in merito alle considerazioni di cosa sia vero o no, ritengo che il bicchiere vada visto più mezzo pieno che mezzo vuoto.

Innanzitutto va registrata l’ennesima ammissione, sebbene non esplicita come qualcuno sperava, che il fenomeno UFO è un fenomeno reale e non di fantasia. Può sembrare una ammissione banale per molti ufologi e appassionati ma, come tutti sappiamo, per decenni (e ancora oggi) i racconti di avvistamenti sono fatti passare dai mass media per allucinazioni collettive, fantasie di bontemponi o follie di squilibrati, insomma per qualcosa di assolutamente inesistente, e così sono percepiti da gran parte dell’opinione pubblica, soprattutto quando si affronta l’argomento in modo collettivo, in più persone, cosa che invece si attenua quando se ne parla individualmente con una o poche persone alla volta.

Il secondo aspetto rilevante, a mio modo di vedere, è che l’ennesima, plateale e pubblica ammissione che il fenomeno sia studiato dalle autorità militari e politiche segni un ulteriore punto a favore nella partita tra sostenitori e scettici degli UFO e delle visite aliene, poiché questi ultimi spesso sostengono addirittura l’inesistenza del fenomeno, affermando che l’esistenza di progetti segreti, delle basi in cui sono compiuti gli questi studi, siano infondati argomenti complottisti.

Personalmente non mi aspettavo alcuna dichiarazione palese del tipo “gli alieni esistono e sono tra noi”. Mi interesso dell’argomento ormai da troppi anni per non capire che questo tipo di comunicazione non avverrà mai o, in ogni caso, non era questo il contesto per una simile affermazione.

Allora perché la divulgazione di tutti quei filmati dichiaratamente “autentici” operata dalle autorità militari e politiche statunitensi negli ultimi anni?

I tempi che stiamo vivendo vedono il mondo attraversare una transizione sociale e democratica, in cui i Governi, con un passo indietro di oltre settant’anni, si stanno riappropriando di quell’egemonia giuridica rispetto ai diritti umani e individuali dei cittadini, che era caratteristica peculiare dei regimi nazionalistici (fascisti, nazisti e comunisti) del secolo scorso (ne parlo diffusamente nel mio ultimo libro “Fact Checking – La realtà dei fatti, la forza delle idee” – Ed.2021). In tale ottica, l’inedita e reiterata ammissione dell’inadeguatezza dei propri sistemi di difesa e della propria tecnologia di fronte agli UAP da parte degli Stati Uniti, potrebbe non essere del tutto casuale. In passato quasi ogni rapporto ufficiale delle agenzie governative americane sugli UFO, concludeva affermando che qualunque fosse la natura del fenomeno, questo non rappresentava un problema di sicurezza nazionale. Eppure abbiamo registrato racconti documentati di UFO che hanno attivato e disattivato armi nucleari (incidente del 1967, la Base dell’Air Force a Maelstrom in Montana), che hanno eluso e disattivato gli armamenti dei caccia inviati ad intercettarli (incidente del 19 settembre 1976 a Teheran in Iran e quello del giugno del 1948 nella base sovietica di Kapustin Yar), hanno percorso lo spazio aereo statunitense senza poter essere fermati (battaglia di Los Angeles del 24 febbraio 1942), gironzolare intorno ai test di missili balistici (come quello del missile Atlas nel 1964) o attorno ad uno dei primi voli dell’aereo di linea supersonico anglo-francese Concorde, che copriva la rotta tra Parigi, Londra e New York, solo per citarne alcuni (per i dettagli e altro rimando al mio libro “Il lato oscuro della Luna” – Ed.2015).

Da decenni si parla del Progetto Blu Beam, un progetto che sarebbe in grado di proiettare ologrammi nel cielo per simulare apparizioni religiose o invasioni aliene. Negli ultimi mesi sono stati resi noti, dell’esercito americano, filmati (del 2012) in cui sono ripresi droni di fabbricazione statunitense, capaci di viaggiare accanto a caccia militari, compiendo manovre bizzarre, fino a velocità superiori a 600 km/h, mentre sono ormai di pubblico dominio (visionabili anche su Youtube) i video di giochi di luce messi in atto dalla Cina e da altri Paesi orientali, nel cielo delle proprie città, attraverso sciami di droni perfettamente coordinati, in grado di formare figure e compiere evoluzioni spettacolari.

In considerazione di tutto ciò, è possibile che le inedite dichiarazioni della limitatezza e dell’inadeguatezza delle proprie tecnologie difensive che le autorità militari hanno denunciato nella versione pubblica del report consegnata al Congresso USA, siano il preludio alla messa in scena di una “invasione aliena” fatta per giustificare, con la scusa di garantire sicurezza, l’assunzione di misure restrittive delle libertà individuali e personali, con la “compressione”, come si dice oggi (o per meglio dire la “soppressione”) dei diritti umani fondamentali dei cittadini? Dopo ciò che è avvenuto a partire dal 2020 (o forse già dal settembre 2001) non sarebbe da sorprendersi. Ma se volessimo considerare questa solo come una remota o alquanto fantasiosa (per alcuni) possibilità, rimane da dire che quello consegnato al Congresso USA lo scorso 25 giugno, è risultato essere, secondo il sito dell’ufologo John Greenewald proprietario del portale The Black Vault, solo una parte del rapporto redatto dalla UAPTF.

Infatti, come confermato in una e-mail dal portavoce dall’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale (ODNI) il rapporto completo aveva un “allegato classificato” (e per questo non divulgato). “Il rapporto classificato include alcune informazioni aggiuntive che non possono essere declassificate coerentemente con la protezione di fonti e metodi”, si legge nell’email.

L’ODNI ha comunicato che non rilascerà ulteriori dichiarazioni a riguardo, neanche in merito al fatto se nella parte secretata ci fossero foto, immagini o filmati corredate di date orari e località degli avvistamenti, ed ha altresì sottolineato che nonostante l’omissione, le conclusioni contenute nei due report sono le stesse. Nella parte omessa quindi, non ci sarebbero informazioni rilevanti tali da compromettere o stravolgere la conclusione ufficiale (esistono, non sappiamo cosa siano, ma siamo certi all’80% che sono fenomeni “terrestri” e ma siamo altresì certi che costituiscono un problema per la sicurezza nazionale). Il sito The Black Vault ha inoltrato una richiesta ai sensi del FOIA per ottenere anche questa versione secretata del documento. Vedremo se in futuro sarà divulgata e se sarà possibile conoscerne altri elementi significativi.

Nel frattempo, possiamo affermare con piena consapevolezza e in piena tranquillità che gli UFO non sono un fenomeno moderno e che non sono un argomento per creduloni o ignoranti scientifici.

Stefano Nasetti

© Tutti i diritti riservati. E' vietata la riproduzione, anche solo parziale dei contenuti di questo articolo, senza il consenso scritto dell'autore