Segnali alieni o no?

(Questo articolo è stato pubblicato anche sulla rivista UFO INTERNATIONAL MAGAZINE nel numero di Aprile 2021)

Nel corso dei decenni del progetto SETI, sebbene nessun segnale di indubbia origine intelligente extraterrestre sia stato captato, alcuni segnali ricevuti hanno fatto sobbalzare sulla sedia gli astronomi. L’origine di tali segnali rimangono ancora oggi avvolta nel mistero.

Il 15 agosto del 1977, il volontario del SETI  Jerry R. Ehman (professore di astronomia alla Franklin University), era a lavoro presso il radiotelescopio Big Ear (“Il Grande Orecchio”) l’osservatorio astronomico dell’Ohio, quando, alle 23:16 captò un insolito segnale radio di 72 secondi. Il segnale, che sembrava provenire dal Sud-Est della costellazione del Sagittario, forse dalla  stella Tau Sagittari, distante circa 122 anni luce da noi, aveva alcune caratteristiche che fanno pensare ancora oggi, che potesse essere non naturale.

Solo alcuni giorni dopo quell’evento, probabilmente il 19 agosto, Ehman si rese finalmente conto dell’importanza di quanto intercettato nei giorni precedenti. Infatti i segnali, registrati da un computer IBM1130, su cui era caricato un software denominato N50CH che interagiva con il ricevitore esterno per acquisire ogni secondo i valori di intensità da ognuno dei 50 canali, erano assolutamente unici.

Gruppi di dieci valori alla volta venivano combinati per generare un numero per ogni canale, e quest’ultimo era convertito in un singolo numero o lettera, che veniva stampato su un foglio. Analizzando la stampa relativa alla ricezione delle ore 23:16 del 15 agosto, la prima cosa che fece dopo aver strabuzzato gli occhi, fu scrivere sopra il foglio stesso ciò che stava pensando.

Questa sequenza è oggi ricordata come segnale “Wow!” dalla parola che Jerry R. Ehman annotò sul foglio, al fianco del tabulato con i dati.

Il segnale aveva caratteristiche uniche mai intercettate prima da nessun altro radiotelescopio, sia per durata, sia per intensità.

Innanzitutto il segnale aveva una durata di 1 minuto e 12 secondi. La matrice che stava utilizzando Ehman non permetteva di andare oltre questo arco temporale. Il radiotelescopio Big Ear infatti, era a puntamento fisso, utilizzava cioè la rotazione della Terra (girando con essa alla medesima velocità) per investigare la volta celeste. Ciò significa che un qualsiasi punto nello spazio, sarebbe uscito dal suo campo di ricezione dell’antenna dopo esattamente 72 secondi, senza alcun margine di errore. Un segnale inferiore o superiore ai 72 secondi, sarebbe quindi dovuto appartenere necessariamente ad una fonte terrestre, un satellite artificiale o altro. Al contrario un segnale che fosse durato invece esattamente 72 secondi, artificiale o meno che fosse, sarebbe dovuto essere di origine extraterrestre. In quest’ultimo caso inoltre, il segnale avrebbe dovuto mostrare una crescita di intensità graduale per i primi 36 secondi (cioè fino al punto in cui il segnale radio non avesse raggiunto il centro della finestra di osservazione), decrescendo poi gradualmente nei restanti 36 secondi. Il segnale “Wow!” presentava esattamente tali caratteristiche.

Ma c’è di più!

Il segnale “Wow!” aveva un’altra caratteristica ritenuta essenziale nelle ricerche di segnali di origine artificiale extraterrestre. Aveva infatti, una frequenza stretta, cioè una larghezza di banda inferiore ai 10 kHz (tanto da essere captato da un solo canale sui 50 in uso). Si trattava perciò di un segnale netto e preciso, a differenza della maggior parte dei segnali di origine naturale. Ciò escludeva la possibilità che potesse trattarsi di un segnale prodotto da una stella quasar, una pulsar, o altre fonti radiofoniche naturali, facendo così ritenere ancora oggi che si sia trattato di un segnale con una probabile origine artificiale.

Altro aspetto interessante è che il segnale era stato trasmesso ad una frequenza compresa tra i 1.420,356 MHz e i 1.420,456 MHz. Si tratta di una frequenza che non appare casuale. È infatti una frequenza sulla quale è proibito trasmettere per i trasmettitori terrestri, ma che è invece ideale per ricoprire enormi distanze poiché è in grado di perforare le nubi polverose dello spazio. È poi una frequenza vicinissima ai 1.420,405 MHz, che è quella della radiazione dell’idrogeno.

L’idrogeno,  il primo elemento chimico della tavola periodica degli elementi, contrassegnato con numero atomico 1, e soprattutto l’elemento più leggero e più abbondante di tutto l'universo osservabile. A questa frequenza si manifesta la riga spettrale causata dalla variazione energetica dell’idrogeno neutro interstellare. Si tratta della stessa frequenza scelta, proprio per questo motivo, da Frank Drake per trasmettere il primo segnale del primordiale progetto SETI (il Progetto Ozma) nel 1960.

Dall’agosto 1977 in molti hanno avanzato possibili spiegazioni al segnale “wow!”, man mano che le nostre conoscenze astronomiche e scientifiche si sono ampliate. A tutt’oggi però, nessuna spiegazione scientifica plausibile ha portato ad attribuire il segnale ad una fonte naturale o artificiale di origine terrestre. L’ipotesi di un segnale alieno emesso volontariamente rimane assolutamente quella più probabile, sebbene non ancora certa.

Nel 2007 fu resa nota una scoperta (del 2001) significativa. Per la prima volta furono captati segnali radio veloci o FRB (acronimo di Fast Radio Burst), segnali ad alta intensità, emessi su una banda stretta e della durata di pochi millisecondi, che si ripetevano, in alcuni casi, con periodicità. Le loro particolari caratteristiche hanno fatto pensare per molto tempo, che potesse trattarsi di segnali alieni di origine artificiale. Altri segnali dello stesso genere sono stati captati successivamente.

Nel 2017, dopo circa 10 anni dall’ufficializzazione della scoperta del primo FRB e grazie al programma Breakthrough Listen, nato nell'ambito del progetto Seti per la ricerca sulle intelligenze extraterrestri, questi segnali hanno trovato una possibile e probabile spiegazione, almeno nella maggioranza dei casi.

Il progetto Breakthrough Listen che punta, tra gli altri, ad analizzare in modo più efficiente i segnali radio prodotti dalle grandi esplosioni cosmiche in cerca di anomalie che potrebbero avere un'origine artificiale, ha fornito dati essenziali per lo studio pubblicato nel 2016 su sull'Astrophysical Journal.

Avvalendosi di un sistema di intelligenza artificiale collegato ai segnali raccolti dai radiotelescopi, è stata effettuata un'analisi dei segnali radio provenienti dalla sorgente chiamata FRB 121102, che si trova in una galassia distante circa 3 miliardi di anni luce dalla Terra.

I ricercatori si sono concentrati sulla sorgente FRB 121102 perché è molto particolare: è una delle poche a generare questi segnali periodicamente (la maggior parte degli FRB sono prodotti solo una volta). Il sistema di intelligenza artificiale ha analizzato i segnali provenienti da FRB 121102, nell'arco di cinque ore, registrati  il 26 agosto 2017 dal Green Bank Telescope, in West Virginia.

Il sistema ha individuato in questo modo 71 nuovi eventi, portando a 300 il numero dei segnali registrati complessivamente da questa singola fonte dal 2012. Si è visto inoltre che i segnali vengono prodotti in modo irregolare, e che la sorgente alterna periodi di quiescenza a periodi di attività frenetica.

Secondo le ipotesi formulate dai ricercatori, tutti gli FRM potrebbero provenire da una stella di neutroni, ossia da una stella estremamente densa e compatta e che ruota velocemente su se stessa, oppure da una magnetar, ossia una stella di neutroni con un potentissimo campo magnetico, circondata dal materiale espulso dall'esplosione di una supernova. Un'altra ipotesi è che i segnali arrivino dai getti di materia espulsi da un enorme buco nero.La comunità scientifica quindi, oggi propende per l’origine naturale quale spiegazione della fonte della maggior parte degli FRB.

Secondo Siemion, l’astrofisico che cura il progetto SETI Breakthrough Listen, in futuro l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale potrebbe finalmente rivelare in modo univoco l'origine di questi segnali. Anche se si scoprisse che "non sono la firma di una tecnologia extraterrestre, il progetto Breakthrough Listen avrebbe comunque gettato le basi di una nuova area di ricerca" che applica l'intelligenza artificiale alla radioastronomia e "che aiuterà a comprendere l'universo", aveva affermato in quella circostanza.

Nel frattempo il progetto Breakthrough Listen non si è fermato ed è riuscito a captare nuovi segnali di origine misteriose.

Nel dicembre del 2020, la stampa britannica annuncia che un segnale radio anomalo è stato captato dagli astronomi del Breakthrough Listen Project con il radiotelescopio Parkes, che si trova in Australia.

Il segnale proviene dalla direzione della la stella più vicina al Sole, Proxima Centauri, distante “soli” 4,2 anni luce e che sappiamo ha almeno un paio di pianeti che le girano attorno. Il segnale è stato individuato analizzando i dati raccolti nel 2019. La notizia è stata considerata con cautela dai ricercatori del SETI. Sul sito dell’istituto hanno osservato che le possibili sorgenti del segnale potrebbero essere diverse. Nel frattempo sul web si è molto azzardato, se non addirittura speculato, sull’origine del segnale.

Come sempre in questi casi, per determinare la reale origine e la natura del segnale gli scienziati hanno cominciato ad procedere per esclusioni. Una prima verifica è stata quella di spostare avanti e indietro l’antenna del radiotelescopio, per capire se il segnale rimanesse costante. Se infatti, il segnale fosse rimasto invariato durante i movimenti dell’antenna, il segnale quasi sicuramente sarebbe stato dovuto ad una interferenza terrestre. Così invece non è stato. Quando l’antenna veniva spostata dal punto di ricezione, il segnale scompariva per poi ritornare quando il radiotelescopio veniva nuovamente rimesso nella posizione di partenza.

Il segnale, con una frequenza di emissione di 982 megahertz, non sembra poi provenire da un'antenna terrestre. Si è dunque ipotizzato che potesse provenire da un satellite in orbita, giacché talvolta alcuni di questi utilizzano questa frequenza. Ce ne sono oltre 2700 satelliti in funzione intorno al nostro pianeta. Tuttavia potrebbe non essere neanche questa la fonte. Il segnale infatti, è stato registrato per una sola volta e per una durata complessiva di 3 ore. I satelliti si muovono solitamente in modo molto veloce e ciò non è compatibile con questo dato. È vero che esistono anche satelliti geostazionari ma, dalle prime verifiche non sembra ce ne fossero al momento della registrazione in quella porzione di cielo. Ma se così non fosse, cos'altro potrebbe essere?

Il Seti spiega che è possibile che provenga da qualcosa che si trova dietro Proxima Centauri. Se non arrivasse da Proxima Centauri, potrebbe essere qualcos'altro che si trova molto oltre.

I segnali radio naturali, prodotti da quasar o pulsar, non sono a banda stretta e non sono confinati a una ristretta gamma di frequenze, come invece sembra essere questo segnale. Anche questa possibilità sarebbe quindi da scartare. "I segnali astronomici naturali – ha affermato Marta Burgay, ricercatrice dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), all’agenzia Ansa - di solito sono su frequenze multiple in modo continuativo, non su una sola come in questo caso. Tuttavia noi terrestri emettiamo continuamente onde radio con queste caratteristiche". Basti ricordare che pochi anni fa, sempre dallo stesso telescopio, era stato colto un segnale radio che poi si è scoperto essere stato prodotto dal forno a microonde del centro visitatori della struttura. Per quanto riguarda il segnale di cui si è avuta notizia nel 2020 però, a seguito delle prime verifiche, questa circostanza è stata esclusa.

Un'altra ipotesi è che si tratti di segnali radio naturali emessi da un pianeta con un forte campo magnetico, come quello di Giove. "Ci sono molte possibili spiegazioni, ma fin quando non sapremo – ha affermato sul suo sito il Seti - dovremo continuare a considerare anche l'ipotesi aliena tra le possibilità".

C’è poi da considerare un altro aspetto importante nella ricerca dell’origine del segnale. Solitamente i segnali che inviamo noi per comunicare, hanno una “frequenza” che varia, poiché contengono appunto dei messaggi. Nel segnale ricevuto da Proxima Centauri non è stata osservata questa caratteristica. Se ciò potrebbe far escludere che si possa trattare di un segnale contenente un qualche messaggio, non fa certamente escludere che si tratti di un segnale artificiale emesso fortuitamente da una civiltà aliena intelligente.

In attesa di altri dati e ulteriori verifiche, la cosa più seria da fare è rimanere aperti a qualunque ipotesi, anche quella che contempla la possibilità che si tratti realmente di segnali emessi da una intelligenza aliena.

Stefano Nasetti

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