Sulla Terra batteri 'alieni', in un ambiente sosia di Marte

L'ambiente idrotermale nella zona del vulcano Dallol in Etiopia (Fonte: Barbara Cavalazzi, Università di Bologna)

Ormai sembrano esserci pochi dubbi. La vita è possibile anche in condizioni estreme, simili a quelle presenti su Marte quando era ancora un giovane pianeta. Lo conferma la scoperta fatta da un team internazionale, pubblicata sulla rivista Scientific Reports e coordinata da Felipe Gómez del Centro di Astrobiologia di Madrid, ha un importante contributo italiano del gruppo coordinato dalla geologa Barbara Cavalazzi, dell’Università di Bologna. La ricerca è stata supportata dal progetto europeo Europlanet 2020.

Il team ha scoperto batteri il 20% più piccoli di quelli finora noti, che amano ambienti caldissimi, acidi e saturi di sale. Sono stati scovati in uno dei luoghi più estremi della Terra: le sorgenti termali della zona del vulcano Dallol, in Etiopia.

Si tratta di un posto unico al mondo, una zona vulcanica dove la presenza contemporanea di tre placche che si stanno allontanando, quella africana, somala e araba, crea particolari condizioni chimico-fisiche in superficie, anziché nei fondali oceanici come avviene di solito. In ambienti del genere si verificano temperature di quasi 90 gradi, alte concentrazioni saline di salgemma e sali di zolfo e ferro, e pH molto acidi, poco superiori allo zero.

I nanobatteri estremi, chiamati Nanohaloarchaeles Order, sono immersi in un paesaggio ‘alieno’ con accese sfumature gialle, verdi, rossastre e blu, non lontano da una delle culle dell’umanità, la valle di Afar, dove nel 1974 è stato trovato uno dei progenitori dell’uomo moderno, il celebre fossile di ominide Lucy.

 Quello scoperto in Etiopia è un habitat estremo, simile ai camini idrotermali sottomarini. E' anche uno dei pochi luoghi sulla Terra in cui finora si pensava che non ci fosse vita. Per questo è molto importante la scoperta di nanobatteri, perché ci permette di studiare le condizioni limite per la vita sulla Terra e di estendere il concetto di abitabilità anche ad altri pianeti, come Marte.

I nanobatteri ritrovati in Etiopia (foto qui in basso) sono assai simili a quelli ritrovati in molti meteoriti marziani giunti sulla Terra.


I nanobatteri trovati nella zona del vulcano Dallol, in Etiopia, visti al microscopio (fonte: Centro de Astrobiologia Madrid, Spagna.)

Infatti, non è la prima volta che si trovano meteoriti marziani contenenti tracce di vita biologica che presenta somiglianze incredibili con quella rinvenuta nelle rocce terrestri.

Eccone alcuni esempi (brani tratti dal libro “Il lato oscuro di Marte – dal mito alla colonizzazione”).

[…]Nell’agosto del 1996, infatti, un’equipe di scienziati fece un annuncio incredibile! Il meteorite marziano denominato ALH84001, rinvenuto in Antartide, contiene delle tracce fossilizzate di vita! All’interno di questa roccia, del peso di poco meno di 2 kg, sono presenti globuli di carbonato generati da microrganismi vivi su Marte, 3,6 miliardi di anni fa. […]

Meteorite AHL84001 - Globuli di carbonato generati da organismi vivi su Marte 3,6 miliardi di anni fa

[…]Una nuova conferma è giunta poi dall’esame di un altro meteorite marziano, scoperto nel ghiaccio antartico Yamato nel 2000. L’annuncio è arrivato direttamente dagli esperti del Johnson Space Center della Nasa e del Jet Propulsion Laboratory, già nel Febbraio del 2014. Lo studio è stato pubblicato poi sulla rivista Astrobiology. Il meteorite di origine marziana, chiamato Yamato000593 (o Y000593) del peso di 13,7 Kg, è il secondo più grande meteorite marziano rinvenuto sulla Terra, ed è stato ritrovato durante la quarantunesima Japanese Antarctic Research Expedition. Il meteorite è caduto in Antartide circa 50.000 anni fa, si è formato su Marte circa 1,3 miliardi di anni fa e si è, presumibilmente, staccato dal pianeta rosso circa 12 milioni di anni fa, a seguito sul di un grande impatto sulla sua superficie. L’analisi condotta sul meteorite ha evidenziato la presenza, nel suo interno, di minuscole sfere e micro tunnel di un minerale chiamato iddigsite, che si forma per azione dell’acqua. La morfologia degli elementi scoperti, oltre a suggerire la presenza dell’acqua all’epoca della sua formazione, ha suggerito la probabile esistenza di forme di vita elementari sul pianeta rosso! […]

Meteorite Yamato000593 - strutture e segni originate da vita marziana simili a quelli trovati in Etiopia e in Canada

[…] Nel marzo 2017, la rivista Nature ha pubblicato la scoperta dell’University College di Londra che aveva scoperto, in alcune rocce a Nuvvuagittuq in Canada, le tracce di microrganismi vissuti 3,8 miliardi di anni fa. Si trattava di strutture tubulari e filamenti molto simili a quelli che si possono trovare ancora oggi, nei pressi delle sorgenti idrotermali oceaniche. La comunità scientifica, in modo unanime, le ha subito riconosciute come indiscutibili tracce di vita. La cosa più interessante di questa scoperta, è che le strutture tubolari di origine biologica scoperte in Canada, sono pressoché identiche a quelle presenti nel meteorite marziano ALH 84001, anzi, forse quelle presenti nel meteorite sono più indicative per determinarne l’origine biologica […]

Strutture tubulari e filamenti di orgine biologica rinvenute a Nuvvuagittuq in Canada

“[…]Nel Settembre del 2016, un analogo studio è stato pubblicato su International Journal of Astrobiology, per opera di un team di ricerca italiano composto da Nicola Cantasano e Vincenzo Rizzo dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Cosenza (Isafom-Cnr). I due ricercatori hanno allargato la mole dei dati analizzati, includendo in modo sistematico, tutte le fotografie delle rocce marziane scattate dai rover Opportunity, Spirit e Curiosity, rilevando analogie non solo con le strutture delle microbialiti terrestri (rocce costruite dai batteri) alle diverse scale dimensionali (microscopiche, ma soprattutto meso e macroscopiche), ma anche nelle tracce attribuibili alla produzione batterica di gas e di gelatine adesive altamente plastiche. Rizzo, presentando i dati dello studio ha dichiarato, senza mezzi termini, che quelle raccolte, sono le prove inconfutabili della presenza passata di vita su Marte! Queste le sue parole, apparse anche sul sito dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana): “L’Università di Siena ha avviato un’analisi matematica frattale multiparametrica delle coppie d’immagini, i cui risultati confermano che esse sono identiche. Un ulteriore studio morfologico del Laboratorio de Investigaciones Microbiológicas de Lagunas Andinas-LIMLA, su campioni di microbialiti viventi provenienti dal deserto di Atacama (Cile) ha permesso di evidenziare, grazie alla pigmentazione organica, che tali microstrutture e microtessiture esistono e sono un prodotto dell’attività batterica. I dati mostrano la perfetta somiglianza tra le microbialiti terrestri e le immagini marziane, con una fortissima evidenza statistica nell’analisi di 40.000 microstrutture Terra/Marte analizzate. La quantità, la varietà e la specificità dei dati raccolti – ha proseguito Rizzo - accreditano per la prima volta, in modo consistente, che le analogie non possono essere considerate semplici coincidenze”. […]

Strutture microscopiche terrestri di sicura formazione biologica a confronto con strutture marziane sono praticamente identiche (Fonte Nicola Cantasano e Vincenzo Rizzo  - Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Cosenza (Isafom-Cnr) e Università di Siena)

[…]È stato scientificamente accertato che ogni anno, quasi mezza tonnellata di meteoriti provenienti da Marte, colpisce la Terra. Questa contaminazione incrociata tra Marte e la Terra, che solo 15-20 anni fa era considerata solo una folle congettura, ora è largamente accettata dagli astrobiologi. […]

La vita sulla Terra è giunta da Marte? Questa che sembrava solo una possibilità diviene col passare del tempo, una probabilità sempre maggiore, e le prove già ci sono, sono moltissime e tutte già pubblicate da studi ufficiali. Scopri di più sul libro “Il lato oscuro di Marte – dal mito alla colonizzazione”. o negli altri articoli già pubblicati in questo blog.

Stefano Nasetti

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