Svelati gli antichi segreti del meccanismo di Antikythera?

(Questo articolo è stato pubblicato anche sulla rivista ARCHEO MISTERI MAGAZINE nel numero 68 di Luglio Agosto 2021)

Si è scritto e detto molto negli anni passati sul meccanismo di Antikythera, uno dei reperti archeologici più enigmatici mai ritrovati. Oggi siamo forse giunti ad una svolta. Alcune domande troveranno presto una risposta.

Fin da quando furono ritrovati i primi pezzi per nel 1901, su un relitto di epoca romana da alcuni sommozzatori che stavano raccogliendo delle spugne al largo dell’isola greca di Antikythera, questo reperto ha attratto l’attenzione di scienziati e storici, ansiosi di comprendere come e perché un manufatto così elaborato e complesso, potesse essere stato realizzato dalle civiltà umane di quell’epoca.

I sommozzatori di spugne recuperarono dalla nave tre pezzi piatti di bronzo corroso che in seguito divennero noti, assieme ad altri recuperati in seguito, con il nome di “meccanismo di Antikythera”. Composto complessivamente da ben 82 frammenti, il meccanismo di Antikythera ha all’incirca duemila anni.

Lo studio del relitto su cui è stato ritrovato, ha permesso agli archeologi di datarlo. Il relitto infatti, è di un’antica nave che sembrava essere diretta verso il Mediterraneo occidentale, nave che probabilmente affondò tra il 70 a.C. e il 60 a.C. durante un viaggio dall'Asia Minore a Roma mentre trasportava merci commerciali, compresi beni di lusso destinati a persone con uno status sociale ed economico di fascia alta. Il dispositivo di Antikythera è stato anche per questo datato come risalente al II o all'inizio del I secolo a.C., secondo una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature nel 2008.

Una ricerca successiva, pubblicata sulla rivista Archive for History of Exact Science nel 2014, ha scoperto che il meccanismo era costruito per iniziare ad essere utilizzato (o poteva effettuare calcoli a ritroso, a partire dal 205 a.C.

In una delle ultime campagne di scavo nel relitto, conclusasi l’11 giugno del 2016, il team di ricerca ha trovato, almeno secondo quanto dichiarato dal Ministero della Cultura greco, vasi in ceramica, pezzi di mobili in legno, frammenti di statue di marmo e gioielli d’oro che hanno confermato la datazione del relitto e  dunque, anche degli oggetti su esso ritrovati, come appunto il meccanismo di Antikythera (sempre ammesso che non sia più antico, ma ciò è impossibile da stabilire). Sia i ricercatori, sia il Ministero della cultura greco, non hanno riferito di aver trovato altri pezzi del meccanismo che dunque, ad oggi 2021 rimane incompleto.

I frammenti scoperti costituiscono solo un terzo di un meccanismo presumibilmente più grande. Ciò nonostante gli archeologi sono riusciti a comprendere che si trattava probabilmente di un dispositivo in grado di mostrare il movimento oltre che del Sole e della Luna, dei soli altri corpi celesti mobili (o stelle) all’ora conosciuti, cioè i 5 pianeti Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno.

In passato, almeno stando alla versione ufficiale della storia, non tutte le civiltà che osservavano il cielo, infatti, avevano la consapevolezza che ciò che stavano vedendo erano pianeti e non stelle.

“Guardando verso il cielo vedevano, infatti, le varie costellazioni che apparivano immobili. I pianeti del nostro sistema solare invece, sembravano muoversi su questo sfondo di stelle fisse. Erano considerate dunque stelle in movimento. Non è un caso che l'etimologia della parola “pianeta” sia tipicamente greca e si ricolleghi, infatti, al verbo greco πλανάομαι (planàomai) che significa andare errando, andare di qua e di là. Nell'antica Grecia, πλάνητες ἀστέρες (plànētes astéres) significava stelle vagabonde.Così erano dunque denominati gli astri che si spostavano nel cielo notturno, rispetto allo sfondo delle stelle fisse, tant'è che ancora oggi, in greco il termine pianeta significa proprio "stella errante".” (brano tratto dal libro – Il lato oscuro di Marte – dal mito alla colonizzazione)

Il meccanismo di Antikythera era dunque un calcolatore astronomico realizzato in bronzo, che aveva le dimensioni di una scatola di scarpe, con quadranti all’esterno e un intricato sistema di ruote dentate, finemente lavorate sempre in bronzo, all’interno.

Che fine abbiano fatto i pezzi mancanti rimane ancora oggi un mistero e le ipotesi o le ricostruzioni riguardanti utilità e funzionamento sono fino ad ora state fatte sempre in modo molto soggettivo, libero, sebbene ner rispetto del rigore e della conoscenza archeologica, storica e scientifica.

Per decenni, infatti, gli scienziati hanno potuto solo avanzare ipotesi sull'uso del meccanismo considerato che lo studio sul manufatto è limitato perché è troppo fragile per essere esaminato a mano. I progressi nell'imaging, come gli scanner a raggi X 3-D, hanno permesso solo in anni recenti e in modo sempre più dettagliato, agli scienziati di vedere le molte parti funzionanti della macchina e le iscrizioni presenti su di essa, che offrono indicazioni su come utilizzare il dispositivo.

Si credeva inizialmente che fosse un antico calcolatore astronomico capace di mostrare il ciclo quadriennale delle prime competizioni greche che hanno ispirato i Giochi Olimpici di oggi.

"I primi indizi ci suggerivano un collegamento con l'antico ciclo di giochi greci, fin da quando la parola 'NEMEA' fu letta vicino a un piccolo quadrante del meccanismo", ha detto Tony Freeth, uno scienziato di Images First Ltd. nel Regno Unito e coautore dello studio Nature del 2008.

Le iscrizioni scoperte sul dispositivo di 2.100 anni, avevano infatti rivelato nomi legati al ciclo di giochi delle Olimpiadi, un tempo celebrati tra le antiche città-stato greche.

"È stata una sorpresa trovare questo su quello che pensavamo fosse uno strumento astronomico", ha detto Alexander Jones, uno storico della scienza presso la New York University, coautore dello studio sui risultati che sono pubblicati nel 2008 sulla rivista Nature .

Gli scienziati hanno studiato a lungo il meccanismo di Antikythera come un complesso sistema di ruote dentate che visualizza la data, le posizioni del sole e della luna, le fasi lunari, un calendario di 19 anni e un quadrante di previsione dell'eclissi di 223 mesi. Ma le ultime scoperte suggeriscono che il meccanismo avesse applicazioni che andavano oltre l'astronomia matematica.

"Non è uno strumento di pura scienza", aveva affermato Jones, aggiungendo che il meccanismo di Antikythera dimostrava "la relazione del tempo cosmico con il tempo umano".

I Giochi di Nemea sono stati uno dei giochi della corona nel ciclo delle Olimpiadi. Sul dispositivo sono stati trovati anche altri nomi, che includevano "ISTHMIA" per i giochi di Corinto, "PYTHIA" per i giochi di Delfi e la parola "OLYMPIA" per i giochi olimpici.

Precedenti ricerche e ricostruzioni di un modello funzionante del dispositivo (nel 2006) avevano scoperto che avrebbe potuto non essere un manufatto di origine greca, come invece successivamente affermato dalla ricerca pubblicata su Nature. La ricerca del 2006 aveva ipotizzato potesse essere babilonese, rendendo il dispositivo più antico di diversi secoli di quanto si pensasse in precedenza. Se così fosse però, significa che i babilonesi potrebbero aver svolto un ruolo importante nel plasmare i progressi greci in astronomia, sebbene questo punto rimane tutt’ora molto dibattuto.

Inoltre ciò non spiegherebbe il riferimento alle parole greche ritrovate sui quadranti, anche se quest’ultime potrebbero essere state aggiunte in un momento successivo.

La mancanza di informazioni certe desumibili dal manufatto ha da sempre alimentato e dato adito, a ipotesi e alle interpretazioni più disparate.

Per anni un’ampia fetta della comunità scientifica ha addirittura manifestato la possibilità che potesse trattarsi di un falso, considerata l’elevata raffinatezza e complessità dei pezzi ritrovati. Una fetta della comunità scientifica quindi, nell’impossibilità di spiegare l’anacronismo di questo reperto e nell’incapacità di accettare i propri limiti e/o i propri eventuali errori nelle ricostruzioni storiche delle capacità e delle conoscenze culturali delle popolazioni antiche, ha deliberatamente tentato di derubricare il tutto a una bufala, come a dire “se io non so spiegarlo e se il reperto non è congruo con la conoscenza che noi oggi riteniamo dovessero avere le popolazioni antiche di quel tempo, allora il reperto è per forza un falso!”. Si tratta purtroppo di un atteggiamento arrogante e presuntuoso a cui la comunità scientifica non è nuova, atteggiamento che impedisce alla scienza di progredire nel modo migliore possibile, e che spesso fa rientrare oggetti con caratteristiche apparentemente anomale, nell’ormai famosa categoria degli OOPArt, gli oggetti fuori tempo.

Una ricerca internazionale chiamata “Progetto di ricerca sul meccanismo di Antikythera” composta da ricercatori accademici di istituzioni come l’Università di Cardiff, l’Università Nazionale e Kapodistriana di Atene, l’Università Aristotele di Salonicco, il Museo Archeologico Nazionale greco, la Fondazione culturale della Banca nazionale greca con il supporto tecnico è fornito dalle società internazionali X-Tek Systems Ltd (ora Nikon Metrology), Hewlett-Packard Inc. (HP Labs, California), Images First Ltd, Volume Graphics GmBH, e dalla Keele University (che rappresentano alcune delle migliori aziende ad alta tecnologia del mondo), che mira a rivalutare completamente la funzione e il significato del meccanismo di Antikythera, ha stabilito inequivocabilmente sulla base di tutte le analisi possibili fatte sul reperto, che il meccanismo di Antikythera non è un falso, spazzando via definitivamente ogni tentativo di sminuire l’importanza,la rilevanza e le conseguenze sulla nostra conoscenza storica di questo reperto.

Oggi l’opinione scientifica prevalente è diametralmente cambiata rispetto a dieci anni fa, e molti accademici lo considerano addirittura una sorta di primigenio computer: il primo computer al mondo.

Se da un lato quindi, i pezzi mancanti del meccanismo non hanno mai permesso di rispondere in modo completo, logico, coerente ed esaustivo alle domande riguardo a chi, dove, come, quando e perché è stato creato il meccanismo di Antikythera, al contempo non hanno mai neanche rappresentato un elemento dissuasivo della volontà e della determinazione di alcuni ricercatori intellettualmente onesti e senza interessi da tutelare, dei veri uomini di scienza insomma, a continuare a cercare risposte.

"C'è sempre la speranza che ne vengano fuori altri pezzi da nuove immersioni", ha detto Jones. Per lui, la più grande domanda senza risposta sul dispositivo è: per cosa è stato utilizzato?

Grazie alla spedizione archeologica e allo studio dei manufatti ritrovati nel 2016, oltre all’applicazione delle nuove tecnologie di imaging e scansione, è stato possibile leggere in modo più chiaro che mai le iscrizione vecchie di quasi 2000 anni presenti nelle parti interne di alcuni degli 82 pezzi ritrovati del meccanismo di Antikythera. Questo ha rivelato nuove e fondamentali informazioni, fornendo possibili risposte alle domande  riguardo al funzionamento e al possibile uso dello stesso.

Si è quindi capito che, con un giro di manovella, probabilmente gli antichi greci erano in grado di tracciare la posizione del Sole e della Luna, tracciare le fasi lunari, prevedere le eclissi lunari e solari e persino i cicli delle competizioni atletiche greche, antesignane delle moderne Olimpiadi.

Alcuni degli 82 frammenti metallici corrosi del meccanismo di Antikythera, contengono un testo in greco antico, in gran parte illeggibile ad occhio nudo.

Negli ultimi 10 anni, grazie alla scansione in 3D a raggi X, è stato possibile leggere lettere e parole nascoste nel testo.

"Prima potevamo distinguere parole isolate” ciò aveva conseguenze molto importanti riguardo la corretta lettura e comprensione del testo. “Le lettere venivano talvolta interpretate male o lasciavano lacune nel testo", ha detto il professore di storia della scienza alla New York University, Alexander Jones,. "Ora, abbiamo qualcosa – la scansione in 3D a raggi X, ndr - che può consentirci effettivamente di leggere correttamente il greco antico. Possiamo dire cosa stavano dicendo questi testi a un antico osservatore."

Jones e i suoi colleghi hanno pubblicato una serie di articoli sulle iscrizioni, in un numero speciale della rivista Almagest nel 2016. I pezzi di testo scoperti hanno permesso a Jones e ai suoi colleghi di avere un'idea migliore di come poteva apparire la macchina nell'antichità.

Le iscrizioni sulla copertina del retro del dispositivo, ad esempio, contengono un inventario di tutti i quadranti e del loro significato. Il frammento 19, che è un pezzo del coperchio posteriore del dispositivo di Antikythera, è molto più chiaro in una visualizzazione PTM (Polynomial Texture Mapping). Con PTM, è possibile simulare diverse condizioni di illuminazione per rivelare i dettagli della superficie su artefatti che altrimenti potrebbero essere nascosti.

"È qui che otteniamo le informazioni chiave sul fatto che c'era una visualizzazione in piena regola di pianeti che si muovevano attraverso lo zodiaco ", ha detto Jones.

Questo pannello, ora perduto, aveva probabilmente dei puntatori con piccole sfere rappresentanti il ​​Sole, la Luna e i pianeti conosciuti all'epoca (Marte, Mercurio, Venere, Giove e Saturno) disposti in un sistema geocentrico con orbite circolari attorno alla Terra, secondo l'iscrizione sul retro di copertina .

I ricercatori avevano già proposto l'esistenza di questa caratteristica in precedenza, ma non ne avevano mai avuto alcuna prova fisica, aveva fatto presente Jones.

"Ora sappiamo cosa faceva il meccanismo di Antikythera abbastanza bene, ma perché qualcuno dovrebbe voler fare qualcosa di simile?" si chiedeva ancora Jones nel 2016. "Da parte mia, penso che questo sia qualcosa che molto probabilmente è stato realizzato come un dispositivo educativo, qualcosa che non era per la ricerca, ma per insegnare alla gente la cosmologia e ogni sorta di cose legate al tempo sul nostro mondo".

Forse chi azionava il meccanismo avrebbe capito come funzionavano le ruote all'interno del dispositivo, ma per gli osservatori occasionali, il funzionamento degli ingranaggi sarebbe stato un mistero.

"La maggior parte delle persone l'avrebbe vista come una scatola chiusa", ha detto Jones. "Per loro, deve essere stato un dispositivo meraviglioso."

Eppure, nonostante anni di scrupolose ricerche e dibattiti, gli scienziati non sono mai stati in grado di replicare completamente il meccanismo che ha guidato lo straordinario dispositivo, o comprendere i calcoli utilizzati nella sua progettazione, dai frammenti danneggiati e corrosi scoperti nel relitto.

Ma ora i ricercatori dell'University College di Londra (UCL) affermano, in un articolo pubblicato il 12 marzo scorso (2021) sulla rivista Scientific Reports, di aver ricreato completamente il design del dispositivo, partendo dagli antichi calcoli usati per crearlo, e ora stanno cercando di costruire materialmente il congegno per vedere se il loro design funziona. 

Gli scienziati potrebbero aver finalmente realizzato un modello digitale completo per il pannello Cosmos del meccanismo di Antikythera.

"Il nostro lavoro rivela il meccanismo di Antikythera come una bellissima concezione, tradotta da una superba ingegneria in un dispositivo geniale", hanno scritto i ricercatori nell’articolo pubblicato "Quanto scoperto sfida tutti i nostri preconcetti sulle capacità tecnologiche degli antichi greci".

Per creare il modello, i ricercatori hanno attinto alle informazioni e ai risultati ottenuti da tutte le ricerche passate sul dispositivo, inclusa quella di Michael Wright, un ex curatore del Science Museum di Londra, che aveva precedentemente costruito una replica funzionante, sebbene quest’ultima con molte parti di “libera interpretazione” e non rispondente alle dimensioni effettive del manufatto originale.

Usando le iscrizioni trovate sul meccanismo nel 2016, e utilizzando un modello matematico di come si muovevano i pianeti secondo le conoscenze greche del periodo (modello che fu ideato per la prima volta dall'antico filosofo greco Parmenide), i ricercatori dell'University College di Londra sono stati in grado di creare un modello computerizzato per un meccanismo di ingranaggi sovrapposti che si adatta perfettamente alla profondità di appena 2,5 centimetri (1 pollice), dimensione reale del meccanismo di Antikythera. 

Il nuovo modello ottenuto ricrea ogni ingranaggio e quadrante rotante per mostrare come i pianeti, il Sole e la Luna si muovono attraverso lo Zodiaco (l'antica mappa delle stelle) sulla faccia anteriore, e le fasi della Luna e le eclissi sul retro, nel rispetto dell'ipotesi greca antica che tutti i cieli e gli astri ruotassero attorno alla Terra .

Ottenuto il modello digitale, ora non rimane che ricreare materialmente il dispositivo di Antikythera per svelare tutto il mistero che lo circonda, e trovare così risposte a tutte le tante domande che lo riguardano.

Nessuno infatti, aveva mai creato un modello completo e così dettagliato del cosiddetto Cosmo, che si riconciliasse con tutte le prove fisiche disponibili.

Ora che il modello al computer è stato realizzato, i ricercatori vogliono creare versioni fisiche, prima utilizzando tecniche moderne in modo da poter verificare che il dispositivo funzioni, e poi impiegando le tecniche costruttive che avrebbero potuto essere utilizzate dagli antichi greci. 

"Non ci sono prove che gli antichi greci fossero in grado di costruire qualcosa di simile. È davvero un mistero", ha detto Wojcik. "L'unico modo per testare se potevano, è provare a costruirlo in modo antico greco."

"Cosa ci faceva poi su quella nave? Abbiamo trovato solo un terzo del dispositivo; dove sono gli altri due terzi? Si sono corrosi? Ha mai funzionato?" Wojcik ha detto.

"Queste sono domande a cui possiamo davvero rispondere solo attraverso l'archeologia sperimentale. È come se, per rispondere a come è stato costruito Stonehenge, consegnassimo a 200 persone una corda e una grossa pietra e gli chiedessimo di provare a tirarla attraverso la piana di Salisbury. È un po' quello che stiamo cercando di fare qui noi.

Ciò potrebbe portare a definitive risposte, ma anche a nuove domande.

Se il dispositivo oggi ricostruito, almeno su carta, dovesse poi risultare pienamente funzionante una volta ricreato con le tecniche moderne, ma risultasse poi irrealizzabile con le tecniche dell’epoca, cosa accadrebbe? Se invece non funzionasse? Se invece funzionasse anche una volta costruito con le tecniche dell’epoca?

Dovremmo riconsiderare le capacità ingegneristiche e di quell’antica popolazione? Oppure dovremmo valutare l’ipotesi che il dispositivo in uso ai greci provenisse da altre civiltà? Eventualmente quali? Se così fosse, come ne sarebbero entrati in possesso i greci? Come potevano queste civiltà coeve a quella greca possedere capacità tecniche più avanzate di quella greca, in grado di realizzare un simile dispositivo?

"La distanza tra la complessità di questo dispositivo e gli altri realizzati nello stesso momento storico è infinita", ha detto al portale WordsSideKick.com il coautore della dello studio Adam Wojcik, scienziato dei materiali presso l'UCL. "Francamente, non c'è niente di simile che sia mai stato trovato. È fuori dal mondo."

Gli intricati ingranaggi che compongono il meccanismo del dispositivo sono realizzati su una scala di misure che ci si potrebbe aspettare di trovare in un orologio a pendolo del XXVII o del XVIII. Il meccanismo di Antikythera risale però almeno a 1700 anni prima, presumibilmente al 65 a.C.! Gli unici altri ingranaggi scoperti nello stesso periodo sono quelli molto più grandi che sono presenti in cose come le baliste, le grandi balestre, e catapulte. 

La raffinatezza degli ingranaggi del meccanismo di Antikythera solleva molte domande sul processo di produzione che avrebbe potuto dare origine ad un congegno così intricato e unico, nonché sul perché è unanimemente riconosciuto come l'unico dispositivo ritrovato del suo genere, di quella e delle epoche immediatamente successive.

"C'è anche un sacco di dibattito su chi fosse colui o coloro che lo hanno costruito. Molte persone dicono che era  Archimede ", ha detto Wojcik. "Ha vissuto più o meno nello stesso periodo in cui forse è stato costruito il meccanismo, e nessun altro aveva lo stesso livello di abilità ingegneristiche che aveva lui ".

Già nel 2016 i ricercatori avevano decifrato i nomi dei mesi sul calendario del ciclo lunare di 19 anni del meccanismo. Ciò costituisce un possibile indizio sulle origini del meccanismo.

"Non è un calendario del tipo che userebbero gli astronomi", aveva spiegato il professore di storia della scienza Alexander Jones. "È più un calendario regionale che apparteneva a certe città greche come Corinto".

Ciò potrebbe suggerire un collegamento al famoso inventore e matematico greco Archimede, che viveva nella colonia corinzia di Siracusa in Sicilia, circa 100 anni prima che il meccanismo fosse costruito, qualora si propenda per una datazione antecedente a quella del relitto.

È possibile che un discendente o uno studente di Archimede possa aver preso spunto dal maestro, aveva dichiarato Jones. Nello stesso frangente però, il professore della New York University aveva fatto notare che il meccanismo contiene la conoscenza dell'astronomia che esisteva solo dopo la morte di Archimede, nel 212 a.C., il che significa dunque che non può essere lui che ha costruito direttamente il meccanismo.

Archimede fu ucciso dai romani durante l'assedio di Siracusa, dopo che le armi da lui inventate non riuscirono a impedire loro di catturare la città.

In attesa di definitive risposte su chi abbia costruito il meccanismo di Antikythera, rimane ad oggi il mistero, anche sul perché gli antichi greci, almeno per quanto noto alla storia e all’archeologia moderna, non abbiano usato tecniche simili per creare altri dispositivi anche aventi funzioni diverse, se invece lo abbiano fatto e non ne abbiamo trovato traccia (in tal caso com’è possibile), o se copie del meccanismo di Antikythera siano in attesa di essere trovate.  Il mistero che avvolge questo oggetto enigmatico, continuano.

Stefano Nasetti

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