La minaccia del Big Data arriva dai supercomputer
Viviamo in un epoca di raccolta dati. Social network, applicazioni presenti sugli smatphone, dati personali inseriti nei pc, transazioni economiche tracciate e registrate e provenienti da carte di credito e conti correnti bancari, preferenze di consumo derivante dall’uso delle fidelity card, siti, blog, informazioni sulla salute registrate in microchip, immagini di videocamere di sicurezza. Questi sono solo alcuni esempi degli strumenti utilizzati per raccogliere informazioni e che, messe assieme ed archiviate su migliaia di server sparsi per il mondo, vengono oggi chiamate Big Data.
Attualmente a farla da padrone sono senza dubbio i social network. Oggi quasi un quarto della popolazione mondiale ha un account attivo su Facebook, senza contare gli altri social. Se questa enorme massa di dati continuamente implementata, giorno dopo giorno, può sembrare inarrivabile, forse ci stiamo sbagliando. Secondo una ricerca condotta esperti dell'Università dell'Illinois e del Cold Spring Harbor Laboratory, vicino a New York , pubblicata nel mese di Luglio 2015 sulla rivista Plos Biology, il prossimo re indiscusso del Big Data sarà nientemeno che il DNA. Attraverso la genomica, la scienza cioè che ne studia l'espressione, il sequenziamento di massa del DNA sarà la prossima frontiera del Big Data. Secondo i dati esposti in questo studio, si prevede infatti che entro il 2025 quasi un miliardo di persone nel mondo avrà fatto sequenziare il proprio genoma, producendo miliardi di terabyte di dati che dovranno essere acquisiti, immagazzinati, distribuiti e analizzati. Già oggi i dati frutto del sequenziamento genetico continuano a crescere con un ritmo vertiginoso, tanto da raddoppiare in media ogni 7 mesi. La sfida sarà quella di riuscire ad analizzare tali dati per trarne informazioni utili per la medicina, l’agricoltura, la produzione di energia e la comprensione della vita stessa.
Per fare ciò sono però necessari dei computer molto più potenti di quelli attuali. Un aiuto in tal senso sta per arrivare dalla fotonica. La fotonica è quel ramo della scienza che studia le proprietà delle particelle che compongono la luce, i fotoni appunto. Grazie alle ultime scoperte in questo settore, si è già oggi in grado di utilizzare la luce come strumento di trasferimento dati. Se nel secolo scorso è stata principalmente l’elettronica a guidare il progresso tecnologico, tutti gli scienziati sono oggi concordi che in questo secolo sarà la fotonica a prenderne il testimone. La luce dunque può trasmettere informazioni e l’applicazione di questa nuova tecnologia, aprirà la strada a moltissime innovazioni in tutti i settori, da quello delle comunicazioni ovviamente, a quello della capacità di processare dati, fino alla ricerca di forme di vita aliene. Nel mio libro ho già fatto riferimento a questa tecnologia proprio per la ricerca di forme di vita extraterrestri. Mentre infatti tutte le ricerche condotte in tal senso si sono basate sull’analisi delle onde radio presenti nel cosmo, non si è mai pensato di cercare comunicazioni aliene all’interno della luce. La luce che giunge sulla Terra da milioni di anni potrebbe contenere migliaia di dati, di comunicazioni inviate da altri mondi, senza che noi ne siamo neanche consapevoli. La luce è infatti, la cosa oggi conosciuta in grado di muoversi più velocemente nello spazio, alla velocità di 300.000 chilometri al secondo. Utilizzare la luce come base di una tecnologia, significa di fatto incrementarne in modo esponenziale le capacità.
Stanno arrivando infatti i primi supercomputer quantistici che utilizzano la luce al loro interno. Sempre nel mio libro ne ho parlato diffusamente. Grazie all’applicazione della fotonica dunque, i nuovi supercomputer daranno in grado di processare i dati ad una velocità milioni di volte superiore a quella dei computer attuali. Le connessioni wi-fi basate sulle onde radio emesse a determinate frequenze scompariranno, e lasceranno il posto a Li-wi, grazie al quale le connessioni internet si faranno attraverso a speciali lampadine a led.
Intanto sono in via di costruzione anche un altro tipo di supercomputer, quelli a DNA. Si tratta di computer che utilizzeranno molecole di DNA al posto di silicio, all’interno dei processori. Questa tecnologia che sfrutta le potenzialità del DNA, è particolarmente interessante in quanto trova una sorprendente concomitanza con quanto affermato da alcuni sostenitori della teoria degli antichi alieni, che appunto hanno affermato già anni or sono, che la prova di un contatto alieno avvenuto in passato, non sarà trovata in un reperto archeologico, una iscrizione o un libro antico, ma nel nostro DNA. Anche per quanto riguarda l’attendibilità di tutto questo discorso, rimando al mio libro evitando di ripetere quanto già pubblicato.
La creazione di questi nuovi supercomputer, sembra dunque un qualcosa di inevitabile e di altamente positivo per il nostro progresso tecnologico. Grazie infatti alla possibilità di processare la sempre crescente quantità di dati, la nostra vita quotidiana cambierà radicalmente.
Una nuova rivoluzione industriale si prepara infatti all'orizzonte: è quella portata dall'Internet delle cose. Già oggi questa innovazione comincia a muovere i suoi primi passi, cominciando a trovare una discreta, se pur ancora limitata diffusione. Grazie alla domotica, oggi è possibile ad esempio, controllare visivamente cosa succede all’interno della nostra abitazione, del nostro ufficio, a distanza con l’utilizzo di un cellulare che si collega a telecamere connesse ad internet e installate in questi luoghi. Possiamo poi aprire e chiudere delle porte, delle finestre, far partire i riscaldamenti, una lavatrice, una lavastoviglie o una asciugatrice, programmare la registrazione di un programma televisivo, accendere e spegnere luci. Ma questo è solo l’inizio. Presto vivremo in una nuova realtà dove tutti i dispositivi saranno connessi fra loro in rete, dalle macchine agricole alle trivelle per l'estrazione del petrolio, dai robot delle catene di montaggio fino a smartphone e tablet. Le potenzialità di questa rivoluzione, secondo gli esperti, sono enormi. Tutto sarà connesso in modo wireless. Regolare il traffico cittadino, eseguire un intervento chirurgico, costruire un palazzo o mietere il grano: ogni attività del nostro vivere quotidiano sarà gestita senza fili. Nel corso di una rassegna organizzata dalla National Instruments sull’argomento e tenutasi ad Austin, Colorado, negli Stati Uniti, sono stati presentate delle stime secondo le quali entro il 2020, saranno oltre 50 miliardi i dispositivi connessi alla rete. La stima non si riferisce solo a computer, tablet e smartphone. Come detto ogni oggetto avrà presto un dispositivo tecnologico per connettersi al web: dagli elettrodomestici ai macchinari industriali, dalle automobili fino ad arrivare addirittura agli abiti e accessori, che saranno in grado di monitorare le nostre condizioni fisiche in tempo reale. Grazie alla connessione 5G, si apriranno possibilità quasi inimmaginabili, come quella di poter eseguire operazioni chirurgiche su un paziente dall'altro capo del mondo inviando online i comandi per il bisturi tramite tecnologia wireless.
Anche gli abiti potranno essere connessi alla rete. Microchip e celle solari potrebbero presto essere integrati direttamente negli abiti grazie ad una nuova fibra prodotta e sviluppata tra gli Usa e Singapore, frutto di una ricerca coordinata dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston. Il segreto di queste nuove fibre è nella sua costruzione, basata su una nuova tecnica illustrata sulla rivista Nature Communications nel Febbraio 2015. Tale tecnica permette di unire due materiali comuni, come l'alluminio e la silice del vetro, per creare una fibra con un cuore di puro silicio, permettendo dunque di trasformare due materiali a basso costo, nel prezioso materiale di cui sono fatti i chip e le celle solari per il fotovoltaico. L'obiettivo finale è quello di aprire ad una nuova generazione di dispositivi elettronici mobili low-cost, che possano essere incorporati nelle fibre usate per tessere abiti. Tutto questo si combina con il risultato di una scoperta descritta sulla rivista Material Horizons nel Giugno del 2015, fatta dai ai ricercatori della North Carolina State University. E' stato realizzato il primo materiale conduttore di elettricità, elastico e trasparente ideale per l'elettronica flessibile, come schermi arrotolabili e computer indossabili. Sempre nello stesso mese di Giugno 2015 poi, sulla rivista Nature Communications è stato descritto la scoperta di gruppo di ricerca dell'Università di Tokyo. È stato infatti creato il primo inchiostro conduttore ed elastico per i tessuti, che permette di fabbricare abiti-computer. Le prime applicazioni in programma potrebbero riguardare l'abbigliamento sportivo con abiti in grado di misurare ad esempio, la frequenza cardiaca. Il nuovo inchiostro, che può essere stampato con un unico passaggio durante il quale vengono stampati e elettrodi e fili, è composto di fiocchi di argento, solvente organico, gomma al fluoro e fluoro tensioattivo. Dopo la stampa, l'inchiostro resta altamente conduttivo anche quando è allungato per oltre tre volte la sua lunghezza iniziale.
Oltre a persone e cose, anche la gestione di molti servizi passerà per la rete di comunicazione. Le telecomunicazioni giocheranno un ruolo chiave nella gestione del sistema energetico delle città del futuro. Se le reti elettriche intelligenti (smart grid) saranno i muscoli che daranno energia, le telecomunicazioni costituiranno il vero e proprio sistema nervoso che permetterà un fine coordinamento tra i diversi servizi: non solo elettricità, ma anche acqua, gas e trasporti. Tutti questi servizi diventeranno sempre più flessibili e “intelligenti” per offrire ai consumatori nuove opportunità di risparmio e nuovi servizi. E’ quanto sostengono i partecipanti al convegno tenutosi nel Settembre del 2015, promosso dall'International Smart Grid Action Network (Isgan) e dalla Global Smart Grid Federation (Gsgf), in collaborazione con la società italiana Rse (Ricerca sul sistema energetico). Grazie all'intelligenza distribuita e alle nuove tecnologie digitali per le comunicazioni, tutte le informazioni relative ai consumi energetici di ciascun utente potranno essere convogliate in un'unica grande infrastruttura, concettualmente simile alla nuvola informatica (cloud), che permetterà di accedere a tutta una serie di servizi ovunque ci troviamo. Gli utenti potranno monitorare più facilmente i loro consumi.
Persone e oggetti connessi 24 ore su 24 genereranno una abnorme quantità di dati. Solo grazie ai supercomputer, si potrà gestire il tutto.
Sembra tutto molto bello ed affascinante, ma un’insidia poco pubblicizzata è dietro l’angolo. Gli stessi supercomputer che consentiranno questo grande evoluzione tecnologica, potrebbero diventare i principali strumenti per il controllo globale.
Il loro arrivo è previsto entro i prossimi dieci anni, ma già si sa che questi nuovi e potenti supercomputer quantistici, potrebbero essere utilizzati per appropriarsi di miliardi di informazioni. Infatti grazie alla loro velocità di calcolo, saranno in grado di decifrare i codici di sicurezza di reti e server, password di qualunque tipo, in modo rapido e semplice. L’attuale sicurezza dei dati su internet, si basa su sistemi che utilizzano un tipo di crittografia chiamata “a chiave pubblica”. Questo sistema si basa su questo principio: un mittente utilizza un codice per bloccare o criptare un messaggio che può essere sbloccato o decriptato soltanto dal destinatario che è in possesso della chiave segreta. Il livello di sicurezza di tale sistema si deve alla difficoltà di suddividere un grande numero nei suoi numeri primi, che servono come chiave segreta. Quindi più una chiave è lunga e complessa, maggiore sarà il livello di sicurezza garantita perché maggiore e più complessi saranno i calcoli che si dovrebbero fare per riuscire a decriptarla. Ciò però, non vale per i supercomputer quantistici, in quanto riescono a fare questi calcoli in modo estremamente veloce. Questo significa che la con l’utilizzo dei nuovi supercomputer la sicurezza dei dati sarà persa per sempre? Non esattamente. Ci sono già studi su sistemi di crittografia quantistica che addirittura aumenteranno la sicurezza dei dati, come quelli ad esempio dell’esperimento europeo di crittografia basato sulle leggi bizzarre della fisica quantistica, coordinato dall'Italia, con l'Istituto Nazionale di Ricerca in Metrologia (Inrim) svolto nel Maggio del 2015. Così come per i supercomputer quantistici, anche la crittografica quantistica utilizza le particelle di luce per trasmettere dati. Il vantaggio rispetto agli attuali sistemi di crittografia che rende la crittografia quantistica praticamente inviolabile è il fatto che, quando la chiave per decifrare il messaggio viene intercettata e si prova a leggerla, cambia l'orientamento (stato) della particella nella quale viaggia e si scopre subito la violazione. Quando tutti avranno questa nuova tecnologia la sicurezza dei dati sarà certamente più elevata rispetto a quella odierna.
Il problema dunque non è nella nuova tecnologia della fotonica e dei supercomputer quantistici, quanto invece nel momento di passaggio da una tecnologia all’altra.
Quelli che per primi disporranno di questa tecnologia, avranno un enorme vantaggio su tutti coloro che utilizzano ancora la tecnologia attuale. Potrebbero dunque accedere con facilità a qualunque server del mondo, ed appropriarsi di qualunque dato in essi contenuto. Dalle informazioni di carattere personale contenute nei social network, nei cloud, sui nostri pc, fino ad arrivare a poter accedere con facilità a qualunque conto bancario, numeri di carta di credito, parametri biologici (tecnologia dei microchip sottopelle e tatuaggi – vedi il libro ed i precedenti post) e addirittura ai server che contengono informazioni di carattere militare e strategico, riguardante la sicurezza nazionale o mondiale (ad esempio accedere ai sistemi di controllo di armi o missili balistici), o ai server che controllano le reti elettriche idriche, o quelle delle forze di polizia che contengono informazioni su indagini riguardanti i vari criminali e terroristi. Qualunque dato presente nella rete, qualunque computer o server ad essa in qualche modo collegata sarebbe praticamente senza alcuna difesa. Per fare un esempio sarebbe come tentare di impedire l’accesso a qualche malintenzionato alla nostra abitazione difendendoci con un bastone, mentre lui dispone di un cannone o addirittura di un arma laser. Chi disporrà di tutti questi dati potrà, grazie agli stessi supercomputer quantistici che gli hanno consentito di entrarne in possesso, filtrarli con appositi algoritmi (vedi esempio nel post precedente) e ottenerne le informazioni necessarie per controllare di fatto la vita di ogni individuo.
Come la storia insegna, tutte le innovazioni tecnologiche prima di essere immesse sul mercato ed entrare nella disponibilità della maggioranza delle persone, trovano prima applicazione in ambito militare ed in quello riguardante la sicurezza. È dunque assai probabile che i primi a disporre di questa tecnologia e che gli consentirà il facile accesso a tutti i dati riguardanti l’intera popolazione mondiale, saranno le varie agenzie di intelligence dei paesi più ricchi, come gli Stati Uniti ad esempio.
Visto quanto già detto in merito nel mio libro riguardo alla CIA, FBI, NSA e NRO non è difficile immaginare che ciò possa realmente accadere. Nei precedenti post ho invece spiegato come questa minaccia sia reale.
Pochi giorni fa, il 24 settembre del 2015, è apparsa sull’edizione on-line del giornale “La Repubblica” un’intervista a Max Schrems uno studente ventisettenne austriaco, che con il suo attivismo sta portando sotto la luce dei riflettori, la realtà che riguarda la violazione della privacy di milioni, o forse miliardi, di persone in atto da oltre 15 anni, perpetrata da una delle agenzie sopra citate, l’NSA. Consiglio la lettura dell’articolo per toccare con mano come, quella che sopra è forse apparsa solo come una possibile minaccia, sia in un qualcosa di estremamente probabile se non addirittura certo.
Come fare allora per evitare o almeno limitare questo scenario futuro? Cominciare a diffondere l’esistenza di questa minaccia, sensibilizzando in modo continuo e sempre più massiccio l’opinione pubblica è senza alcun dubbio il primo passo.
Il tempo di studiare e mettere a punto adeguati strumenti di protezione sia dal punto di vista normativo che dal punto di vista tecnico, forse ci sono ancora, ma dieci anni passano in fretta!
La realtà è ben diversa da quella che i mezzi di comunicazione ci fanno credere ogni giorno. Oltre a quello che conosciamo esiste anche tutto ciò che si trova ne “Il lato oscuro della Luna”.
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