Nane Rosse e Alieni Grigi

La ricerca di possibili mondi extraterrestri si è sempre concentrata nella ricerca di pianeti simili alla Terra. Si sono cercate possibili forme di vita su pianeti che presentassero caratteristiche simili la nostro, con acqua allo stato liquido, ossigeno, luce, oltre che degli altri componenti che costituiscono le forme di vita che noi conosciamo. Pianeti che dunque dovevano trovarsi nella così detta “fascia abitabile”, cioè né troppo lontani, né troppo vicini, attorno a stelle simile al nostro Sole.

Il nostro Sole è un tipo di stella chiamata “gigante gialla” ed ha la caratteristica di apparire particolarmente luminosa e calda. Gran parte delle stelle che possiamo osservare ad occhio nudo nel cielo è costituita da Giganti Gialle, da supergiganti e ipergiganti gialle, in base alla loro dimensione. La ricerca aveva quindi una sua logica che però è stata negli ultimi anni, completamente minata nelle sua fondamenta da alcune scoperte avvenute sulla Terra.

Come detto nel mio libro, la convinzione circa le condizioni che si ritenevano essenziali alla presenza di forme di vita più o meno complesse, è stata stravolta dalla scoperta in laghi ricchi di arsenico presenti in Nord America, di forme di vita che dunque vivevano e prosperavano in ambienti privi di acqua da sempre considerati inospitali. Anche nelle profondità marine sono state trovate delle forme di vita intorno a dei piccoli vulcani sottomarini, in situazioni dove la mancanza di luce e pressione avevano fatto pensare che fosse impossibile la vita. Queste scoperte hanno modificato i parametri della ricerca di forme di vita extraterrestri, tant’è che la cosiddetta fascia abitabile, non è più intesa in modo così netto e drastico. E se la scoperta della presenza di acqua allo stato liquido sulla superficie di Marte, annunciata dalla Nasa il 28 settembre del 2015, rappresenta soltanto la conferma di quanto ancora la scienza abbia da imparare e scoprire, e di come molte delle affermazioni di chiusura riguardo alla possibilità di un contatto extraterrestre nel passato, siano da considerarsi soltanto frutto della poca conoscenza scientifica odierna, sono altre le scoperte astronomiche che hanno influenzato la ricerca di vita extraterrestre. La scoperta di acqua allo stato liquido o di oceani formati da idrocarburi sotto la superficie di alcuni satelliti di Giove e Saturno, come Europa e Encelado, o addirittura su Sedna, un grande asteroide considerato per anni un pianeta a tutti gli effetti ma oggi declassato, alla stregua di Plutone e Sedna, a pianeta nano che orbita al di fuori della tradizionale fascia abitabile, ha di fatto cambiato tutto.

Parallelamente a questa nuova prospettiva che ha assunto la ricerca di mondi alieni, sta finalmente emergendo un’altra considerazione, quella cioè che per un mero calcolo probabilistico, è più facile trovare mondi alieni, attorno alle stelle più comuni presenti nell’universo. Contrariamente a quanto comunemente si pensa, le stelle che vediamo nel cielo non sono quelle più comuni e diffuse nella galassia. Se potessimo disporre di un filtro a raggi infrarossi, la volta celeste ci apparirebbe completamente diversa. Miliardi di piccole stelle, poco luminose ed invisibili all’occhio umano, che non percepisce la frequenza di luce (infrarosso) emanata da queste stelle, brillano nel cielo. Ancora una volta è la dimostrazione che ciò che è attorno a noi è ben diverso da quanto ci appare. Una cosa che non vediamo non significa che non esiste e ciò vale per molte più cose di quanto si possa immaginare.

Le nane rosse costituiscono almeno il 67,5% di tutte le stelle presenti nella Via Lattea, la nostra galassia (recenti studi affermano che potrebbero addirittura essere l’80%), a differenza delle giganti gialle, sono stelle più piccole (generalmente non più grandi del 40% del nostro Sole) e rappresentano il limite minimo, in termini di massa, affinché una stella possa definirsi tale. Conseguentemente, sebbene le loro dimensioni consentano ancora le fusioni e le razioni nucleari tra gli elementi che le compongono (idrogeno ed elio), le nane rosse emettono una debole quantità di luce (al massimo il 10% di quella del nostro Sole) e temperature più basse. Di conseguenza il raggio in cui si trova la fascia abitabile, in cui i pianeti potrebbero avere le condizioni necessarie ad ospitare la vita, è minore. I pianeti presenti in queste fasce , hanno un orbita più stretta intorno alla loro stella. Sono nane rosse 20 delle 30 stelle più vicine a noi, con Proxima Centauri a rappresentare la stella in assoluto più vicina (4,2 anni luce). E’ dunque su queste stelle che è più probabile trovare forme di vita, anche intelligenti.

La maggior parte dei pianeti che si ritiene abbiano caratteristiche ideali per ospitare forme di vita scoperti negli ultimi 18 mesi, orbita attorno ad una nana rossa. Si tratta solitamente di pianeti che hanno un diametro più piccolo del nostro, ma non tutti ovviamente. A questo punto è importante ed interessante sottolineare alcuni aspetti che riguardano l’ipotetica linea di sviluppo della vita su questi pianeti e le caratteristiche che sembrano possedere gli alieni che molti sostengono di aver visto ed incontrato sul nostro pianeta. In particolar modo mi riferisco alla specie comunemente conosciuta come "alieni grigi".

In una intervista rilasciata alcuni anni fa (e riportata nel mio libro) David Aguilar, responsabile della comunicazione dell’Osservatorio Astrofisico smithsoniano che ha frequenti contatti con la NASA e con il centro studi sulle origini della vita di Harvard e che ha scritto molti libri per il National Geographic sulle dinamiche delle galassie e sulle possibili forme di vita presenti su altri pianeti, ha valutato la compatibilità delle caratteristiche di questa presunta razza aliena, alieni grigi appunto, con le condizioni presenti su pianeti orbitanti intorno a nane rosse.

In merito Aguilar ha dichiarato che le caratteristiche delle della razza degli alieni grigi  potrebbero essere compatibile con creature provenienti e sviluppatesi, su pianeti la cui stella principale è una nana bianca o rossa.

I grandi occhi solitamente descritti nei racconti ad esempio, potrebbero non essere occhi, e quindi bulbi oculari destinati a muoversi, ma una sorta di visori in grado di fendere lo spettro della luce a infrarossi, quindi inadatti ai bagliori presenti sul nostro pianeta. E’ forse per questo che gli avvistamenti di degli alieni grigi avviene prevalentemente, se non esclusivamente nelle ore notturne? Questo aspetto ha anche un risvolto interessante in relazione allo sviluppo della nostra tecnologia riguardo i visori notturni. Come scritto nel libro, alcuni sostengono infatti, che molte delle odierne tecnologie di cui disponiamo, siano di “derivazione” o “origine” extraterrestre.

Secondo Aguilar, la grande testa degli alieni grigi e il lungo collo che la sostiene, sembrano essere compatibili con una forza di gravità inferiore a quella presente sulla Terra. Quindi presumibilmente queste creature, questi alieni grigi, dovrebbero provenire da pianeti più piccoli del nostro, con minore forza di gravità appunto, altrimenti una testa così ingombrante, sarebbe un ostacolo. Inoltre, alla presenza di minore gravità, è scientificamente dimostrato che tutte le creature crescono più allungate e più sottili.  L’assenza del naso e delle orecchie , così come nelle comune descrizioni degli alieni grigi, non sarebbe un assurdo. Potrebbe essere dovuta al fatto, secondo Aguilar, che l’udito e l’olfatto non sarebbero sensi primari per queste creature. D’altro canto anche sulla Terra esistono creature con sensi differenti dall’uomo, pensiamo polpi che riescono a sentire l’ambiente e le onde elettromagnetiche che li circondano a chilometri di distanza, e ai pipistrelli  che hanno una sorta di radar. C'è poi da aggiungere la scoperta rigaurdo alle caratteristiche particolari che potrebbero spiegare il perchè gli alieni appaiono con la pelle grigia, caratteristiche legate al colore del loro sangue che ho dettagliatamente illustrato nel libro, e che hanno una valenza scientifica rilevante se messe in relazione con tutto quanto finora detto in merito alle nane rosse.

Tutto ciò è soltanto una mera casualità? La vita può essersi sviluppata dunque anche intorno a questo tipo di stelle? È da questi pianeti che la vita è giunta sulla Terra? E’ forse per questo che negli antichi testi di moltissime popolazioni del passato, si parla di uomini venuti dalle stelle a colonizzare il nostro pianeta? Uomini spesso descritti e raffigurati come umanoidi con grandi teste? Erano alieni grigi? È forse per questo che molti di questi antichi racconti, alcuni dei quali sono contenuti anche nelle moderne religioni, parlano di un uomo creato ad immagine e somiglianza degli Dèi?

Le risposte si trovano forse sotto gli occhi di tutti, basta cercarle. Se si cerca la verità senza pensare di averne già una preconfezionata in tasca, liberi da condizionamenti ideologici, religiosi e culturali, esaminando con obiettività e scientificamente le prove esistenti, scartando quelle false se pure molto suggestive, utilizzando esclusivamente il proprio cervello, si potrà cominciare a vedere il mondo con occhi nuovi e, forse maturare la consapevolezza che le risposte che si cercano sono ben nascoste nel miglior nascondiglio possibile e cioè messe in bella vista sotto gli occhi di tutti. Si trovano in quello che molti credono oscuro e misterioso, che nell’immaginario collettivo è chiamato “Il lato oscuro della Luna”.

Stefano Nasetti

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