Commissione Europea propone lo status di persone elettroniche!

In un mondo sempre più popoloso, in cui ormai anche nei Paesi occidentali che si definiscono democratici, i diritti fondamentali e le libertà delle persone vengono sempre più circoscritte o scavalcate, nella Commissione Europea c'è chi pensa ad altro, ritenendo preminente regolamentare il mondo dei robot, ritenendo addirittura necessario riconoscere alle macchine, lo status di PERSONE elettroniche! (link alla notizia)

E' vero, negli ultimi dieci anni, i progressi nel campo della robotica e dello sviluppo dell' intelligenza artificiale hanno fatto passi da gigante. I robot umanoidi (e non solo) pronti a entrare attivamente a far parte del nostro quotidiano, sono innumerevoli e una regolamentazione in merito, dal punto di vista giuridico, va certamente approntata.

Mi chiedo però se è un po' eccessivo equiparare, anche se solo (per il momento) dal punto di vista verbale, le macchine all'essere umano, parlando di persona elettronica. Mi chiedo se questo può essere visto come un primo passo (del resto come sappiamo in questi casi, le cose vengono imposte sempre a piccoli passi, per facilitarne la pubblica accettazione che spesso avviene in modo quasi spontaneo e silente) di un processo di equiparazione anche dal punto di vista legislativo, dell'intelligenza artificiale a quella umana.

Per molti versi è evidente che chi muove le fila del potere mondiale, forse già consideri il resto dell'umanità come una sorta di robot, al momento forse, un pochino indisciplinata rispetto alle sue aspettative. Il processo di omologazione delle persone e di annichilimento del libero pensiero in atto ormai da molti decenni, sembra poter confermare che forse, per queste persone, sarebbe preferibile se non addirittura auspicabile, condividere il pianeta non con altri loro simili ma con un qualcosa più simile ai robot.

Considerato tutto ciò che è emerso e continua a emergere in merito alla crescente integrazione, anche dal punto di vista fisico, tra uomo e nuove tecnologie, sviluppate per potenziare o controllare elettronicamente le sue capacità naturali (microchip, computer indossabili, lenti a contatto collegate alla rete, esoscheletri artificiali, arti artificiali,ecc.) sembra che l'uomo abbia intrapreso un percorso per diventare una nuova specie ibrida, un uomo 2.0 (parlo di ciò che è definito transumanesimo). Mentre l'uomo sembra si stia sempre più robotizando, i progressi nel campo della robotica e dello sviluppo dell'intelligenza artificiale, sembrano indicare che in tale settore si sia intrapreso un percorso inverso, nel quale i robot si stanno invece sempre più umanizzando. Le due strade, pur partendo da due punti diversi, stanno convergendo apparentemente verso uno stesso punto. Mi chiedo dunque: la proposta di conferire ai robot lo status di persone elettroniche è l'inizio di un cammino che terminerà quando tale cammino, s’incrocerà con il cammino che ha intrapreso l'uomo per divenire uomo 2.0? La proposta di conferire ai futuri robot lo status di persona elettronica, serve per accorciare i tempi? Le persone elettroniche saranno in futuro i robot umanoidi come potrebbe sembrare ora, o saranno invece le persone robotizzate? Saremo in grado di tracciare una linea e distinguere le une dalle altre?

D'altro canto ciò che riteniamo ci distingua principalmente dai robot, è che noi siamo esseri biologici mentre i robot sono spesso immaginati come congegni meccanici (in realtà già oggi ci sono esempi di robot biologici), che dalla nostra parte abbiamo l'intelligenza e capacità di valutare le informazioni, prendere decisioni sulla base di quelli che riteniamo essere anche i nostri sentimenti, le nostre sensazioni. Ma è realmente così?

Personalmente ritengo di no, visto che dal punto di vista strettamente biologico, tutto ciò che proviamo a livello di sensazioni, pensieri e sentimenti, è frutto degli impulsi elettrici che provengono dal nostro corpo (dai nostri 5 sensi) e che trovano la loro elaborazione, sublimazione e identificazione nella nostra mente. Solo al termine di questo processo identifichiamo e chiamiamo tali impulsi elettrici sentimenti, pensieri o sensazioni e azioni. Tutto ciò quindi non è altro che il processo di attività elettrica celebrale, proprio come nei robot. Lo è la coscienza cosi come l'incoscienza.

Sul funzionamento dell'attività celebrale, sul limite che separa scienza ed incoscienza e sulle già attuali possibilità di controllo della stessa, ho già parlato in passato in diversi articoli, ma ancora mi chiedo: un giorno la robotica e lo sviluppo dell'intelligenza artificiale daranno origine a robot biologici (già ce ne sono in realtà) di forma umanoide, dei veri e propri replicanti dotati una coscienza artificiale, che finiranno per sostituire l'uomo?

Penso che ognuno di noi abbia sentito dire almeno una volta nella vita, che il nostro corpo è paragonabile ad una macchina. Il nostro corpo è in grado (se pur in una certa misura) di autoripararsi, ma lo sanno fare già oggi anche molti robot. Il nostro corpo può essere riparato da altre persone utilizzando "pezzi di ricambio" (trapianto degli organi), ma già oggi esistono robot progettati e dunque in grado, di riparare altri robot. Noi siamo in grado di riprodurci, ma anche oggi esistono robot (e ne esisteranno ancor più in futuro) in grado di produrre ogni singolo componente di se stessi (esistono ad esempio delle stampanti 3d che sono in grado di stampare tutti i pezzi che le compongono), assemblarli e creare così altri loro simili e quindi in un certo senso autoreplicarsi.

Lo sviluppo dell'AI (Intelligenza Artificiale) ha fatto enormi progressi dall'invenzione della prima macchina automatizzata che, se bene fosse una rudimentale, potremmo considerare il capostipite dei computer e dell'intelligenza artificiale, inventata da Alan Turing nel 1936. Lo stesso Turing negli anni '50 profetizzò un futuro in cui computer pensanti, sarebbero entrati a far parte del nostro quotidiano. Turing, considerato il padre dell'intelligenza artificiale, sosteneva che nel momento in cui una macchina sarebbe riuscita ad ingannarci simulando risposte umane avremmo potuto sostenere che quella macchina stava pensando.

Nel giugno del 2016 è giunta notizia dal Mit (Massachusetts Institute of Technology)che l'Intelligenza Artificiale è riuscita per la terza volta, a superare il test di Turing, quello che determina se il comportamento di una macchina intelligente è indistinguibile da quello umano. Dopo il computer pensante sviluppato nel giugno 2014 a San Pietroburgo e capace di comportarsi come un ragazzino di 13 anni, un altro sistema di intelligenza artificiale aveva superato l'esame scritto nel dicembre 2015 con la produzione di un testo che avrebbe potuto essere prodotto da un umano. Esistono già delle IA, in grado di sostenere una conversazione con un essere umano, fornendo risposte molto simili a quelle che fornirebbe una persona. Queste IA, alcune dotate di un fattezze umanoidi, sebbene ancora imperfette, sono in grado di riconoscere una persona, effettuare una conversazione immagazzinandone i dati essenziali in modo da ricordarli e riutilizzarli qualora in futuro l'AI rincontrasse nuovamente la stessa persona. La cosa non è di poco conto. E' come quando incontriamo una persona alla quale abbiamo raccontato un qualcosa della nostra vita personale, e questa si ricordi della conversazione precedente e ci chieda notizie su quella circostanza!

Pensiamo inoltre ai robot umanoidi già presenti come ad esempio quello di nome Nadine, che dal 30 dicembre 2015, è in servizio come centralinista in una azienda a  Singapore, o come quelli creati da Hiroshi, docente all’Università di Osaka che sono copie quasi indistinguibili dagli esseri umani.

Nel 2015 un robot alto 1 metro e 70 per 80 chili, strutturato in alluminio, lo scorso anno ha vinto il primo premio da 2 milioni di dollari al Darpa Robots Challenge, in California, un concorso promosso dalla Difesa Usa. Il robot androide, interamente progettato e fabbricato artigianalmente dai laboratori del Kaist (Korean Advanced Institute for Science and Technology), istituto di ricerca tecnologica di eccellenza di Daejeon, si chiama Hubo ed è in grado di guidare un'automobile in autonomia, salire e scendere sulle sue gambe, senza essere telecomandato, da scale ma anche macerie e terreni scoscesi e malfermi, ma anche spostarsi su ruote; può rimuovere ostacoli, aprire porte o bocchettoni.

Altre ricerche hanno portato alla creazione di arti robotici o ad altri componenti, in grado non solo di ingannare i nostri occhi, ma anche di fornire ai robot le stesso capacità o peculiarità che fino a qualche tempo fa ritenevamo esclusive dell'umanità. 

Parliamo ad esempio della pelle e del tatto. Nell'ottobre del 2015 sulla rivista Science è stata descritta la pelle artificiale che ha il senso del tatto, la prima che sa trasferire al cervello le percezioni che avverte anche il calore, sviluppata dagli ingegneri della Stanford University. E' flessibile, simile a quella umana ed è dotata di sensori di pressione organici  fatti di nanotubi di carbonio. Quella sviluppata invece in Corea del Sud dai ricercatori dell'Ulsan National Institute of Science and Technology, e descritta sulla rivista Science Advances nel novembre del 2015, può percepire la temperatura, la pressione e perfino i suoni, addirittura meglio del microfono di uno smartphone. Quella descritta sulla rivista Science, che è stata realizzata dal gruppo coordinato da Robert Shepherd, dell'americana Cornell University, in collaborazione con l'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, è invece in grado di allungarsi fino al 500% , percepisce il tatto e la pressione ed è in grado di illuminarsi se il loro contatto con l'uomo non è abbastanza delicato, o mimetizzarsi all'occorrenza, come la pelle del camaleonte. In campo biotecnologico è stata poi creata la prima pelle artificiale completa di ghiandole sebacee e follicoli piliferi in grado di essere impiantata in un organismo vivente (rivista Science Advances, aprile 2016).

Per quanto riguarda altri nostri sensi come gusto e olfatto, esistono da ancora più tempo, dispositivi elettronici in grado di imitarli. Ad esempio quello che imita l'olfatto umano chiamato BOND (Bioelectronic olfactory neuron device) il cui prototipo è stato realizzato nel giugno del 2011 ad opera di un gruppo di ricerca europeo l'Italia partecipa con l'università del Salento, il Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze Fisiche della Materia (Cnism) e il Politecnico di Milano.  Nell'ottobre del 2011 sulla rivista Journal of Agricultural and Food Chemistry è stata descritta la a lingua magnetica, capace di assaggiare gli alimenti per identificare il loro gusto (realizzata da un gruppo di ricerca italiano e danese dell'università Federico II di Napoli e dell'università di Aarhus).

Inutile parlare di vista e udito dove le applicazioni sono già ben più avanzate ed in grado di supplire adeguatamente a vista e udito.

Alla luce di tutto questo, è forse giusto chiedersi già oggi, se c'è realmente differenza tra uomo e robot. Oggi sembrerebbe di sì ma per quanto tempo ancora avremo questa idea?

Tatto, gusto, olfatto, vista e udito, sembravano cose che potevano distinguerci dalle macchine, ora sappiamo che, in un futuro assai prossimo, non sarà più così.

Addirittura in un futuro, grazie anche alla miniaturizzazione dei dispositivi elettronici grazie alle nanotecnologie, le macchine potrebbero diventare più intelligenti di noi, con più capacità di memoria o recupero e utilizzo delle informazioni acquisite, e con i nostri 5 sensi addirittura potenziati, riuscendo ad esempio a vedere lunghezze d'onda della luce (raggi x, infrarossi ultravioletti, ecc) o ascoltare frenquenze audio più ampie delle nostre.

Se così fosse, allora sarebbe giusto equiparare le persone umane a quelle elettroniche, che finirebbero però per avere forse capacità e potenzialità ancora maggiori di quelle umane?

Einstein diceva: "Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma nessuna di essi potrà mai porne uno". Forse Einstein si riferiva alle macchine tradizionali e non immaginava lontanamente il futuro che ci si sta prospettando, oppure aveva talmente chiara la situazione che era riuscito a capire che le macchine non avrebbero avuto necessità di porre alcun problema, dal momento che sarebbero forse state in grado di avere qualunque soluzione.

Sembrano scenari fantascientifici, ma questa realtà è ormai alle porte. Come spesso avviene, l'industria cinematografica riesce ad anticipare il futuro, realizzandone trasposizioni cinematografiche considerate in tutto e per tutto (almeno inizialmente), solo fantascienza. Solo dopo molti anni ci si rende conto di quando invece siano reali. Citare film come L'uomo Bicentenario, Terminator, Blade Runner o Matrix ad esempio, in cui le macchine o i robot, anche di forma umanoide, fanno parte del quotidiano, è fin troppo facile.

Ma anche in ufologia, possiamo trovare dei punti di contatto con questo discorso. Molti di coloro che sostengono di essere entrati in contatto con i cosiddetti alieni grigi, ad esempio, ne parlano come di esseri privi di sentimenti, quasi fossero macchine che eseguono ordini. Del resto volendo esplorare anche solo i corpi celesti a noi più vicini, prima di imbracarci in viaggi interminabili e pericolosi, anche noi abbiamo inviato sonde e robot in avanscoperta, comandati a distanza. Forse una civiltà più evoluta di noi, potrebbe aver utilizzato robot biologici per esplorare la Terra. Forse sono quelli che noi chiamiamo alieni grigi.

Le religioni ci fanno sentire differenti da tutto il resto, robot compresi, dicendo che ciò che ci rende speciale non è il nostro corpo, ma la nostra anima. Ma cos'è poi l'anima? Molti potrebbero rispondere che è sostanzialmente una forma di energia intelligente, energia che come sostengono molte discipline olistiche, è imprigionata nel nostro corpo ma che da esso alla fine si libererà, ricongiungendosi a tutta l'altra energia presente nell'universo (o negli universi), energia universale che molti chiamano Dio. Ma anche i nostri pensieri, come detto sono energia. L'anima che pensiamo sia la cosa che ci renderà sempre differenti dai robot, è solo un'idea frutto di un'illusione della nostra mente?

La domanda potrebbe trovare risposte differenti, perché esistono diverse posizioni su questo tema.

Secondo la teoria abramica e quindi secondo tutte le religioni da essa derivanti, l'anima e la coscienza sono la stessa cosa.

Secondo la teoria dharmica (come ad esempio l'induismo o la filosofia buddista), la coscienza è una delle 10 memorie di cui è composta l'anima. La coscienza muore assieme ad altre 8 memorie. Dopo la morte rimane solo una di queste 10 memorie, (quella atavica), che non è la coscienza.

Infine, secondo la teoria taoica e neopagana, l'anima è una sostanza che si trova in alcune e specifiche cellule del nostro corpo e porta con sé determinate informazioni che non sono quelle della psiche. Secondo quest'ultima visione, la coscienza fa parte della psiche e interagisce con l'anima, pur non essendone parte.

I robot dotati d’intelligenza artificiale, saranno in grado di maturare un loro pensiero autonomo al punto di maturare una sorta di coscienza? Se lo facessero, potremmo dire che hanno anche un'anima artificiale? Saranno un giorno uguali a noi? Saranno veramente persone elettroniche o saremmo noi a diventare

A ciascuno il compito di cercare la propria risposta.

Stefano Nasetti

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