Controllo elettromagnetico dei geni: evoluzione guidata?
Sembrava follia, una fantasia o una suggestione di quelli additati spesso come pseudo scienziati, ricercatori in cerca di fama, autori e scrittori in cerca di soldi, persone poco attendibili dipinte come "poco raccomandabili", truffatori incalliti della credulità popolare come poca o scarsa cultura scientifica alle spalle.
Oltre quindici anni fa, ricercatori d'avanguardia, liberi pensatori raggruppati precedentemente sotto la denominazione comune di sostenitori della teoria del paleocontatto o degli antichi astronauti (teoria anvanzata oltre 40 anni fa), formularono l'ipotesi che l'evoluzione umana fosse controllata da esseri provenienti da altri mondi.
I sostenitori della teoria del paleocontatto che partivano dal presupposto che l'uomo fosse stato creato non da Dio direttamente, ma da manipolazioni genetiche effettuate da extraterrestri su una creatura già presente sul nostro pianeta, notarono che dai dati scientifici e storici, si evidenziava come l'evoluzione e il progresso umano fosse avvenuto non in modo costante e lineare come proponeva la tradizionale teoria evoluzionistica darwiniana, ma a balzi e strattoni improvvisi che evidenziavano enormi cambiamenti tra ciò che c'era prima e dopo.
Secondo tale visione, questi improvvisi balzi evolutivi non erano casuali ma voluti, disposti e forse preordinati secondo un disegno o un progetto, ad opera di entità extraterrestri.
La teoria degli antichi astronauti nasce oltre 40 anni fa, sulle traduzioni degli scritti sumeri fatte da Zacharia Sitchin e dalle interpretazioni dei moltissimi reperti archeologici a volte anacronistici e a volte bizzarri (se si contemplano le tradizionali spiegazioni fornite dalla scienza ufficiale), fatte da Erik Von Daniken.
Tale teoria sebbene abbia da subito avuto una grande popolarità, è stata da sempre vista dalla scienza tradizionale come una teoria campata in aria, senza basi scientifiche, frutto appunto di fantasia, una teoria inventata per far soldi.
Negli ultimi due decenni si sono invece susseguite una serie di scoperte in campo archeologico, antropologico, biologico, astronomico, e tecnologico tali da dimostrare, al di la di ogni ragionevole dubbio, che tale teoria possa avere un fondamento scientifico e, nonostante alcuni possibili o probabili errori interpretativi o di alcune estremizzazioni d’interpretazione, la teoria non è così inverosimile come in un primo momento poteva sembrare.
Come già esposto ampiamente nel mio libro Il Lato Oscuro della Luna, addirittura la teoria degli antichi astronauti sembra avere oggi maggiore attendibilità o essere almeno più verosimile (almeno a parer mio) delle tradizionali e talvolta insensate, spiegazioni ufficiali, spesso piene di dogmi e preconcetti. Tale idea non si basa su una semplice preferenza o suggestione di tipo personale, ma è frutto di un’analisi a mente aperta, fatta tenendo conto di tutta la serie di notizie e dati scientifici provenienti da tradizionali ambienti accademici, pubblicati su autorevoli riviste scientifiche internazionali, che si sono susseguiti negli ultimi anni.
Se oggi sappiamo che, come dimostrano i recenti e innumerevoli ritrovamenti archeologici, quasi certamente la teoria dell'evoluzione darwiniana non può essere applicata all’uomo così com’è, i progressi tecnologici hanno aperto definitivamente il campo a spiegazioni che sembravano azzardate da un punto di vista anche solo della possibilità scientifica.
In particolar modo, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha descritto una nuova tecnica che è stata messa a punto dal gruppo dell'Istituto di Bioscienze dell'Università del Maryland coordinato da William Bentley, e che potrebbe ulteriormente avvalorare l'ipotesi dell'"evoluzione guidata".
I genetisti ritengono che il 95% del DNA sia DNA spazzatura, senza alcuna funzione. Tutti gli studi emersi negli ultimi anni e già descritti nel mio libro, hanno invece dimostrato che tale DNA spazzatura, in realtà potrebbe svolgere funzioni non ancora note. Tali studi e ricerche hanno dimostrato che tratti di DNA possono essere modificati, potenziati o semplicemente attivati, attraverso delle stimolazioni chimiche o addirittura più semplicemente ed in modo non invasivo, attraverso la luce. L'attivazione di geni già presenti, potrebbe conferire capacità all'organismo a cui il DNA fa capo, superiori a quelli degli altri organismi simili.
L'ultima e sopra citata ricerca dell'Istituto di Bioscienze dell'Università del Maryland, ha ulteriormente confermato questa possibilità scientifica e nostra attuale capacità tecnologica, aumentando le possibilità d’interazione volontaria sull'attività dei geni e dunque del DNA, aggiungendo ai metodi chimici e tecnologici per mezzo della luce (fotonica) anche l'interazione attraverso stimoli o impulsi elettromagnetici (da ricordare inoltre che la nostra mente genera campi elettomagnetici......)
Per raggiungere quest’obiettivo il materiale genetico dei batteri oggetto della sperimentazione, è stato modificato in modo da realizzare al loro interno un circuito 'elettrogenetico'. All'interno del circuito i segnali elettromagnetici inviati, attivano una proteina del batterio il cui compito è attivare i geni. In questo modo diventa possibile controllare il modo in cui determinati geni vengono 'risvegliati' e modularne l'attività. Così i batteri possono muoversi nel modo voluto e perfino trasmettere i comandi ricevuti ad altri gruppi di batteri, come un unico circuito.
Per i ricercatori questo risultato è una prova di principio, è cioè la dimostrazione che questa tecnologia è ormai realizzabile, anche se al momento non ci sono ancora applicazioni concrete. In futuro, però, potrebbe essere utilizzata nei sistemi che richiedono una risposta precisa e in tempi molto rapidi, come quelle necessarie alle biotecnologie per produrre batteri dal metabolismo modificato (dunque con delle capacità potenziate o dei batteri più evoluti) in modo da diventare fabbriche di prodotti specifici.
Se tale tecnologia è ora disponibile per noi, se pur in modo abbozzato e primitivo, non appare più così ridicolo e inverosimile ipotizzare che una civiltà più evoluta proveniente da altri mondi, abbia potuto disporre già in passato (e a maggior ragione oggi) di una tecnologia sufficiente per applicare tale controllo genetico sull'uomo.
D'altro canto si può certamente continuare a pensare che l'uomo sia l'unica specie intelligente esistente, ma non senza essere consapevoli che questo pensiero, derivante dalle influenze delle principali religioni monoteiste che vedono l'uomo come l'apice della creazione di Dio, è completamente anacronistico e altamente improbabile, anche a detta di gran parte della comunità scientifica attuale, che ha in atto progetti di ricerca di vita (anche intelligente) extraterrestre, oltre che programmi per viaggi e colonizzazione di pianeti (come quella di Marte del progetto Mars One), progetti per seminare la vita su altri pianeti (Progetto Genesi, ideato dal fisico teorico tedesco Claudius Gros, dell'università Goethe di Francoforte, presentato sulla rivista Astrophysics and Space Science nel settembre 2016) ed esplorazioni spaziali che vanno ben oltre i confini del nostro sistema solare (come il progetto Breakthrough Starshot nato dalle idee di alcuni dei più importanti ricercatori del mondo, tra i quali l'astrofisico Stephen Hawkings, è finanziato dal magnate russo Yuri Milner).
Se l'idea che sembra ora prevalere è quella dell'improbabilità di essere l'unica civiltà evoluta della galassia o dell'universo, al contrario di quanto accadeva solo 10 o 15 anni fa, mi chiedo quanto ancora dovrà passare per far accettare anche l'idea che, come appare probabile dalla moltitudine di reperti archeologici, racconti presenti nei testi sacri o miti antichi, la Terra è stata oggetto di colonizzazione di antichi astronauti provenienti da altri pianeti che hanno probabilmente fatto ciò che noi ci accingiamo a fare nei prossimi decenni, in termini di esplorazione e viaggi spaziali, terraformazione e inseminazione di pianeti, modificazione genetica di altre specie esistenti.
E' possibile senza alcun dubbio chiudere pregiudizialmente gli occhi e continuare a pensare che le tradizionali teorie scientifiche e religiose, piene di dogmi e preconcetti siano esatte, del resto come diceva Einstein "E' più facile spezzare un atomo che un pregiudizio", oppure provare a prendere in considerazione altre possibilità andando a vedere ciò che c'è su Il Lato oscuro della Luna.
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