Un Mini pianeta ... a pezzi che conferma gli scritti sumeri?

Nel numero di aprile 2017, la rivista Monthly Notice of the Royal Astronomical Society ha pubblicato una ricerca effettuata elaborando i dati raccolti dallo strumento X-SHOOTER, spettrografo montato sull’Unità 2 del Very Large Telescope dell’ESO (European Southern Observatory - l'organizzazione europea per le ricerche astronomiche nell'emisfero australe di cui fanno parte 16 Stati membri, insieme con lo Stato ospitante del Cile).

Le osservazioni condotte attraverso il telescopio cileno nel 2016, avevano come obiettivo quello di studiare i cosiddetti asteroidi troiani di Marte. Gli asteroidi troiani sono oggetti che condividono con un corpo celeste più grande (in questo caso il pianeta Marte) la stessa orbita eliocentrica, ma che non collidono con esso perché si trovano in un punto di equilibrio gravitazionale (chiamato punto di Lagrange). In questo punto le forze di attrazione del corpo maggiore (Marte) e del Sole si equivalgono e dunque, tali piccoli asteroidi rimangono come "sospesi" tra i due corpi più grandi.
Come sappiamo Marte, dopo Mercurio Venere e Terra, è l'ultimo dei pianeti "interni" del nostro sistema solare, diviso da Giove e dagli altri pianeti esterni da una fascia di asteroidi, la cui origine per la scienza ufficiale non è ancora stata chiarita.

Dalla fascia di asteroidi però, sono "fuggiti" alcuni corpi più piccoli, che si sono andati a disporre lungo le orbite di Marte e Giove. Sono appunto i corpi troiani.

Quelli associati a Marte sono soltanto 9, mentre Giove con la sua forza attrattiva maggiore, ne ha catturati addirittura 6.000. Quelli di Marte tra l'altro, sono gli unici oggetti troiani nel nostro sistema solare a orbitare attorno ad un pianeta roccioso, ad un pianeta "terrestre".

Sebbene la conoscenza dell'esistenza di questi corpi attorno a Marte sia stata scoperta nei primi anni '90, ormai 25 anni fa quando fu scoperto il primo di essi chiamato Eureka, fino ad oggi gli scienziati non ne avevano ancora definito con certezza l'origine.

Lo studio dei dati provenienti dallo spettrografo X-Shooter ha fornito nuovi elementi che hanno portato i ricercatori a formulare due possibili scenari, che però hanno un comun denominatore.

Il primo, giustifica la presenza della famiglia di Eureka con un’antica collisione asteroidale. I frammenti/relitto di quell’impatto drammatico si sarebbero collocati attorno ad al punto di Lagrange L5, formando il gruppo di troiani. Una seconda teoria assegna ad Eureka il ruolo di capostipite, un corpo asteroidale principale da cui si sarebbero staccati dei frammenti, rimasti imprigionati sulla stessa strada battuta dal progenitore.

Ma qual è il comun denominatore delle due ipotesi e cosa c'entrano i Sumeri?

Il comun denominatore tra questi scenari possibili, sta nella peculiarità, almeno secondo il recente studio, della firma genetica presente in questi oggetti.  I dati raccolti infatti, evidenziano che nei corpi troiani (Eureka compreso) attorno a Marte è presente un minerale silicato chiamato olivina.

 

Questo minerale, presente anche sulla Terra, generalmente si forma a determinate condizioni di temperatura e pressione tra il mantello e la crosta di oggetti molto più grandi. La diffusa presenza in questi oggetti troiani ha fatto supporre ai ricercatori, che questo minerale si sia formato da un singolo oggetto poi andato in pezzi, il che vorrebbe dire che i troiani di Marte sono tutti frammenti di materiale proveniente dal mantello di un antico pianetino andato distrutto durante uno scontro con un altro corpo celeste. La famiglia di Eureka costituirebbe dunque un unicum del Sistema Solare, il cui tratto distintivo sarebbe la presenza di olivina, minerale "spia" di un "patriarca" della mole di un mini pianeta che fa pensare appunto a una “nascita” da un singolo oggetto (forse un pianeta in miniatura) andato in pezzi.

E' proprio in questo punto che entrano in gioco i Sumeri, ma come?

Nelle tavole sumere conosciute come Enuma Elish, è narrata la creazione del nostro sistema solare, della Terra e dell'uomo (ne ho parlato diffusamente nel mio libro e in altri articoli precedenti). In quest’antico racconto sumero, reso celebre nei libri di Sitchin, si narra della creazione del binomio Terra-Luna, dovuto all'impatto tra un proto pianeta chiamato Tiamat che si scontrò con Kingu, una delle lune del pianeta Nibiru, il famoso pianeta dall'orbita ellittica dal quale i sumeri ritenevano provenissero gli Anunnaki, extraterrestri che attraverso una manipolazione genetica, diedero origine all'uomo. Da tale impatto cosmico si generò il binomio Terra-Luna mentre alcuni resti e detriti, sempre secondo gli scritti sumeri tradotti da Sitchin ormai oltre 40 anni fa, sarebbero poi andati a formare la cintura di asteroidi tra Marte e Giove.

Ora sappiamo che alla luce delle ultime scoperte, anche la comunità scientifica ha abbracciato la teoria dell'origine della Terra e della Luna, quale conseguenza di un impatto cosmico. Negli ultimi anni infatti, si sono succedute diverse ricerche accademiche ufficiali che avvalorano questa ipotesi, oggi considerata come spiegazione ufficiale più accreditata, sebbene con alcune differenze rispetto a quanto descritto nel poema Enuma Elish.

Sappiamo poi che, dopo averne negata per decenni anche solo l'ipotetica esistenza, oggi la scienza ufficiale ha accettato la possibilità dell'esistenza di un pianeta (che potrebbe non essere il solo) con un’orbita ellittica, esistente oltre Nettuno, tanto che si stanno compiendo nuovi studi per confermarne l'esistenza dopo che la sua possibile presenza è già stata confermata dai calcoli della variazione delle orbite dei corpi conosciuti più esterni al nostro sistema solare.

Infine, con l'ultima ricerca pubblicata sulla rivista Monthly Notice of the Royal Astronomical Society, oggi scopriamo che probabilmente i resti di una collisione cosmica sono presenti tra Marte e Giove, proprio lì, dove i Sumeri avevano indicato oltre 6.500 anni fa.

Che si vogliano o meno accettare le traduzioni di Sitchin, e al di là delle differenze che ci sono tra quanto narrato nelle tavole sumere e le conoscenze scientifiche odierne in merito alle modalità e ai tempi dell'impatto cosmico, nella durata e nella traiettoria dell'orbita di un 10° pianeta (Nibiru), in merito all'origine della fascia di asteroide, rimane il fatto che queste, che possiamo definire oggi conoscenze scientifiche, erano già di pubblico dominio al tempo dei Sumeri.

A questo punto, ogni persona con la mente aperta e di buon senso, dovrebbe quantomeno porsi la domanda: com’è possibile che delle popolazioni vissute diversi millenni fa, siano a conoscenza, sebbene in modo sommario, di tali avvenimenti e circostanze?

Non appare neanche lontanamente ipotizzabile, almeno stando a quanto ci viene di loro raccontato dalla storia ufficiale, che persone vissute fino a 4000 anni prima di Cristo, possano essersi inventate di sana pianta tutte queste cose e che casualmente, in un solo testo dunque di pura fantasia, ci siano così tanti riferimenti a ciò che realmente oggi stiamo scientificamente scoprendo e verificando.

Sembra assai più probabile che le storie presenti nell'Enuma Elish, storie che riguardano fatti ancora più antichi e che sono state quindi non vissute direttamente da quelle popolazioni ma, come esse stesse dicono, sono state tramandate a loro, forse oralmente prima di essere scritte, non siano altro che confuse memorie o narrazioni di fatti realmente accaduti. Non si può dunque non tenere conto di quanto scritto nell'Enuma Elish, anche riguardo la comparsa dell'uomo sulla Terra. Non si può non considerare le analogie tra i racconti sumeri e quelli di altre antiche civiltà presenti in altri luoghi e tempi sulla Terra. Non si può non considerare le analogie tra i racconti e i miti sumeri e i racconti della bibbia, l'epopea di Gilgamesh e la storia del diluvio di Noè ad esempio.

Comprendo bene che per i tradizionalisti, è difficile accettare che tutto ciò derivi da un possibile contatto extraterrestre avvenuto in passato, tuttavia ciò è scritto anche nella Bibbia. Per onestà intellettuale è doveroso prendere in considerazione tali evidenze. Ciò non significa che quanto scritto nelle tavole sumere o nei miti e leggende dei popoli antichi corrisponda esattamente alla verità, sia ben chiaro. Ignorare però tutto questo è sbagliato così quanto pensare invece che sia tutta fantasia. La storia ci insegna che la scienza spesso si è dovuta smentire e ammettere di aver commesso degli errori non vuol dire essere necessariamente in malafede. Lo si è quando invece si rimane della stessa opinione, conservando e proteggendo le teorie tradizionali, anche di fronte a nuovi e concreti elementi, provenienti da fonti autorevoli, come in questi casi.

Chiunque continui a ricondurre tutto ciò a semplici casualità, sminuisca i racconti sumeri declassandoli a semplici miti rifiutandosi aprioristicamente di valutare almeno la possibile presenza di elementi concreti, chiude se stesso in un mondo virtuale, figlio dell'indottrinamento teologico e degli interessi economici e scientifici dell'uomo, un mondo in cui non è importante conoscere la verità ma soltanto definirne una di comodo.

Per tutti coloro che invece hanno la mente aperta e sono disponibili a valutare la possibilità della verità, alla ricerca di un mondo che possa definirsi il più possibile reale, l'invito è quello di non smettere di porsi domande e di continuare a cercare e pretendere sempre risposte logiche e coerenti, cercando di farsi una propria idea valutando autonomamente quante più informazioni possibili.

Non posso insegnare nulla a nessuno, posso solo cercare di farli riflettere (Socrate.)

Stefano Nasetti

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