Ora anche la NASA indaga sugli UFO (anzi UAP) ed è certa che ci saranno “futuri incidenti UAP”.
Era passato in sordina l’incarico che nel 2022, la Nasa aveva conferito a sedici esperti per una loro valutazione sui fenomeni Uap, ovvero gli Unidentified Anomalous Phenomena – fenomeni aerei non identificati- per i quali il già dipartimento della difesa americana aveva istituito una nel 2020 per provare a comprenderne la natura a seguito della divulgazione dei video registrati dalla marina statunitense di cui ho già parlato (clicca qui).
Il 14 settembre scorso (2023) è stato pubblicato il rapporto consegnato dagli autori che finora erano rimasti anonimi.
Dal sito ufficiale Nasa si legge “La NASA ha commissionato lo studio indipendente per capire meglio come l’agenzia possa contribuire agli sforzi del Governo in corso per promuovere le osservazioni di studio degli eventi nel cielo che non possono essere identificati come palloncini, aerei o fenomeni naturali noti da una prospettiva scientifica”.
Ora anche la NASA quindi, dichiara ufficialmente di interessarsi al fenomeno. Solo una moda del momento?
È molto interessante notare l’utilizzo delle parole che la NASA ha utilizzato nel presentare il documento, parlando addirittura di “promuovere le osservazioni di studio degli eventi nel cielo che non possono essere identificati…”. Il passo in avanti, anche se apparentemente impalpabile, è enorme.
Siamo passati dalla negazione totale del fenomeno UFO (anche se qui si parla di UAP, che sembra un acronimo simile ma presenta delle differenze…) non solo all’ammissione implicita che qualcosa di strano c’è, ma addirittura se ne vuole “promuovere l’osservazione” da un punto di vista scientifico. “Era ora!” esclamerà qualcuno, ma chi si occupa di ufologia in modo serio, non si fa certo abbindolare dalle parole, che come ormai dovremmo sapere tutti, in queste circostanze non sono mai utilizzate a caso, così come con l’odierna “uscita” della Nasa.
L’intervento della Nasa arriva infatti, all’indomani della dichiarazione del Dipartimento di Difesa statunitense che ha istituito un sito internet di pubblico accesso per la divulgazione dei documenti e delle informazioni sugli UAP (31 agosto 2023), a cui a fatto seguito meno di una settimana dopo (il 6 settembre 2023) la notizia dell’esposizione di alcuni presunti corpi alieni al Parlamento messicano (benché l’importanza di quest’ultimo evento sia da ricercarsi esclusivamente per l’eco mediatico che ha avuto nelle testate mainstream, anch’esse da sempre negazioniste del fenomeno UFO).
Il tutto quindi non sembra casuale ancor più che la stessa Nasa non si è limitata alla mera pubblicazione del rapporto ma, nel far riferimento a quanto già disposto dal dipartimento delle Difesa Americano, ha sottolineto l’importanza della sua precisa volontà di studiare il fenomeno e contribuire allo sforzo unificato del Governo Federale per lo studio dei Uap, ed ha nominato Mark McInerney direttore della ricerca UAP per l’agenzia.
Il nome di McInerney non è un nome qualsiasi. Mc Inerney ha lavorato già per Nasa svolgendo il ruolo di contatto proprio con il Dipartimento della Difesa per UAP. Ora, la nomina a direttore della ricerca UAP prevede la centralizzazione delle comunicazioni, di tutte le risorse e delle capacità di analisi dei dati sotto la sua responsabilità.
Lo scopo è quello di mettere a fattor comune l’enorme quantità di dati utilizzando apparecchiature altamente calibrate e convalidate da una varietà di ambienti e domini in tutta la Terra. Sfrutterà anche l’esperienza della NASA in strumenti di intelligenza artificiale, apprendimento automatico e osservazione spaziale per supportare e migliorare la più ampia iniziativa governativa sull’UAP
Insomma, la Nasa adotterà un approccio di scienza rigorosa anche per i UAP, ovvero quelli che nella terminologia comune chiamiamo UFO. Ma perché usare la parola UAP e non quella di UFO?
La questione ha una valenza comunicativo-cognitiva. Come detto tutti gli apparati pubblici statunitensi (e non solo) benché abbiano finanziato (e finanzino) ancora oggi studi sugli UFO, tali studi si sono sempre conclusi con la negazione del fenomeno o con il ridimensionamento dello stesso, identificandolo con “spiegabili” sebbene bizzarri fenomeni atmosferici, fantasia dei testimoni o ignorando tutti i casi in cui le evidenze erano ben più tangibili e innegabili.
La negazione che va avanti da oltre ’80 anni, non può essere cancellata di colpo senza alcuno strascico di predita di credibilità presso l’opinione pubblica. Il cambio di acronimo da UFO a UAP ha quindi la funzione anche di facilitare la probabile o possibile prossima conclusione degli “studi” in corso, con una ammissione e non più una negazione, mitigando la perdita di credibilità?
Un altro motivo del cambio di acronimo, a mio modo di vedere, risiede nel fatto che l’Oggetto Volante Non Identificato (in italiano OVNI) suggerisce qualcosa di ben più concreto rispetto al Fenomeno Aereo Non Identificato (in inglese UAP). La parola “Oggetto” indica qualcosa di consistente e tangibile rispetto l’etereo e quasi impalpabile “Fenomeno Aereo”.
Non è certo un caso che il cambio di acronimo è stato fatto in occasione della divulgazione dei filmati ripresi dalla Marina statunitense, che ha definito quanto ripreso come veicoli trans mediali. Più che i classici dischi volanti avvistati, filmati e fotografati (e talvolta anche toccati) a cui eravamo abituati, sempre descritti, sebbene con forme diverse, sempre come oggetti solidi, i nuovi UAP sembrano essere masse energetiche, forse eteree, che solo “abitudine cognitiva umana”, per facilitarne la comprensione, non avendo familiarità con certi fenomeni, sono stati ricondotti ad una possibile ma solo apparente forma solida. Infatti gli UAP trasmediali, sembrano non rispondere alle leggi della fisica classiche, sembrano non avere massa e sembrano poter attraversare la materia proprio come farebbe un fascio di energia.
Chiaramente se si volesse simulare un avvistamento, mentre sarebbe più complesso riprodurne uno di un oggetto solido capace di manovre aerodinamicamente impossibili per la comune ingegneria aeronautica, più facile sarebbe simulare un avvistamento di un oggetto etereo, attraverso la tecnologia degli ologrammi.
Come sosteneva la scrittrice Agatha Christie, “"Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Di cosa? Della possibile prossima attuazione del progetto Blue Beam?
Certamente è molto curiosa questa triplice, rapida e consecutiva discussione presso organi Governativi e mainstraem dopo decenni di sberleffi, risatine negazione di un fenomeno reale. In appena 15 giorni, tra il 31 agosto e il 14 settembre 2023, la narrazione ufficiale sugli UFO sembra esser cambiata completamente, addirittura quasi ribaltandosi! Dite che esagero?!
Forse no! In occasione della presentazione del rapporto in questione, infatti, la NASA ha affermato “che farà anche avanzare la segnalazione dei cittadini impegnandosi con i piloti pubblici e commerciali - (prima invece scoraggiato, addirittura con rischi di interruzione di carriera NDR - per costruire un set di dati UAP più ampio e affidabile da utilizzare per identificare i futuri incidenti UAP e destigmatizzare lo studio di UAP”.
“Destigmatizzare?!?!?” Sembra quasi che la stigmatizzazione del fenomeno fino ad ora sia stata fatta da soggetti diversi da Nasa, Governi, forze armate, che ora interverranno per ripristinare la corretta percezione del reale, finora negazionista e distorta dei comuni e stolti cittadini.
Tutto sa molto di manipolazione mediatitica
“I dati sono la linfa vitale fondamentale necessaria per far progredire l’esplorazione scientifica e ringraziamo i membri del team di studio indipendenti per aver dato alla NASA la loro esperienza per identificare quali dati disponibili sono possibili per comprendere la natura e l’origine del futuro UAP”, ha detto Nicola Fox, amministratore associato, Science Mission Directorate presso la sede della NASA a Washington. “Il direttore di UAP Research è un’aggiunta fondamentale al team della NASA e fornirà leadership, guida e coordinamento operativo per l’agenzia e il governo federale da utilizzare come gasdotto per aiutare a identificare l’apparentemente non identificabile”.
”L’uso di dati non classificati era essenziale per la ricerca dei fatti e la collaborazione aperta del nostro team” – dichiarato David Spergel, presidente della Fondazione Simons e presidente del team di studio indipendente UAP incaricato dalla NASA che ha redatto il rapporto.
Dulcis in fundo, la chicca finale: “Il team – ha continuato - ha scritto il rapporto in collaborazione con i pilastri della NASA di trasparenza, apertura e integrità scientifica per aiutare l’agenzia a far luce sulla natura dei futuri incidenti UAP. Abbiamo scoperto che la NASA può aiutare lo sforzo UAP di tutto il governo attraverso la calibrazione sistematica dei dati, misurazioni multiple e la garanzia di metadati del sensore per creare un set di dati affidabile ed esteso per il futuro studio UAP”.
Per la commissione “indipendente” incaricata, per il Governo e per la NASA quindi, c’è già la certezza, visto che non è stata utilizzata una formula possibilista, che ci saranno “futuri incidenti UAP”.
Buono a sapersi! Rimarremo con gli occhi aperti, come sempre del resto, non solo scrutando il cielo, ma anche per evitare che qualcuno approfitti di una realtà ineluttabile, per trarne potere e soggiogare la popolazione.