È scomparso Frank Drake

A 92 anni, se ne va uno dei personaggi che non è certamente esagerato “leggendari”, su questo sono unanimi, per motivi diversi, ammiratori e detrattori.

Nato il 28 maggio 1930 a Chicago, Drake si è spento il 2 settembre per cause naturali nella sua casa di Aptos, in California. Per oltre 60 anni, a partire dal progetto Ozma del 1960 (ne ho parlato in quest’articolo dell’agosto del 2020), che puntava alla ricerca di segnali radio artificiali provenienti da pianeti alieni, ha cercato risposte alla domanda forse più importante dopo quella riguardante l’origine dell’umanità, e cioè: “Siamo soli nell’universo?”.

I suoi studi e le sue ricerche che hanno poi dato origine al progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), erano appunto partite proprio dal progetto Ozma, con un budget di appena duemila dollari.

Nonostante il progetto non sia riuscito, almeno fino ad oggi, a rispondere alla domanda, il lascito di Frank Drake va ben oltre il risultato scientifico.

In un’epoca in cui purtroppo il sottore scientifico non è rimasto esente dai mali che affliggono la società moderna (leggi gli articoli pubblicati su questo sito qui, qui e qui) o il capitolo interamente dedicato all’argomento nel libro “Fact Checking la realtà dei fatti, la forza delle idee”, e in cui gli interessi personali e l’adesione incondizionata al pensiero dominante hanno preso il sopravvento sui valori etici, morali e umani, Frank Drake ha dimostrato, in tutta la sua vita, di non avere paura di mettersi in gioco e di rischiare la propria reputazione e la propria carriera pur di trovare risposte reali e veritiere, basate sui fatti oggettivi e non sulle teorie, sui compromessi e gli interessi personali appunto.

Ripercorrendo la storia della scienza e la vita di Drake, solo oggi forse in molti si potranno rendere conto di quanto i primi lavori dell’astronomo statunitense fossero al contempo rischiosi e rivoluzionari, in un momento storico in cui parlare di vita intelligente extraterrestre era considerato segno di follia, inattendibilità e scarsa professionalità scientifica.

Solo nel 1995, intatti, con la scoperta del primo pianeta extrasolare, il progetto SETI e gli studi di Drake hanno cominciato ad essere seriamente presi in considerazione dalla comunità scientifica.

Raccontava di aver considerato la possibilità dell'esistenza della vita su altri pianeti già dall’età di otto anni, ma non discusse quest'idea con la sua famiglia o gli insegnanti a causa delle prevalenti ideologie religiose. Affascinato dalla possibilità che al di fuori della Terra potessero esistere civiltà intelligenti, fu proprio questa idea, una volta adulto, a spingerlo a studiare astronomia alla Cornell University, prima e ad Harvard poi. Dopo la laurea cominciò a lavorare nell’osservatorio Nrao (National Radio Astronomy Observatory) a Green Bank e in seguito nel Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa. 

Durante queste collaborazioni, negli anni ’70 del secolo scorso, i suoi studi e le sue idee spinsero perfino l’agenzia spaziale statunitense a compiere, da lì in avanti fino ai giorni d’oggi (leggi il mio articolo sugli studi circa il linguaggio alieno, pubblicato sulla rivista UFO International Magazine) piccoli passi verso un contatto extraterrestre, con l’invio dei famosi i messaggi (leggi qui) che, negli anni, sono stati lanciati nello spazio, nella speranza che fossero raccolti.

Uno dei più celebri è, senza alcun dubbio, quello inciso sulla placca dorata affidata alla sonda Pioneer 11, lanciata nel 1973, che rappresenta una placca dorata, l’immagine di un uomo e una donna, le informazioni sulla Terra e la sua posizione nella Via Lattea, placca inviata assieme ad un'altra forma di contatto incisa sul Voyager Golden Record inviato invece con sonda Voyager (leggi qui). Un altro messaggio famoso di cui Drake fu autore in collaborazione con l’astronomo e scrittore di fantascienza Carl Sagan, è quello di Arecibo in Costarica (leggi qui), per quasi sessant’anni il radiotelescopio più grande del mondo.

Il messaggio fu inviato il 16 novembre 1974 con la più potente trasmissione di raggi mai inviata nello spazio profondo per quell'epoca, verso l'ammasso di stelle M13 nella costellazione di Ercole. Lungo 3 minuti, era in codice binario, una combinazione di 1 e 0 che dette vita a un disegno che conteneva le coordinate del Sistema Solare e informazioni sugli esseri umani, come la struttura del Dna, i numeri atomici degli elementi che lo costituiscono, i numeri decimali e l'altezza media di un uomo. Ora studenti e ricercatori sono al lavoro su quel messaggio per attualizzarlo e aggiornarlo, ma forse il messaggio ha già ricevuto una risposta  (leggi il mio articolo qui apparso anche sulla rivista UFO International Magazine).

Ma, tra le tante, la cosa che ha reso Drake “leggendario” c’è certamente la formulazione della famosa equazione di Drake, l’equazione messa appunto dall’astronomo statunitense per stimare le possibili civiltà extraterrestri.

Se negli ultimi anni l’Equazione di Drake ha trovato “nuova vita”, un po’ dovuta all’aggiornamento dei parametri contenuti nell’equazione (numero di pianeti e lune scoperti, numero di quelli potenzialmente abitabili, condizioni basilari per lo sviluppo della vita, ecc.) un po’ con dei correttivi proposti ad esempio dall’astronomo italiano Claudio Maccone (leggi il mio articolo dedicato al contributo italiano al progetto SETI, pubblicato anche dalla rivista UFO International Magazine).

E se per i sostenitori del pensiero unico e dello status quo, che ancora pochi giorni fa annunciavano la morte di Drake definendolo “leggendario” anche un po’ a mo’ di scherno, poiché continuano tuttora a negare qualsiasi possibilità di un contatto con la vita extraterrestre (idea che invece, come detto, ha ispirato e condotto tutta la vita di Frank Drake), per chi come lui contempla questa possibilità o addirittura realtà, quell’aggettivo accostato al nome dell’astronomo statunitense, è più che legittimo e meritato, un uomo intellettualmente libero e da imitare. Drake sarà per sempre una leggenda della ricerca di vita extraterrestre e un esempio per ogni essere umano che vorrà continuare, in questi tempi difficili a utilizzare la propria intelligenza, rinunciando alla comoda e quasi imposta adesione al pensiero unico e/o dominante, in ogni campo della vita.

Drake è stato a suo modo e nel suo tempo, un disobbediente. Come diceva Erich Fromm “L’atto di disubbidienza, in quanto atto di libertà, è l’inizio della ragione” e il libero pensiero è necessario per il progresso dell’umanità, aggiungo io. Per essere realmente liberi si deve aver innanzitutto il coraggio di esternare i propri pensieri e agire in coerenza ad essi e Drake lo ha fatto. Addio Frank!

Stefano Nasetti

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