Pianeta X? No, ormai si chiama Pianeta 9

Da un paio di decenni circa, la scienza ufficiale ha compreso che i pianeti del nostro sistema solare potrebbero essere in numero maggiore di quanto si pensasse.

Nel corso degli ultimi trent’anni infatti, con la messa in orbita di nuovi telescopi spaziali e altri satelliti in grado di rilevare, con sempre maggiore precisione, le orbite dei corpi celesti del nostro sistema solare, hanno evidenziato la presenza di numerose anomalie.

Le anomalie scoperte, che riguardano sia i corpi celesti maggiori (pianeti) e sia i minori (le loro lune e gli altri asteroidi), fin da subito rimanevano senza spiegazione. Così, col passare degli anni, ha cominciato a farsi strada all’interno della comunità scientifica, l’ipotesi che potesse esistere un ulteriore pianeta oltre ai 9 canonici da tutti conosciuti che con la sua enorme massa e forza gravitazionale, potesse perturbare l’orbita degli altri corpi, Sole compreso.

Oltre a Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno (già conosciuti fin dall’antichità), e dopo Urano (scoperto da William Herschel nel 1781), Nettuno (scoperto nel 1846), e Plutone (scoperto nel 1915 da Percival Lowell, nonostante viene comunemente ed erroneamente attribuita Clyde Tombaugh nel 1930) si è quindi pensato che esistesse, oltre la fascia di Kuiper (la fascia di asteroidi che si trova subito dopo Plutone) un altro grande pianeta.

Questo fantomatico e ipotetico pianeta fu chiamato genericamente “Pianeta X”, sia perché la “X” vuole richiamare un mistero ancora privo di nome, sia perché, in numeri romani la “X” significa 10, l’eventuale numero che gli sarebbe stato assegnato continuando la numerazione, contando i pianeti partendo dal Sole.

Ma perché l’ho definito “fantomatico”? Perché di questo pianeta se ne parla da moltissimo tempo. Già lo stesso Percival Lowell, scoprì Plutone mentre cercava questo pianeta oltre l’orbita di Nettuno, perché già da allora, in molti scritti antichi si parlava dell’esistenza di tale corpo celeste.

Il grande pubblico è venuto a conoscenza della possibile esistenza del pianeta X, a meta degli anni’70 circa, quando il compianto scrittore e traduttore di lingue accadiche Zacharia Sitchin, lo menziono più volte nei suoi libri, indicandolo come “Il pianeta degli Dei” o (come il titolo italiano di uno dei suoi libri) “il decimo Pianeta” o con il nome di Nibiru. Tuttavia la comunità scientifica ufficiale, non ha mai preso in considerazione le informazioni contenute nei libri di Sitchin, nonostante molte di queste si siano poi rivelate reali, solo in tempi recenti e non potevano essere in alcun modo ipotizzate al momento della pubblicazione dei libri. Un esempio è quello dell’origine del binomio Terra-Luna, originato dall’impatto di un proto pianeta con un altro, proprio come Sitchin sosteneva traendo questa conoscenza nientemeno che da alcune tavole sumere. Una cosa inaccettabile per la scienza! Come poteva una popolazione così antica, avere delle conoscenze astronomiche così avanzate?

La risposta contenuta negli stessi libri di Sitchin, che poi non è altro che la teoria degli antichi astronauti, non poteva essere accettata in alcun modo. Se solo oggi si è cominciata ad accettare pubblicamente la possibilità dell’esistenza di vita aliena, rimane ancora un tabù, l’argomento contatto extraterrestre con civiltà intelligenti, nonostante qualcosa si muova anche in questo senso. Scartando a priori la spiegazione riguardo l’origine di queste informazioni, e declassando quindi a fantasia le storie raccontate da Sitchin, anche le informazioni stesse sono state derise e mai prese seriamente in considerazione. Ma col tempo le cose sono cominciate a cambiare.

Ho già parlato più volte su questo blog (e ancor prima nel mio primo saggio) di questa storia e di tutte le scoperte astronomiche intervenute in merito in questi ultimi vent’anni, evidenziando come, col passare del tempo, la comunità scientifica si è accorta, come accennato nell’incipit di quest’articolo, che qualcosa di strano oltre l’orbita di Nettuno, effettivamente deve esserci.

Ormai però, solo pronunciare “il pianeta X” era diventato sinonimo di poca serietà, dunque come potevano gli astronomi lavorare su questa possibilità senza vedere compromessa la propria reputazione?

L’occasione è sorta nei primi anni duemila, quando la scoperta di corpi celesti minori, ha fornito un assist importante alla comunità scientifica. Era già stato scoperto Cerere (nel 1801) considerato una sorta di grande asteroide sferoidale, ma nel giro di pochi anni l’elenco degli oggetti “anomali” si è allungato con Eris (nel 2003), Haumea (nel 2005), Makemake (nel 2005). Tutti erano delle dimensioni simili a Plutone che era considerato un pianeta. Sorse dunque l’esigenza di uniformare la considerazione dei vari corpi celesti. Durante l’assemblea dell'Unione Astronomica Internazionale del 24 agosto 2006, fra molte discussioni e polemiche, ufficialmente per evitare che “l’elenco dei pianeti del nostro sistema solare diventasse troppo lungo da poter essere ricordato dagli studenti e dalle persone” fu introdotto ufficialmente il termine pianeta nano.

Così, Plutone fu “declassato” a pianeta nano, al pari dei citati Eris, Haumea, Makemake e assieme al “promosso” Cerere. I pianeti del nostro sistema solare, dopo quasi 100 anni, tornavano ad essere 8 e non più 9.

Va da se, che da quel momento, si poteva finalmente evitare di parlare del “Pianeta X” nel considerare ufficialmente la possibilità che esistesse un altro pianeta trans nettuniano, così come diceva Sitchin (e probabilmente i Sumeri). Ciò ha consentito quindi, alla comunità scientifica di uscirne “pulita” agli occhi dell’opinione pubblica.

Infatti, ancora oggi, si potrebbe sostenere (se non si conosce bene l’argomento) che la “scienza” (quella che oggi è indicata spesso con “h” finale) ha avuto sempre ragione: il pianeta X non esiste!

Poco importa che oggi se ne contempla ufficialmente e “scientificamente” l’esistenza, e che sempre più studi sembrino effettivamente confermarla, nelle dimensioni e nei movimenti simili a quelli descritti da Sitchin per Nibiru, con il nuovo nome. Un abile gioco di prestigio comunicativo!

Così, lentamente negli ultimi dieci anni, il termine “Pianeta X” è stato lentamente abbandonato dalla comunità scientifica ufficiale, che l’ha “rinominato” e “rinumerato” alla luce del declassamento di Plutone, come “Pianeta 9”. Una bellissima operazione di “marketing scientifico” che ha dato modo a tutti i “sacerdoti della scienzah” (perché vivono la scienza come un qualcosa di fideistico e in cui le teorie ufficiali non possono essere messe in discussione, perché si lederebbe lo status quo) di uscire indenni da decenni di preconcetto atteggiamento di scherno e ilarità, nei confronti di tutti quei ricercatori, scrittori e sostenitori della narrazione sumero-accadica resa famosa da Sitchin. Mentre questi ultimi continuano a essere considerati “ignoranti scientifici”, anche se sembra proprio avessero ragione (almeno in parte), i “sacerdoti scientifici” si vantano ora delle nuove scoperte operate solo grazie alla loro “vera scienzah”, fatta di indagini spinte da curiosità di capire senza preconcetti...

Su questo blog avevo seguito l’evoluzione e la moltiplicazione di questi studi, fino al 2019, quando poi, visto il moltiplicarsi a dismisura del numero delle pubblicazioni scientifiche a riguardo che alla fine continuavano ad evidenziare la presenza di questo corpo celeste senza però poterne fornire la prova inconfutabile, ho deciso di non parlarne più fino al punto di svolta.

Nonostante la prova definitiva riguardo l’esistenza del pineta X (ora pianeta 9) non sia ancora arrivata, solo negli ultimi due mesi (settembre, ottobre 2023), la rivista Astronomical Journal ha pubblicato almeno un paio di studi che ancora confermano l’ipotetica presenza senza aggiungere nuove informazioni. A differenza degli studi precedenti però, tutti nuovi articoli ormai utilizzano in modo univoco il nome di “Pianeta 9” senza mai parlare di pianeta X o dieci.

Mi è quindi sembrato che fosse arrivato il momento di far notare la citata “operazione di marketing scientifico” che è stata messa in atto e che, a fatto compiuto, ormai non può più essere negata, se non cancellando le centinaia di studi precedenti che riportavano la “scientificamente poco ortodossa” nomenclatura di Pianeta X o Pianeta Dieci. 

Potrebbe sembrare un insignificante dettaglio, ma non lo è. Sebbene su diversi portali sia iniziata da tempo l’ormai tradizionale “campagna di pulizia” dei vecchi articoli per rimuovere le evidenze o per “negarle o nasconderle”, affermando ad esempio che la “X” non fosse mai stata utilizzata per indicare il numero 10, chi ha avuto la costanza di conservare gli studi e gli articoli pubblicati a riguardo, non può che confermare l’operazione di maquillage che ha riguardato questo tema e che rappresenta solo, una delle tante che vengono fatte dalla comunità scientifica a protezione di fama e prestigio delle “superstar scientifiche” e per il mantenimento dello status quo, ennesima prova dei mali che affliggono la scienza.

Stefano Nasetti

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